In Germania le sentenze si applicano, non si commentano. E come conseguenza della decisione dei giudici di Karlsruhe, dove ha sede la Corte Costituzionale, che ha bocciato l’ingente trasferimento di risorse dalla lotta alla conseguenze della pandemia al contenimento del cambiamento climatico, il ministro dell’economia e vice cancelliere, il verde Robert Habeck, ha chiuso i rubinetti degli eco incentivi per le auto.
Con una decisione annunciata sabato scorso, ha anticipato alla sera del giorno dopo, la domenica, la scadenza per l’ammissione ai contributi governativi per l’acquisto di auto a zero emissioni (elettriche o a idrogeno). Il provvedimento, quello sì, è stato pesantemente criticato, anche dagli stessi banchi della maggioranza, in caduta libera nei sondaggi.
Ma l’esecutivo a guida socialdemocratica (SPD) e composto oltre che dai verdi anche dai liberali (FDP), che esprimono il ministro del bilancio, doveva correre ai ripari. Almeno per il 2023, con la fine anticipata degli incentivi la Germania ha risparmiato 80 milioni di euro.
Non è chiaro se i benefici verranno riproposti anche per il 2024, ultimo anno in cui sarebbero comunque rimasti in vigore. Dal 2016, quando sono stati introdotti dall’esecutivo guidato da Angela Merkel, gli incentivi hanno contribuito alla diffusione dei veicoli elettrificati (i mild hybrd sono esclusi) per un totale di 2,1 milioni di immatricolazioni, finanziate peraltro con circa 10 miliardi di euro. Solo quest’anno le richieste sono state 376.000 – contro le 820.000 del 2022 perché da gennaio non sono più sovvenzionabili le plug-in e dall’inizio di settembre non hanno più accesso ai contributi le aziendali – con una spesa di 2,4 miliardi (uno in meno a confronto dello scorso anno).
Nel 2024 gli incentivi sarebbero stati di nuovo sforbiciati, fino a un massimo di 3.000 e solo per le vetture con un prezzo fino a 45.000 euro. La norma prevede che i costruttori intervengano con un contributo pari alla metà di quello pubblico.
Anche in Germania la “coperta è corta”: per la conversione l’anno prossimo resterebbero a disposizione ancora 209 milioni di euro, una goccia nel mare degli 870 miliardi contestati dalla Corte Costituzionale e che hanno costretto il governo a ricorrere all’esercizio provvisorio, una cosa mai successa nel paese.
Stellantis, Mercedes-Benz, Nissan, Hyundai, Kia, Toyota, Lexus, Seat e Cupra sono tra le case automobilistiche che hanno reagito subito confermando l’erogazione dell’intero bonus, incluso quello federale, per le macchine già ordinate. Non è chiaro cosa succederà al provvedimento sulle auto aziendali difeso dai liberali e messo in discussione dai Verdi. Si tratta di norme fiscali che comportano quasi 2 miliardi di euro di minori introiti per l’erario, ma che sostengono in maniera significativa il più grande mercato europeo dell’auto, la cui progressione si è andata gradualmente riducendo (-5,7% in novembre): +11,4% in undici mesi, seppur con 2,6 milioni di esemplari immatricolate, due terzi dei quali ascrivibili al canale aziendale.