Che il tema della giustizia fiscale stia particolarmente a cuore al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è emerso in numerose occasioni durante i suoi nove anni al Colle. Già nel primo messaggio di fine anno agli italiani, nel 2015, l’inquilino del Quirinale aveva citato l’evasione tra i principali problemi del Paese., ricordando che “le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero”. Nel 2019, parlando a una scolaresca, l’ha definita “una cosa davvero indecente” invocando “norme, interventi, verifiche” ma anche un cambio “di cultura e mentalità“. Finora, però, aveva parlato in generale degli evasori senza individuare particolari categorie. Stavolta, in occasione della cerimonia con le alte cariche dello Stato per gli auguri di Natale, ha invece chiamato in causa direttamente multinazionali e super ricchi. Citando dati del primo Rapporto sull’evasione fiscale globale dell’Eu Tax Observatory, presentato lo scorso ottobre dal suo direttore Gabriel Zucman.
“Un tema di grande rilievo per la portata dei mutamenti in atto è quello della tassazione. Un recente rapporto dell’Osservatorio fiscale dell’Unione europea fornisce in proposito alcuni dati allarmanti”, ha ricordato Mattarella. “Nel 2022 più della metà delle entrate delle imprese statunitensi risultavano contabilizzate nei paradisi fiscali. Cinquanta anni fa, nel 1970, questa percentuale era prossima allo zero”. Il capo dello Stato ha anche analizzato il varo della tassa minima sulle imprese multinazionali, evidenziando le debolezze dell’accordo raggiunto in sede Ocse, che esclude dall’imponibile una quota decrescente delle spese sostenute nei Paesi a bassa fiscalità e che fino al 2026 esenta i gruppi basati in Stati con aliquote superiori al 20%. “Nel 2021, 140 Stati hanno convenuto di istituire una global minimum tax sulle imprese multinazionali, ma gli Stati Uniti e numerose altre nazioni tra le più ricche non hanno dato adeguata attuazione alla misura”, ha spiegato.
Non solo: “Molti detentori di grandi capitali del mondo, persone e aziende, eludono quasi integralmente gli obblighi fiscali, soprattutto nei servizi all’informazione, oggi settori di punta e in continua crescita“, ha continuato la prima carica dello Stato, evocando così anche i molto abbienti che si sottraggono alla tassazione utilizzando società holding che fanno da tramite per l’incasso dei dividendi. Stando al rapporto dell’Eu Tax Observatory, infatti, i miliardari globali pagano aliquote marginali effettive tra lo 0 e lo 0,5% della loro ricchezza e intorno al 25% del reddito, assai meno di quanto versano i “normali” contribuenti. Per Mattarella la questione “riguarda direttamente l’espressione della sovranità dei cittadini, a cui viene chiesto di concorrere al finanziamento delle attività statuali in quanto titolari di diritti; mentre in contemporanea c’è chi ritiene di potersi sottrarre a quel dovere disconoscendo ruolo e natura dello Stato, talvolta avvalendosi di legislazioni compiacenti di alcuni Paesi”.
Ilfattoquotidiano.it è partner della raccolta firme La Grande Ricchezza, promossa da Oxfam supporto della campagna europea Tax the rich, che chiede alla Commissione Ue di istituire un’imposta europea sui grandi patrimoni. Per l’Italia una misura del genere potrebbe fruttare – ipotizzando una franchigia di 5,4 milioni di euro e aliquote progressive dell’1,7%, 2,1% e 3,5% – 16 miliardi di euro di gettito annuale da utilizzare per la sanità pubblica, la scuola, la transizione ecologica, il contrasto alla povertà. Senza tagliare gli stanziamenti per altre voci del bilancio. Alleanza Verdi Sinistra aveva presentato un emendamento alla manovra che prevedeva una tassa di questo tipo: la proposta non è passata.