È Alberto Malanchino, il giovane attore italiano afrodiscendente conosciuto al grande pubblico con la sua interpretazione del dottor Gabriel Kidane in “Doc – Nelle tue mani” la serie tv di grande successo di Rai1 con Luca Argentero – ad aggiudicarsi il premio UBU under 35 come miglior performer dell’anno con un monologo duro e ritmato, per batteria e voce: “Sid, fin qui tutto bene”, prodotto da Cubo Teatro, regia e drammaturgia di Girolamo Lucania. Malanchino, interpreta qui uno dei tanti ragazzi di una delle tante periferie dell’Occidente che vive nel mondo drogato dei social e dello spettacolo. Attraverso il suo sguardo – folle con suo flusso torrenziale di coscienza che tiene letteralmente inchiodato lo spettatore – l’attore dà espressione del disagio degli italiani di seconda generazione “Perché se tu vedessi come quelli come te, guardano quelli come me, capiresti perché quelli come noi fanno queste cazzate” e, insieme, di quella di tutti i ragazzi alle prese con una generazione di genitori e prof accusata di rimanere sorda ai bisogni dei ragazzi e alla missione educativa “vogliamo che ci riprendiate duramente e giustamente quando facciamo casino fino al delirio. Voi avete disapprovato l’autorità, la morale, la decenza e il senso dell’onore. Perché morite di paura alla prima minaccia di noi piccoli duri invece di comportarvi da educatori, da missionari con una responsabilità morale. Preferite tirarvela come i chiacchieroni da talk show. Vi affidate alla retorica, al perbenismo, al pregiudizio da bar, da tv, da commento social”.
Malanchino sarà prossimamente anche la voce di Bob Marley nell’atteso biopic “Bob Marley One Love” nei cinema a febbraio ed è in nomination anche agli Oscar 2024 nella categoria Live Action con il corto di cui è protagonista, Il Moro, per la regia di Daphne Di Cinto. Il corto racconta la storia di Alessandro De Medici, figlio di Clemente VII e della sua serva africana, che regnò su Firenze nel 1530, a tutti gli effetti il primo afro-italiano capo di governo di un governo occidentale. L’opera mira a promuovere la parità sociale, l’inclusione e l’educazione alla diversità facendo luce su un capitolo importante ma poco conosciuto della storia italiana.