Il Servizio sanitario nazionale spegne 45 candeline. Una “festa” di compleanno (il 23 dicembre) “amara”, la definisce il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta che elenca tutti i punti deboli del Ssn: “Sotto-finanziamento, carenza di personale, diseguaglianze, ma anche sprechi e inefficienze, con il privato che avanza”. Senza dimenticare, sottolinea Cartabellotta, “la mannaia dell’autonomia differenziata che pende sul festeggiato”.

Occasione, questa, per l’istituto Gimbe, per lanciare la rete civica #SalviamoSSN e chiede al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un logo per il Ssn. “Purtroppo il prossimo 23 dicembre – spiega Cartabellotta – il Ssn non spegnerà 45 candeline in un clima festoso, sotto il segno dell’universalità, dell’uguaglianza, dell’equità, i suoi princìpi fondanti sono ormai ampiamente traditi. Perché la vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti, è sempre più condizionata – aggiunge – dalla mancata esigibilità di un diritto fondamentale, quello alla tutela della salute: interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica, necessità di ricorrere alla spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure, pronto soccorso affollatissimi, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, enormi diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria“.

Cartabellotta evidenzia i tanti problemi del Ssn. “Negli ultimi 15 anni – ricorda – tutti i Governi, di ogni colore, hanno tagliato risorse o non finanziato adeguatamente il Ssn sino a portare il nostro Paese ad essere in Europa “primo tra i paesi poveri” in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite, con un gap rispetto agli altri Paesi europei che nel periodo 2010-2022 vale 333 miliardi di euro. “A pagare le spese del progressivo definanziamento – spiega Cartabellotta – è stato soprattutto il personale sanitario”, tanto che oggi “si moltiplicano pensionamenti anticipati, licenziamenti volontari, fughe verso il privato o all’estero. Il capitale umano che crede nel Ssn oggi è costretto ad alzare la voce con ripetuti scioperi, per chiedere disperatamente di rilanciare le politiche del personale sanitario”.

Altra criticità è la frattura strutturale tra Nord e Sud, con i residenti nelle regioni meridionali a cui non sono garantiti nemmeno i livelli essenziali di assistenza. “E su questa frattura – sottolinea il presidente di Gimbe – pende la mannaia dell’autonomia differenziata, che senza definire e finanziare i Livelli Essenziali delle Prestazioni, non potrà che amplificare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario Nord-Sud e violando il principio di uguaglianza nel diritto alla tutela della salute e assestando il colpo di grazia al Ssn”. Questa frattura tra Nord e Sud, ricorda Cartabellotta, causa il triste fenomeno della migrazione sanitaria, che vale 4,24 miliardi. Il presidente della Fondazione Gimbe punta infine il dito sugli sprechi e inefficienze e sull’espansione del privato accreditato. “Per recuperare gli sprechi – sostiene – servono la visione di un nuovo Ssn e coraggiose riforme sulle modalità di finanziamento, riparto delle risorse, programmazione, organizzazione e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari”.

Sfruttando la ricorrenza – e per evitare di trovarsi a “21 sistemi sanitari regionali basati sulle regole del libero mercato” – la Fondazione si impegna in due iniziative per rilanciarlo. La prima è la rete civica #SalviamoSSN con sezioni regionali. Sarà popolata di ambassador, impegnati nel promuovere attivamente la campagna a livello locale, e da cittadini che aderiranno alla causa. Anche le organizzazioni pubbliche e private potranno sostenere attivamente la campagna. La seconda misura, chiesta a Mattarella, è “di istituire un logo ufficiale per il Ssn. L’obiettivo è legittimare con un simbolo l’esistenza del Servizio sanitario nazionale quale pilastro univoco di civiltà e democrazia, confermando a tutte le persone che la tutela della salute rimane un diritto costituzionale garantito dalla Repubblica”.

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