Il picco di casi di influenza e Covid è previsto proprio nei giorni di Natale. Gli esperti ci avvertivano da settimane, insieme all’invito di indossare le mascherine. E così i ricoveri causati dal coronavirus negli ospedali registrano ancora un aumento (+15,4% nell’ultima settimana), anche se sotto i livelli di guardia, e sono in crescita i casi di influenza stagionale. Un’accoppiata – insieme all’allerta per i virus respiratori che colpiscono i bambini e intasano i reparti pediatrici – che comincia a preoccupare, anche a fronte della scarsa adesione alla vaccinazione.
Ma c’è un altro aspetto da tenere in considerazione: molti di coloro che sono stati infettati da Sars Cov 2 a fine estate o inizio autunno pensavano di restare al sicuro perché avevamo imparato che gli anticorpi “duravano” circa 120 giorni. E invece le reinfezioni sono tante: rappresentano il 45% dei casi totali. Abbiamo chiesto al professor Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene generale e medicina preventiva all’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi, cosa accade e perché.
Come si stanno evolvendo le infezioni Covid, ci sono persone che si sono reinfettate a distanze di poche settimane. Cosa accade e perché?
Il virus è camaleontico e causa queste reinfezioni. Però ormai tutti abbiamo una immunità ibrida. Per fortuna siamo protetti dalle vaccinazioni e il virus ormai è ‘più buono’. La situazione è sotto controllo, ma i dati sono in crescita soprattutto per i ricoveri e delle terapie intensive. Di sicuro i casi di positività sono sottostimati, la gran parte delle persone non registra il tampone.
Chi si è infettato a ottobre quindi non può stare tranquillo.
No. È importante far vaccinare i fragili e gli anziani della propria famiglia per garantirci normalità e serenità. La malattia in molti casi è banale, ma se colpisce un anziano o un fragile lo può portare in ospedale. La scorsa settimana poi i morti sono stati 300. Una raccomandazione è quella che ai primi sintomi respiratori si faccia il tampone perché in caso di Covid si intervenga con la terapia antivirale specifica. Per un giovane basta l’automedicazione e gli antinfiammatori, per un fragile no.
Fare un tampone prima dei cenoni o dei pranzi di Natale potrebbe aiutare?
Sicuramente farlo aiuta, a prescindere dalla presenza o meno di sintomi, e sicuramente se si hanno disturbi respiratori. Il tampone negativo non garantisce però, perché resta il problema dei falsi negativi o di una positività ritardata rispetto all’esordio dell’infezione. Ben venga comunque il test come contributo in più dal punto di vista della sicurezza di anziani e fragili. Ma la cosa migliore sarebbe riuscire e vaccinarli.
Tornando alle reinfezioni, il virus sta mutando più velocemente?
Le nuove varianti prendono il sopravvento nell’arco di 3/4 mesi. Non è cambiato il quadro, ma c’è una protezione più ridotta rispetto al passato.
Come procedono gli altri virus?
Il virus influenzale sta crescendo, prima era poco presente. In considerazione dei dati e delle curve presumibilmente arriverà al suo massimo a Natale, così come il Covid che si è messo di traverso rispetto alle nostre aspettative.
Ci sono anche i reparti pediatrici pieni a Milano
L’anno scorso era stato più intenso, ora c’è una crescita parafisiologica dei numeri. È un impegno stagionale importante, ma non un allarme.
E le mascherine devono ritornare?
C’è una lotta quasi ideologica sulla mascherine. Quelle chirurgiche per esempio proteggono gli altri da noi. Perché non indossarle in caso di sintomi?
Tre anni fa eravamo messi malissimo, quest’anno va molto meglio ma dal Covid non siamo ancora liberi
Noi ci aspettiamo un andamento come le onde provocate da un sasso in uno stagno, con un lento digradare ma nel corso degli anni. Siamo in una fase di salita, poi ci sarà un acquietamento e poi dopo tre quattro mesi un’altra salita. Il virus proseguirà la sua evoluzione: per continuare la sua opera e diffondersi deve essere più benevolo, in più aumenterà l’immunità. Noi ci siamo dimenticati del virus, ma il virus non si è dimenticato di noi.
Ma quindi di qui a 10 anni potrà quindi diventare innocuo?
Noi conosciamo quattro coronavirus buoni, che magari hanno iniziato a operare così nel passato quando non c’era l’analisi e la possibilità di individuarli. Magari abbiamo detto che era influenza e invece erano coronavirus che poi si sono rabboniti. È un destino quello dell’adattamento del virus. A meno che non arrivi un cigno nero, una variante pesante e patogena, ma sarebbe un’altra storia.