“Farò appello. Ma resta l’amarezza per una giustizia che si è fermata a metà: mi ha assolto dall’imputazione più grave e mi ha condannato per un’altra che non sta in piedi”. Così aveva detto l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia dopo la condanna in primo grado per peculato. Oggi invece il magistrato, che aveva rappresentato l’accusa nel processo sulla trattiva Stato mafia, è stato assolto in appello dall’accusa di aver intascato illegittimamente 10mila euro a titolo di rimborso spese nel periodo in cui, su nomina dell’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, ricopriva la carica di liquidatore della società a capitale interamente pubblico Sicilia e Servizi.
“Ci sono voluti sette anni ma alla fine giustizia è fatta. È stato riconosciuto che il mio lavoro in Sicilia e-Servizi è stato corretto e ha fatto risparmiare milioni di euro ai contribuenti siciliani. Ho ridotto le spese di quel carrozzone da qualche centinaio di milioni di euro a sette milioni. Ho presentato denunce sugli sperperi degli anni passati, ma anziché perseguire quei filoni sono finito io sotto accusa in fondo per inezie rispetto allo sperpero degli anni passati – dice oggi Ingroia – Alla fine la giustizia ha trionfato Sono stati sette lunghi anni in cui sono stato oggetto di sciacallaggio politico mediatico, ma alla fine la verità è emersa grazie a un’istruttoria approfondita fatta dai giudici della corte d’appello di Palermo”.
In primo grado l’ex magistrato era stato condannato a un anno e dieci mesi pena sospesa per i rimborsi e assolto per i 117mila euro percepiti a titolo di indennità di risultato “perché il fatto non costituisce reato”. Ingroia era difeso dagli avvocati Enrico Sorgi e Mario Serio. Oggi la corte ha revocato la condanna per i rimborsi spese illegittimi e riconosciuto l’insussistenza del fatto per la riscossione dell’indennità di risultato. Il collegio, presieduto da Adriana Piras, ha disposto la revoca della confisca delle somme di denaro decisa dal tribunale.
La vicenda risale al 2013, quando Ingroia era stato scelto dall’allora presidente della Regione Crocetta come liquidatore di Sicilia e-servizi, società in house della Regione a capitale interamente pubblico. Per tre mesi aveva ricoperto quell’incarico. Secondo i pm, bypassando l’assemblea dei soci, l’ex magistrato si era assegnato un’indennità di risultato di 117mila euro. Oltre all’aspetto dell’autoliquidazione, l’accusa aveva puntato il dito contro l’ammontare dell’indennità e i rimborsi per vitto e alloggio goduti da Ingroia durante il mandato. “Sarebbe ridicolo – aveva detto – pensare che avrei dovuto caricarmi le spese di viaggio e di soggiorno. Non era previsto dagli accordi. Anzi, era chiaro che quelle spese non gravassero sul mio stipendio di tremila euro al mese. Del resto – aveva aggiunto – anche al mio predecessore, che veniva da Catania, gli venivano rimborsate le spese. E nessuno ha mai sollevato alcun dubbio”.