Entrare in Italia con la certezza di lavorare perché un imprenditore ha espressamente chiesto manodopera e si è prodigato per ottenere il nulla osta previsto dal decreto flussi, unica procedura per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero. Da qui, il visto, l’arrivo in Italia, l’attesa e poi nulla. Il lavoro non c’è o c’è per meno del tempo e dell’impegno richiesto, l’imprenditore non è raggiungibile, il caporale chiede soldi. Il lavoratore diventa invisibile: niente contratto, nessun controllo. Potrebbe star lavorando o, come vi abbiamo raccontato, finire in un limbo di lavoro nero e clandestinità. Ammesso che in Italia ci arrivino.
I numeri di un flop – A descrivere il flop del decreto flussi che il governo da anni prevede per rispondere alla richiesta di manodopera straniera in Italia da parte degli imprenditori (allargato nell’ultimo anno) è il rapporto presentato ieri in Senato dal titolo “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi” della campagna Ero Straniero, promossa da A Buon Diritto, ActionAid, Asgi, Federazione Chiese evangeliche italiane (Fcei), Oxfam, Arci, Cnca, Cild, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Radicali Italiani, con il sostegno di decine di organizzazioni che sono riuscite a recuperare e ad analizzare i dati relativi alla misura nel 2022 e nel 2023. I risultati sono impressionanti, in negativo: negli ultimi due anni, le domande per entrare come lavoratori in Italia sono state più del triplo rispetto alle quote fissate. Eppure migliaia di persone non arrivano dopo aver ottenuto il visto, sprecando così molti posti che restano vuoti, mentre solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, giungono a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno. Ma andiamo con ordine.
Il clic day e le quote “insufficienti” – Per poter ottenere il permesso, gli imprenditori devono partecipare a quella che è una vera e propria lotteria. Una finestra temporale entro la quale cercare di ottenere i posti di cui hanno bisogno attraverso l’apposito sistema online. Ogni anno c’è un boom di richieste, tre volte sopra le quote messe a disposizione. Per il 2022 c’erano 69.700 posti disponibili per i quali sono state presentate 209.150 domande (in 140mila non hanno avuto chance di entrare in Italia). La situazione non è cambiata nei primi 8 mesi del 2023, anzi. I dati fino ad agosto mostrano che nel click day di marzo 2023 sono arrivate 250.431 domande a fronte di 82.705 posti disponibili (222mila in più). Le domande compilate in attesa dell’ultimo click day dell’anno erano 607mila, 12 volte le quote disponibili. Eppure, paradossalmente, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023 i nulla osta rilasciati sono stati inferiori ai posti disponibili: solo 55.013 a fronte di 69.700 quote fissate nel 2022 (78,9%) e interamente esaurite dalle domande, a cui vanno aggiunte 2.411 domande rigettate e 324 nulla osta revocati. Quanto al 2023, fino ad agosto, sono stati rilasciati 65.662 nulla osta su 82.705 posti disponibili (79,4 %), mentre 2.147 sono stati i rigetti e 170 le revoche. “Dai dati in nostro possesso – si legge nel rapporto – non è possibile risalire al perché ci sia per ciascuno dei due anni, un numero consistente di domande che non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta”. Il risultato è che migliaia di quote non vengono utilizzate e altrettanti posti di lavoro vanno perduti. “Perché non redistribuire queste quote e fare in modo che altre persone possano entrare ed essere impiegate, come effettivamente previsto dalla normativa?”
Molti non arrivano – La caduta libera prosegue. Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, però, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto scorso, su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia. Una volta concesso il nulla osta al lavoro, infatti, il consolato competente nel paese d’origine dovrebbe rilasciare il visto per entrare in Italia. “Non è stato possibile verificare se vi siano altri motivi per le mancate partenze, dato che non siamo in possesso di dati del ministero degli Affari esteri rispetto ai tempi del rilascio dei visti – dice il rapporto – Si tratta, a ogni modo, di prendere atto, in questo caso, anche del fatto che migliaia di quote non si trasformano in posti di lavoro e ingressi regolari e della necessità di indagare sui motivi di tale criticità e intervenire”.
