Economia

Via libera al decreto sulla tassa minima globale per le multinazionali. Nuove regole per il rientro dei cervelli: meno tagli per chi ha figli

Dall’1 gennaio 2024 l’Italia, recependo i contenuti della direttiva Ue sulla global minimum tax basata a sua volta sugli accordi raggiunti nel 2021 in sede G20 e Ocse, applicherà la tassa minima del 15% sulle multinazionali. È una delle novità previste dal decreto attuativo della delega fiscale sulla fiscalità internazionale approvato in via definitiva dal governo il 19 dicembre, che contiene anche la revisione delle norme sul rientro in Italia di professionisti e tecnici che lavoravano all’estero. Con qualche modifica recepita dal governo tra quelle suggerite dalle commissioni parlamentari competenti: in particolare sale dal 50% al 60% l’agevolazione per i lavoratori che rientrano in Italia dall’estero con figli.

La tassa minima sulle multinazionali – Stando alle stime della relazione tecnica la misura, che opera sui gruppi con oltre 750 milioni di fatturato nel mondo, frutterà però al fisco italiano meno di 400 milioni e solo dal 2025, toccando un massimo di 496,4 milioni nel 2033. Il ministero dell’Economia si attende infatti di poter derivare gettito solo dall’imposta minima nazionale (Qualified domestic minimum top-up tax) pari alla differenza tra il 15% e l’imposizione effettiva a cui sono soggette le imprese di un gruppo multinazionale o nazionale localizzate in Italia. Mentre, in via prudenziale, esclude al momento di poter incassare qualcosa dalle capigruppo con base in Italia per eventuali imprese controllate con sedi in Paesi a bassa tassazione (è probabile che le tasseranno i Paesi in cui sono localizzate le controllate) e dalle multinazionali con attività nel nostro Paese e controllate che abbiano imposizione effettiva sotto il 15% (su queste avranno facoltà di intervenire il paradiso fiscale in cui si trova la filiale e lo Stato di residenza della capogruppo).

Nuove regole per i “cervelli” – Via libera anche al taglio delle agevolazioni fiscali per i “cervelli che rientrano in Italia dopo aver lavorato all’estero. Solo per docenti e ricercatori resta in vigore il regime attuale, in base al quale solo il 10% dei redditi viene tassato. Per gli altri – calciatori compresi – la detassazione, che era finora al 70% per i lavoratori e saliva al 90% in caso di trasferimento della residenza nelle regioni del Sud, viene trasformata in un abbattimento dell’imponibile fiscale del 50% sui redditi non superiori a 600.000 euro. Il contribuente che rientra dovrà avere “requisiti di elevata qualificazione o specializzazione“. essere stato all’estero per almeno tre anni e dovrà rimanere in Italia per almeno cinque pena la restituzione delle agevolazioni con gli interessi e sanzioni.

Due le modifiche proposte dalle commissioni parlamentari e recepite dal governo: la detassazione potrà valere anche per gli assunti dallo stesso datore o da un’azienda dello stesso gruppo presso cui erano impiegati all’estero, ma in questi casi il requisito minimo di permanenza all’estero sale da tre a sei periodi d’imposta se il lavoratore non è stato in precedenza impiegato in Italia dallo stesso soggetto e a sette periodi d’imposta se è stato impiegato in Italia dallo stesso soggetto. Inoltre la detassazione sarà maggiorata dal 50 al 60% per i genitori di figli minori.