L’operazione Ogro, cioè Orco, scatta il 20 dicembre 1973. Lo scopo iniziale dell’Eta, organizzazione indipendentista basca, è quello di rapire l’ammiraglio Luis Carrero Blanco, delfino di Franco, per dare scacco matto a un regime che tiene in pugno la Spagna da più di trent’anni. Nel frattempo però Franco si dimette per problemi di salute, nominando proprio Carrero Blanco come capo del governo. La sicurezza intorno all’ammiraglio aumenta, il sequestro diventa troppo rischioso: la base Eta da Bilbao opta per un attentato.

Questa la trama del film Ogro, di Gillo Pontecorvo (David di Donatello 1980), con Gian Maria Volontè e altri attori iberici. Ma anche il racconto di come sono andate davvero le cose. La popolazione basca ha sempre avvertito un forte senso di identità nazionale, azzerata dall’alto con l’imposizione della dittatura militare. Per questo nel 1958 nasce l’Eta, considerata da subito una banda terroristica, e che proprio negli ultimi anni di regime decide di procedere al sequestro – poi assassinio – di Carrero Blanco, ritenuto “franchista puro” e “uomo senza morale”.

Una cellula di terroristi baschi scende dunque da Bilbao a Madrid per preparare l’attentato all’ammiraglio. Uno di loro affitta una stanza al pianterreno di un edificio posto su una strada che la macchina di Carrero Blanco percorre quotidianamente, e si dà il cambio con gli altri membri della squadra per scavare un piccolo tunnel che raggiunga il fondo stradale. Il giorno dell’attentato, il gruppo colloca l’esplosivo nel tunnel e al momento del passaggio dell’auto fanno esplodere la bomba. La deflagrazione è devastante: la macchina non si disintegra, ma schizza in aria, supera un palazzo di cinque piani e atterra su un terrazzo posto nella corte interna dell’edificio, al secondo piano. I due militari che accompagnano Carrero Blanco muoiono subito, l’ammiraglio morirà poco dopo in ospedale. I terroristi fuggono a bordo di un’auto giusto in tempo, prima che le autorità chiudano le vie d’uscita alla città, e raggiungono la frontiera col Portogallo, dove si nascondono in un camion merci che si imbarcherà da Coimbra in direzione di Nantes. Qualche settimana dopo alcuni giornalisti, bendati in modo da impedirgli di capire dove si trovassero, vengono portati in un covo di membri dell’Eta, che svelano loro l’accaduto e rivendicano la paternità dell’operazione.

Molto si è detto e scritto sulla possibile implicazione dei servizi segreti e della Cia nell’assassinio di Carrero Blanco: anche nel film uno dei protagonisti si chiede come mai nessuno abbia ostacolato la realizzazione del loro piano. A quanto pare, però, tutte le teorie che hanno parlato di un coinvolgimento di queste istituzioni possono essere classificabili come cospirazioni: un documento della Cia desecretato nel 2017 e riassunto dal quotidiano El Espanol segnalava che quel 20 dicembre 1973 Carrero Blanco è morto per colpa di una fuga di gas avvenuta sotto il manto stradale. Gli agenti aggiungevano che “non vi è evidenza di sabotaggio in questo momento”. Solo in un secondo memorandum la Cia iniziò a parlare, accanto alla versione ufficiale del governo sulla fuga di gas, dell’ipotesi bomba: “Se si dimostrasse che l’incidente di oggi è il risultato di un’attività terroristica, Franco potrebbe decidersi a collocare un militare come presidente del governo … il candidato più probabile è il generale Diaz Alegria“.

La Cia ha poi desecretato altri due documenti segreti sulla vicenda, datati rispettivamente 21 e 31 dicembre. Nel primo la Cia fa chiaramente riferimento all’opera di ‘estremisti’, mentre nel secondo si fa il nome dell’Eta e si parla della scelta di Franco per il successore di Carrero Blanco, caduta su Carlos Arias Navarro – che diventerà noto internazionalmente due anni dopo, quando annuncerà in televisione la morte del dittatore.

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