E una volta in Italia? – Questo è il numero peggiore: il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale e del 26% per il canale non stagionale. Questo significa che, nel primo caso, sono 12.708 i contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote. Nel secondo solo 5.243 contratti su 20.000 quote. Insomma, solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte è impiegata dalle aziende col solo nulla osta. Nei primi otto mesi del 2023, a fronte di un totale di 65.662 nulla osta rilasciati solo 4.149 (pari al 6,32%) sono stati tradotti in richieste per il rilascio del permesso. Andando più nel dettaglio, si nota che dei 23.519 nulla osta rilasciati per lavoro subordinato, sono 616 i contratti di soggiorno sottoscritti e quindi le pratiche che si possono considerare perfezionate, pari al 2,05% della quota stabilita (30.105). Per quanto riguarda il lavoro stagionale, dei 42.121 nulla osta rilasciati, 2.294 sono i contratti di soggiorno sottoscritti e quindi le pratiche perfezionate, pari al 5,45% dei nulla osta rilasciati e al 5,21% del totale delle quote stabilite (44mila). “Il nodo su cui riflettere è che solo una piccola parte delle persone autorizzate all’ingresso in Italia hanno potuto finalizzare la procedura con la firma del contratto e la richiesta di un permesso di soggiorno per lavoro e si avviano a una stabilizzazione nel nostro paese. Ma cosa è successo alle restanti persone?”.
I motivi – Una parte è probabilmente ancora nel paese di origine perché il visto non è pronto o perché non in grado di sostenere le spese del viaggio. “Un’altra spiegazione è che, essendo possibile lavorare anche solo con il nulla osta, molti datori di lavoro abbiano impiegato da subito lavoratrici e lavoratori e attendano di essere convocati per la conclusione della procedura presso le prefetture”. Si tratterebbe quindi di un ritardo dovuto alle difficoltà in cui versa l’amministrazione dell’Interno. “La situazione, però, si complica se il rapporto di lavoro si interrompe prima della conclusione della procedura e prima che sia stato rilasciato il permesso di soggiorno: in questi casi, il rischio di rimanere in una condizione precaria, di vita e di lavoro, e di cadere nell’irregolarità è altissimo”. Un’ulteriore motivazione, conclude il rapporto, è “meno ottimista” ed è legata alla possibilità che, una volta giunta in Italia “la persona straniera non abbia più la disponibilità all’assunzione da parte del datore di lavoro che ha presentato la domanda, spesso perché l’ingresso è avvenuto con tempi troppo lunghi rispetto alle esigenze delle aziende: il destino di queste persone è di rimanere in Italia – o cercare di raggiungere altri Stati – senza documenti, in una condizione di irregolarità, estrema precarietà e altissimo rischio di sfruttamento”.
Napoli maglia nera – In questo catalogo, Napoli ha il primato peggiore. Per il 2022 ha primeggiato per numero totale delle domande ricevute, per quelle inviate nel giorno del click day e per i nulla osta rilasciati (prima in Italia anche per quote ripartite territorialmente). Eppure sono stati sottoscritti solo 6 contratti di soggiorno sul totale di 11.695 nulla osta rilasciati: uno per lavoro stagionale in agricoltura (con la mediazione delle associazioni datoriali) e cineque per lavoro non stagionale nel settore dell’edilizia. “Che fine fanno tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno lavorato con il solo nulla osta?”.
La proposta – “Ero Straniero”, nel chiudere i lavori – ai quali hanno partecipato Giulia Gori (Fcei), Giulia Capitani (Oxfam), Fabrizio Coresi (ActionAid) e Francesco Mason (Asgi) con le testimonianze di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf e Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latin) – ha presentato la sua proposta al governo e al Parlamento per riformare l’intero sistema: dall’introduzione di percorsi di ingresso diversificati e flessibili con “un meccanismo di assunzione diretta extra-quote”, quindi con domanda presentata dal datore di lavoro, in qualsiasi momento, senza il limite delle quote e dei settori, all’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice) e l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente dai lavoratori a fronte di garanzie economiche. Infine, l’introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale: una attraverso un contratto di lavoro, l’altra con regolarizzazione per radicamento sociale.
Diritti
Migranti, il disastro dei decreti flussi. Quote insufficienti, eppure migliaia restano inutilizzate: solo il 30% diventa un contratto
Entrare in Italia con la certezza di lavorare perché un imprenditore ha espressamente chiesto manodopera e si è prodigato per ottenere il nulla osta previsto dal decreto flussi, unica procedura per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero. Da qui, il visto, l’arrivo in Italia, l’attesa e poi nulla. Il lavoro non c’è o c’è per meno del tempo e dell’impegno richiesto, l’imprenditore non è raggiungibile, il caporale chiede soldi. Il lavoratore diventa invisibile: niente contratto, nessun controllo. Potrebbe star lavorando o, come vi abbiamo raccontato, finire in un limbo di lavoro nero e clandestinità. Ammesso che in Italia ci arrivino.
