Ad appena 13 giorni dallo sciopero del 5 dicembre scorso, i medici incrociano nuovamente le braccia: “Per difendere la sanità pubblica universalistica e fermare il saccheggio in atto ai danni del Sistema sanitario nazionale“. Una protesta di 24 ore, a partire dalla mezzanotte di lunedì 18 dicembre, per ribadire l’opposizione dei camici bianchi alla legge di Bilancio del governo Meloni. Una manovra con la quale, secondo i sindacati, è stata superata la soglia di sopportazione. Le risorse per la sanità pubblica sono sempre meno, al contrario di quelle per la sanità privata. E questo definanziamento, oltre a essere responsabile del peggioramento progressivo delle condizioni di lavoro dei professionisti del Ssn, rende sempre più difficile assicurare a tutti cittadini, indipendentemente dalle condizioni economiche, standard di cura appropriati. La mobilitazione – proclamata da Aaroi-Emac, Fassid, Fvm e Cisl Medici – potrebbe causare l’annullamento di circa 25mila interventi chirurgici programmati. Secondo gli organizzatori, l’extrema ratio dello sciopero, con i disagi che creerà alla popolazione, è necessaria per mandare un segnale forte: di questo passo non sarà più possibile salvaguardare la dignità delle persone più fragili e ostacolare il dramma della povertà sanitaria.
“Il 18 dicembre protesteremo contro una manovra iniqua e inaccettabile, ma sarà solo la prova generale per iniziative future molto più incisive”, spiega a ilfattoquotidiano.it Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac. Per il sindacato degli anestesisti rianimatori ospedalieri, la maggioranza approverà la legge di Bilancio senza ulteriori emendamenti. Non c’è alcun segnale, infatti, che possa far presagire un’inversione di rotta. “Nessuna delle promesse che ci erano state fatte sono state poi mantenute – prosegue Vergallo -. Ed è per questo che ci stiamo preparando a continuare la mobilitazione anche a gennaio. Raddoppieremo la durata della protesta a 48 ore e faremo due giorni consecutivi di sciopero”. Per i rappresentanti dei lavoratori, le criticità presenti nella legge di Bilancio sono molte. In primo luogo, il mantenimento del tetto alle assunzioni di nuovo personale, che impone ai dipendenti del Ssn di sopportare carichi di lavoro insostenibili e che costringe le aziende a ricorrere ai costosi medici gettonisti delle cooperative private per garantire i servizi. Ma anche l’assenza di misure per la stabilizzazione dei precari, il sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale e la mancanza di risorse per il prossimo contratto collettivo. Tutto questo, commentano le sigle, testimonia la mancanza di volontà di invertire il trend e di ridurre la fuga dal pubblico, ormai spogliato del suo patrimonio economico e professionale a vantaggio del profitto dei grandi gruppi privati.
“La cosa veramente scandalosa non è tanto la remunerazione molto più alta del collega libero professionista che lavora nel pubblico attraverso la cooperativa, ma il pizzo che questi gruppi privati intascano sulle prestazioni. Parliamo almeno del 15% dell’introito complessivo – commenta Vergallo -. Una delle cooperative che stiamo attenzionando annovera circa 500 colleghi che lavorano minimo 1500 ore all’anno, con una remunerazione oraria che va dai 120 ai 130 euro l’ora. Si tratta di almeno 100 milioni di euro per una singola cooperativa, di cui 20 milioni vengono intascati da una manciata di persone che si occupano solo di gestire la turnistica. Dobbiamo bloccare questi processi e impedire che la sanità pubblica continui a essere una mangiatoia per il lucro dei gruppi privati. Dobbiamo reclamare il diritto alla salute della popolazione di questo Paese”, sottolinea.
Quello del 18 dicembre sarà solo l’ultimo degli eventi di protesta organizzati negli ultimi mesi dai dipendenti del Ssn. La suddivisione in più date è stata una modalità concordata tra tutte le sigle sindacali del mondo sanitario per dare la massima forza possibile alla mobilitazione. Lo sciopero coinvolgerà le prestazioni anestesiologiche, con la conseguente paralisi delle sale operatorie, i percorsi pre-chirurgici, gli ambulatori di terapia del dolore e di tutte le consulenze differibili. Inoltre, è previsto il blocco delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, della diagnostica di laboratorio, delle prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili e nei centri di salute mentale. Ma anche delle prestazioni farmaceutiche, sia in ospedale che sul territorio, e dei servizi di igiene e sanità pubblica. “Gli interventi chirurgici ordinari che potrebbero saltare sono almeno 25mila, su scala nazionale – conferma il presidente di Aaroi-Emac -. Ciascun anestesista rianimatore assente per sciopero renderà inutile la presenza di almeno altri 7 o 8 lavoratori, amplificando a valanga gli effetti della nostra protesta”, conclude.
Lo sciopero verrà sostenuto da numerose iniziative sul territorio, in tutta Italia. Il centro sarà Roma, dove è stato organizzato un presidio davanti al Ministero della Salute (Lungotevere Ripa), dalle ore 11 alle ore 13, al quale parteciperanno i presidenti e i segretari nazionali delle sigle che hanno proclamato la mobilitazione. Mentre nelle altre città italiane si svolgeranno sit in, assemblee e conferenze stampa per cercare di coinvolgere e sensibilizzare la popolazione sui motivi della protesta. Perché, come sottolineano i camici bianchi che parteciperanno allo sciopero, la distruzione del Sistema sanitario nazionale è un dramma che interessa tutti, non solo chi ci lavora.