“Il mio non è stato un attacco alla magistratura, io ho profondo rispetto per la magistratura. Le mie sono state riflessioni e preoccupazioni riguardo alcune tendenze che vedo emergere nelle discussioni dei magistrati. Non emergere in modo carbonaro, ma in modo molto evidente“. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto spiega alla Camera le dichiarazioni rese lo scorso 26 novembre in un’intervista al Corriere della Sera, in cui aveva parlato di un “grande pericolo” per la continuità del governo, costituito dall’”opposizione giudiziaria di chi si sente fazione antagonista da sempre” e “ha sempre affossato i governi di centrodestra”. Lanciando un’accusa circostanziata: “A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stagione”. Parole a cui ora il ministro, nell’informativa urgente resa di fronte all’Aula semivuota, dice di non aver voluto dare “il peso che qualcuno ha voluto dare”. E le giustifica così: “Mi era stato riferito che in varie riunioni ufficiali della magistratura e congressi venivano dette delle cose che dovevano sollevare preoccupazioni istituzionali, un dibattito”.
Crosetto, quindi, riconduce quel passaggio dell’intervista a un mero commento di manifestazioni pubbliche. Nell’immediatezza, però, aveva fatto intendere di essere in possesso di informazioni riservate e preoccupanti: “Sarei molto felice di poter condividere con la commissione Antimafia o con il Copasir (per motivi di segretezza) le mie preoccupazioni e le cose che mi sono state riferite, per valutarle”, scriveva su Twitter. Entrambi gli organi hanno ritenuto di non precedere all’audizione, ma sul caso si è mossa la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo a modello 45 (senza indagati né ipotesi di reato) ascoltando il ministro nei giorni scorsi come persona informata sui fatti. Dopo giorni di feroci polemiche, però, Crosetto aveva già ridimensionato le proprie parole: “Non ho detto che a me raccontano di incontri segreti, di cospirazioni“, ma di “alcuni interventi pubblici che io reputo gravissimi sulla questione giustizia”, aveva precisato. Tra gli esempi forniti dal suo staff, raccolti in una sorta di dossier, ci sono dichiarazioni di esponenti delle due correnti progressiste della magistratura, Area e Magistratura democratica, in cui si rivendica un ruolo non neutrale della giurisdizione a tutela dei diritti.
Riferendo alla Camera, l’esponente di FdI usa toni concilianti: “Ho capito che esiste da parte della magistratura la percezione di un attacco. Penso che nessun potere, nessun organo dello Stato debba sentirsi sotto attacco da parte di un altro, o limitato nelle sue azioni dall’altro”, dice, pur precisando che alcune prese di posizione delle toghe “sono qualcosa su cui la Camera dovrebbe riflettere”. Poi propone “di costruire un tavolo di pace nel quale si definiscono le regole per la convivenza nei prossimi anni: non è possibile che ci sia uno scontro dal ’94 a oggi senza riportare la discussione e la composizione all’interno di quest’Aula, che per la Costituzione è il luogo dove le regole vengono fatte”. Anche perché, sottolinea, “la rappresentanza appartiene alla politica, non alla magistratura né al potere esecutivo. Appartiene a quest’aula, e a nessun altro. Appartiene al Parlamento. La magistratura è un gruppo di altissimi qualificati funzionari selezionati per la loro competenza tecnica dotati di specifiche garanzie che fissa la Costituzione in ragione della funzione che loro svolgono”.
Nel dibattito seguito alle comunicazioni, la prima a intervenire è la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani: “Vogliamo respingere una narrazione che trova fondamento in vent’anni di berlusconismo, periodo che pensavamo fosse finito”, dice. “A me pare che le vicende giudiziarie di questi mesi dimostrino che non c’è alcun attacco delle toghe rosse: al contrario quel che si registra e ci preoccupa è una crescente tentazione delle procure ad allinearsi all’indirizzo della nuova maggioranza una certa ritrosia a mandare a processo i potenti. Ci sembra un assaggio di quello che potrebbe diventare la giustizia italiana dopo la separazione delle carriere, una giustizia che non ci piace perché per noi la legge è uguale per tutti”. Poi tocca a Valentina D’Orso del M5s: “Attaccate tutti a testa bassa e poi parlate di complotti con un vittimismo stucchevole. Quello che ci preoccupa non sono sue parole, che oggi sono ancora più grottesche, ci preoccupa il fatto che volete scardinare l’equilibrio tra i poteri con le riforme costituzionali e la separazione delle carriere. Troverete il Movimento 5 stelle a fare le barricate in difesa della Costituzione, sempre”.