I numeri di un flop – A descrivere il flop del decreto flussi che il governo da anni prevede per rispondere alla richiesta di manodopera straniera in Italia da parte degli imprenditori (allargato nell’ultimo anno) è il rapporto presentato ieri in Senato dal titolo “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi” della campagna Ero Straniero, promossa da A Buon Diritto, ActionAid, Asgi, Federazione Chiese evangeliche italiane (Fcei), Oxfam, Arci, Cnca, Cild, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Radicali Italiani, con il sostegno di decine di organizzazioni che sono riuscite a recuperare e ad analizzare i dati relativi alla misura nel 2022 e nel 2023. I risultati sono impressionanti, in negativo: negli ultimi due anni, le domande per entrare come lavoratori in Italia sono state più del triplo rispetto alle quote fissate. Eppure migliaia di persone non arrivano dopo aver ottenuto il visto, sprecando così molti posti che restano vuoti, mentre solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, giungono a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno. Ma andiamo con ordine.
Il clic day e le quote “insufficienti” – Per poter ottenere il permesso, gli imprenditori devono partecipare a quella che è una vera e propria lotteria. Una finestra temporale entro la quale cercare di ottenere i posti di cui hanno bisogno attraverso l’apposito sistema online. Ogni anno c’è un boom di richieste, tre volte sopra le quote messe a disposizione. Per il 2022 c’erano 69.700 posti disponibili per i quali sono state presentate 209.150 domande (in 140mila non hanno avuto chance di entrare in Italia). La situazione non è cambiata nei primi 8 mesi del 2023, anzi. I dati fino ad agosto mostrano che nel click day di marzo 2023 sono arrivate 250.431 domande a fronte di 82.705 posti disponibili (222mila in più). Le domande compilate in attesa dell’ultimo click day dell’anno erano 607mila, 12 volte le quote disponibili. Eppure, paradossalmente, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023 i nulla osta rilasciati sono stati inferiori ai posti disponibili: solo 55.013 a fronte di 69.700 quote fissate nel 2022 (78,9%) e interamente esaurite dalle domande, a cui vanno aggiunte 2.411 domande rigettate e 324 nulla osta revocati. Quanto al 2023, fino ad agosto, sono stati rilasciati 65.662 nulla osta su 82.705 posti disponibili (79,4 %), mentre 2.147 sono stati i rigetti e 170 le revoche. “Dai dati in nostro possesso – si legge nel rapporto – non è possibile risalire al perché ci sia per ciascuno dei due anni, un numero consistente di domande che non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta”. Il risultato è che migliaia di quote non vengono utilizzate e altrettanti posti di lavoro vanno perduti. “Perché non redistribuire queste quote e fare in modo che altre persone possano entrare ed essere impiegate, come effettivamente previsto dalla normativa?”
Molti non arrivano – La caduta libera prosegue. Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, però, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto scorso, su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia. Una volta concesso il nulla osta al lavoro, infatti, il consolato competente nel paese d’origine dovrebbe rilasciare il visto per entrare in Italia. “Non è stato possibile verificare se vi siano altri motivi per le mancate partenze, dato che non siamo in possesso di dati del ministero degli Affari esteri rispetto ai tempi del rilascio dei visti – dice il rapporto – Si tratta, a ogni modo, di prendere atto, in questo caso, anche del fatto che migliaia di quote non si trasformano in posti di lavoro e ingressi regolari e della necessità di indagare sui motivi di tale criticità e intervenire”.
E una volta in Italia? – Questo è il numero peggiore: il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale e del 26% per il canale non stagionale. Questo significa che, nel primo caso, sono 12.708 i contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote. Nel secondo solo 5.243 contratti su 20.000 quote. Insomma, solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte è impiegata dalle aziende col solo nulla osta. Nei primi otto mesi del 2023, a fronte di un totale di 65.662 nulla osta rilasciati solo 4.149 (pari al 6,32%) sono stati tradotti in richieste per il rilascio del permesso. Andando più nel dettaglio, si nota che dei 23.519 nulla osta rilasciati per lavoro subordinato, sono 616 i contratti di soggiorno sottoscritti e quindi le pratiche che si possono considerare perfezionate, pari al 2,05% della quota stabilita (30.105). Per quanto riguarda il lavoro stagionale, dei 42.121 nulla osta rilasciati, 2.294 sono i contratti di soggiorno sottoscritti e quindi le pratiche perfezionate, pari al 5,45% dei nulla osta rilasciati e al 5,21% del totale delle quote stabilite (44mila). “Il nodo su cui riflettere è che solo una piccola parte delle persone autorizzate all’ingresso in Italia hanno potuto finalizzare la procedura con la firma del contratto e la richiesta di un permesso di soggiorno per lavoro e si avviano a una stabilizzazione nel nostro paese. Ma cosa è successo alle restanti persone?”.
