Valeva più la partita contro la Real Sociedad, decisiva per il primo posto del girone in Champions, che significa un sorteggio favorevole e di fatto la strada spianata (almeno) fino ai quarti di finale. Oppure quella contro la Lazio, sfida difficile per carità ma come ce ne sono tante e soprattutto ce ne saranno altre ventidue in un campionato ancora lunghissimo e tutto da giocare? Chiunque avrebbe risposto la prima, perché è oggettivamente così. Tranne Inzaghi.
Se l’Inter davvero ha deciso di sacrificare l’Europa allo scudetto, il campo domenica ha dato ragione a Inzaghi. Ha vinto ancora e la Juve a Genoa no, ha allungato in una giornata teoricamente sfavorevole. Anche e forse soprattutto grazie alle scelte che tanto avevano fatto discutere e anche storcere il naso ai tifosi qualche giorno fa, ma sono chiarissime, riavvolgendo il nastro col senno di poi anche al debutto europeo a San Sebastian e poi a tutti gli impegni di coppa. È vero, non c’è la controprova che schierando la coppia Lautaro-Thuram e vincendo anche contro i baschi, i nerazzurri non avrebbero rivinto pure all’Olimpico. Ma bisogna stare ai fatti e indubbiamente la squadra è apparsa fresca e riposata, nelle gambe e anche nella testa, abbastanza per passare agevolmente su uno dei campi più difficili della Serie A, contro una Lazio ridotta ai minimi termini ma che comunque per almeno un’ora ha offerto una prestazione discreta.
La fuga dell’Inter è davvero mini, quattro punti non sono nulla a questo punto della stagione. Eppure questa giornata segna comunque uno spartiacque. Perché i nerazzurri sono riusciti a scrollarsi di dosso la Juve, col distacco di almeno una partita (quello che in gergo rugbistico si chiama “break”). E perché anche a livello psicologico dal prossimo turno toccherà agli avversari inseguire: nelle ultime giornate l’Inter aveva sempre giocato col peso di dover rispondere alla vittoria bianconera, adesso la pressione di non poter sbagliare passa su Allegri. Con un calendario che per altro spiana e sorride ai nerazzurri, almeno fino a fine gennaio. E alla ripresa della Champions, quando il doppio impegno potrebbe tornare a favorire i bianconeri.
L’obiettivo dell’Inter, che fin qui sta viaggiando alla media del Napoli di Spalletti, è allungare ancora, scavare una distanza di sicurezza per potersi poi concentrare sugli ottavi di Champions. Ma anche se ciò non dovesse accadere, il messaggio è chiaro: prima il campionato, poi l’Europa. Non significa essere rinunciatari ma solo pragmatici: il primo è un obiettivo realistico, il secondo no. L’indicazione del resto l’ha data indirettamente già la società, col mercato estivo: se avesse almeno un attaccante di riserva decente, Inzaghi avrebbe anche potuto provare a giocare alla pari su due tavoli, ma con i soli Lautaro e Thuram davanti è praticamente impossibile. Qualcosa bisogna lasciare per forza per strada. Inzaghi ha fatto la sua scelta. Lo deve alla piazza ma soprattutto a sé stesso, alla sua carriera. Il primo anno si è preso i complimenti per il bel gioco. Il secondo per l’incredibile cavalcata in Europa. Al terzo è il momento di vincere. Lo scudetto.