Sul regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio il Consiglio Ue adotta la posizione ufficiale in vista del trilogo con Parlamento e Commissione e l’Italia è l’unico Paese ad opporsi. E a rimanere sempre più isolata. I ministri dell’Ambiente europei hanno raggiunto l’accordo su un testo che, per diversi versi, è anche più ambizioso di quello adottato a novembre dal Parlamento. E quello, vale la pena ricordarlo, è stato approvato a larga maggioranza, con i voti di Pd, M5s e di gran parte di Forza Italia (sempre contrari Lega e Fdi, nonostante il testo fosse molto diverso da quello proposto il 30 novembre 2022 dalla Commissione Ue). La posizione appena adottata, invece, sembra avvicinarsi proprio a quel testo. Ma se per il Consiglio Ue si “trova un equilibrio” tra “l’ambizione della proposta di ridurre e prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio” avanzata dalla Commissione europea “e la concessione agli Stati membri di una flessibilità sufficiente nell’attuazione del regolamento”, per Pichetto Fratin non è così. “Abbiamo votato contro – ha detto – perché il testo non soddisfa assolutamente le esigenze del nostro Paese. Il governo respinge in particolare i vincoli rigidi e i target sul riuso e critica le disposizioni riguardanti il settore delle bevande, su cui ha insistito molto la Germania, destinate ad agevolare le grandi imprese e a penalizzare il sistema italiano delle Pmi”. L’accordo è stato raggiunto a maggioranza qualificata. La ministra della Transizione ecologica spagnola, Teresa Ribera, alla presidenza del Consiglio Ue, ha chiesto chi si opponeva. Mentre Finlandia e Malta hanno detto che avevano alcune riserve ma sostenevano il nuovo testo, l’Italia è rimasta sulla sua posizione.

Il testo del Governo: sostenibilità e imballaggi riciclabili – Il Consiglio ha mantenuto il campo di applicazione della proposta della Commissione, coprendo tutti gli imballaggi, indipendentemente dal materiale utilizzato, e tutti i rifiuti di imballaggio, indipendentemente dalla loro origine (inclusi industria, produzione, vendita al dettaglio, nuclei domestici). ll testo dell’orientamento generale mantiene la maggior parte dei requisiti di sostenibilità per tutti gli imballaggi immessi sul mercato e gli obiettivi principali proposti dalla Commissione. Il testo rafforza i requisiti per le sostanze presenti negli imballaggi invitando la Commissione, assistita dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche, a preparare una relazione entro il 2026 sulla presenza di sostanze pericolose negli imballaggi, per determinare se incidono negativamente sul riutilizzo o sul riciclaggio degli imballaggi. Il Consiglio ha modificato la proposta sugli imballaggi riciclabili. Pur sostenendo che tutti gli imballaggi immessi sul mercato devono essere riciclabili come proposto dalla Commissione, gli Stati membri hanno convenuto che gli imballaggi saranno considerati riciclabili se progettati per il riciclaggio dei materiali e quando i rifiuti di imballaggio potranno essere raccolti separatamente, differenziati e riciclati su larga scala (il quest’ultima condizione si applicherà a partire dal 2035). L’approccio generale mantiene gli obiettivi principali per il 2030 e il 2040 relativi al contenuto minimo riciclato negli imballaggi in plastica. Entro il 2034, stando al testo, la Commissione dovrebbe rivedere l’attuazione degli obiettivi del 2030 e valutare la fattibilità degli obiettivi del 2040. Il Consiglio ha inoltre convenuto che le bustine di tè e le etichette adesive su frutta e verdura devono essere compostabili, introducendo la possibilità per i Paesi membri di richiedere che cialde di caffè e sacchetti di plastica leggera siano compostabili a condizioni specifiche.

Obiettivi di riduzione e riuso – In linea con la proposta della Commissione, l’approccio generale fissa obiettivi principali generali per la riduzione dei rifiuti di imballaggio, sulla base delle quantità del 2018: 5% entro 2030, 10% entro il 2035 e 15% entro il 2040. Questi obiettivi dovrebbero essere soggetti a una revisione da parte della Commissione otto anni dopo l’entrata in vigore del regolamento. Le nuove norme introducono anche restrizioni su alcuni formati di imballaggio, tra cui quelli in plastica monouso per frutta e verdura, alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore Horeca e per piccoli prodotti cosmetici e da toeletta utilizzati nel settore ricettivo, come i flaconi di shampoo o le lozioni per il corpo. Di fatto, vengono mantenuti divieti al monouso per varie categorie di prodotti, nonché obiettivi di riuso per cibo e bevande da asporto che erano stati eliminati nella proposta del Parlamento. Il testo fissa nuovi obiettivi di riutilizzo e riempimento per il 2030 e il 2040. Obiettivi diversi si applicano ai grandi elettrodomestici, ad esempio imballaggi da trasporto per alimenti e bevande, bevande alcoliche e analcoliche (escluso il vino), imballaggi per il trasporto (esclusi gli imballaggi utilizzati per merci pericolose o apparecchiature di grandi dimensioni e gli imballaggi flessibili a diretto contatto con gli alimenti) e gli imballaggi raggruppati. Anche gli imballaggi in cartone sono esentati da tali obblighi.

I sistemi di deposito su cauzione – Secondo le nuove norme, entro il 2029, gli Stati membri dovranno garantire la raccolta differenziata di almeno il 90% ogni anno delle bottiglie di plastica monouso e contenitori per bevande in metallo. Per raggiungere questo obiettivo, sono tenuti a istituire sistemi di restituzione del deposito (Drs) per tali formati di imballaggio. I requisiti minimi per Drs non si applicheranno ai sistemi già in vigore prima dell’entrata in vigore del regolamento, se i sistemi in questione raggiungono l’obiettivo del 90% entro il 2029. Il Consiglio ha aggiunto un’esenzione dall’obbligo di introdurre un DRS per gli Stati membri con un tasso di raccolta differenziata superiore al 78% raggiunto nel 2026.

Pichetto Fratin: “Proposta più rigida” – Secondo il ministro Pichetto Fratin la posizione negoziale del Consiglio Ue sulla proposta di regolamento sugli imballaggi è “molto più rigida” di quella del Parlamento Europeo che prevede una maggiore flessibilità. Tra le modifiche che chiedeva (e non ha ottenuto l’Italia), come racconta il ministro dell’Ambiente, “quella che riguarda i compostabili, chiedevamo una proroga di qualche anno dal gennaio 2025 per dare la possibilità tecnica di adeguarsi e poi parametri diversi, visto il nostro livello di differenziata. Laddove il riciclo raggiungeva percentuali superiori a 75-80% – aggiunge – chiedevamo ci fosse lo spazio di deroga al riuso”.

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