I motivi – Una parte è probabilmente ancora nel paese di origine perché il visto non è pronto o perché non in grado di sostenere le spese del viaggio. “Un’altra spiegazione è che, essendo possibile lavorare anche solo con il nulla osta, molti datori di lavoro abbiano impiegato da subito lavoratrici e lavoratori e attendano di essere convocati per la conclusione della procedura presso le prefetture”. Si tratterebbe quindi di un ritardo dovuto alle difficoltà in cui versa l’amministrazione dell’Interno. “La situazione, però, si complica se il rapporto di lavoro si interrompe prima della conclusione della procedura e prima che sia stato rilasciato il permesso di soggiorno: in questi casi, il rischio di rimanere in una condizione precaria, di vita e di lavoro, e di cadere nell’irregolarità è altissimo”. Un’ulteriore motivazione, conclude il rapporto, è “meno ottimista” ed è legata alla possibilità che, una volta giunta in Italia “la persona straniera non abbia più la disponibilità all’assunzione da parte del datore di lavoro che ha presentato la domanda, spesso perché l’ingresso è avvenuto con tempi troppo lunghi rispetto alle esigenze delle aziende: il destino di queste persone è di rimanere in Italia – o cercare di raggiungere altri Stati – senza documenti, in una condizione di irregolarità, estrema precarietà e altissimo rischio di sfruttamento”.
Napoli maglia nera – In questo catalogo, Napoli ha il primato peggiore. Per il 2022 ha primeggiato per numero totale delle domande ricevute, per quelle inviate nel giorno del click day e per i nulla osta rilasciati (prima in Italia anche per quote ripartite territorialmente). Eppure sono stati sottoscritti solo 6 contratti di soggiorno sul totale di 11.695 nulla osta rilasciati: uno per lavoro stagionale in agricoltura (con la mediazione delle associazioni datoriali) e cineque per lavoro non stagionale nel settore dell’edilizia. “Che fine fanno tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno lavorato con il solo nulla osta?”.
La proposta – “Ero Straniero”, nel chiudere i lavori – ai quali hanno partecipato Giulia Gori (Fcei), Giulia Capitani (Oxfam), Fabrizio Coresi (ActionAid) e Francesco Mason (Asgi) con le testimonianze di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf e Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latin) – ha presentato la sua proposta al governo e al Parlamento per riformare l’intero sistema: dall’introduzione di percorsi di ingresso diversificati e flessibili con “un meccanismo di assunzione diretta extra-quote”, quindi con domanda presentata dal datore di lavoro, in qualsiasi momento, senza il limite delle quote e dei settori, all’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice) e l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente dai lavoratori a fronte di garanzie economiche. Infine, l’introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale: una attraverso un contratto di lavoro, l’altra con regolarizzazione per radicamento sociale.
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Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “La presentazione di Fondazione Bicocca è un momento importante perché Bicocca ha già dimostrato, spostandosi in quest'area geografica della città, di fare tanto per il territorio in cui è immersa, con una trasformazione ambientale e strutturale". Lo afferma Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
"Basti pensare - dice - a tutti gli investimenti sul verde che ha fatto e che circondano quest'area, ma soprattutto culturale, sulla parte che riguarda la proprietà intellettuale, il trasferimento tecnologico, la possibilità di avvicinare e orientare ancora di più tante ragazze e ragazzi alle materie che l’Università Bicocca rappresenta in questo territorio. Ora attraverso la Fondazione, si cerca di creare quel ponte ancora più esplicito, ancora più forte con il mercato del lavoro”.
"L’obiettivo della Fondazione è trasformare da un lato il mercato del lavoro, avvicinandolo sempre di più alle aspettative di tante ragazze e ragazzi, dall'altro lato avvicinare questo patrimonio di giovani alle proposte che ci sono nel mercato del lavoro, orientandoli e formandoli nel modo corretto a fronte delle tante vacancies che ci sono in diversi settori. Un obiettivo molto utile non solo a Milano, ma al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il costo delle bollette in Italia ha raggiunto picchi insostenibili per famiglie e imprese. Oggi la segretaria Schlein ha dimostrato che sono possibili interventi urgenti e immediati per abbassare il costo dell’energia. Nello stesso giorno in cui il governo Meloni fa slittare il cdm per affrontare la questione: sono nel caos. Seguano le proposte del Pd, perché gli italiani non possono rimetterci di tasca propria per l’incompetenza di questa destra". Lo scrive sui social Alessandro Zan del Pd.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “Il valore di Fondazione Bicocca è un atto di coraggio, ma anche di eredità, perché questo è il mio ultimo anno di mandato. Pertanto, l'ottica è mettere a disposizione le competenze, ma anche il coraggio, di un grande ateneo pubblico multidisciplinare, come Bicocca, a disposizione della società civile a 360 gradi”. Così Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’università degli studi di Milano-Bicocca, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
“Tutti noi sappiamo dell'incertezza economica, dei problemi relativi al mancato sviluppo delle competenze e dell'inverno demografico. Queste sfide non sono solo italiane, ma anche europee, rispetto a colossi come Stati Uniti e Cina e fanno riflettere sul gap di innovazione tecnologica che caratterizza tutta l'Europa e in particolare il nostro Paese. Pertanto - spiega la rettrice Iannantuoni - è motivo di orgoglio avere da un lato lo sviluppo delle competenze e dall’altro mettere a disposizione i nostri laboratori e le nostre migliori menti insieme alle imprese per fare sviluppo e crescita. Non c'è innovazione tecnologica se non c’è giustizia sociale, cioè se l’innovazione non è a favore di tutti. Un esempio sono le polemiche legate alle auto elettriche”.
“Quindi, il nostro approccio è multidisciplinare, innovativo e diverso, com’è diversa Bicocca, e si propone come una piattaforma di connessioni per il futuro, come abbiamo voluto chiamare la giornata di oggi e aspettiamo tutte le imprese del terzo settore, gli Irccs, gli istituti di cura, le scienze della vita, Tutti insieme per dare una speranza diversa al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il governo Meloni, in quasi due anni, non ha adottato alcuna misura efficace per contrastare l’aumento delle bollette, preferendo smantellare il mercato tutelato e aggravando così la situazione di famiglie e imprese". Lo afferma Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera, sottolineando la necessità di un cambio di rotta immediato. Il Partito Democratico torna a chiedere interventi concreti, proponendo due soluzioni centrali: separare il costo dell’energia da quello del gas e istituire un ente pubblico che possa garantire prezzi più accessibili.
"Non possiamo accettare – aggiunge Pagano – che il nostro sistema energetico rimanga vincolato a un meccanismo che pesa enormemente sulle tasche di cittadini e aziende. Il gas è la fonte più costosa e instabile, e continuare a legare il prezzo dell’elettricità a questa risorsa è un errore che il governo deve correggere subito. Le bollette stanno raggiungendo livelli insostenibili proprio nei mesi di maggiore consumo: Meloni e la sua maggioranza si decidano ad agire, perché gli italiani non possono più aspettare", conclude Pagano.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Non è più procrastinabile un intervento del Governo per contenere i costi delle bollette, oramai insostenibili per milioni di italiani. Governo e maggioranza facciano proprie le proposte del Pd avanzate da Elly Schlein e tutte a costo zero. Proposte semplici, chiare ed efficaci. Approviamole con spirito bipartisan per il bene del Paese". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina.
"Dopo che il taglio delle accise, promesso dalla presidente Meloni, era rimasto intrappolato nella distanza che c'è tra il dire e il fare e nulla è stato fatto è ora che maggioranza e governo prendano atto della gravità della situazione. Come si fa a non rendersi conto che questa emergenza bollette si aggiunge all’aumento di carburante, RC Auto e pedaggi, beni alimentari, materiale scolastico e affitti? Una situazione sconfortante che si va ad aggiungere ad una economia che arretra da 750 giorni, proprio mentre attendiamo gli effetti nefasti dei dazi di Trump".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Si riunirà domani pomeriggio il gruppo Pd della Camera e all'ordine del giorno c'è anche la questione della pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori. Dopodomani infatti si riunirà in mattinata il Comitato dei 9 e quindi è atteso il provvedimento in aula. Provvedimento sul quale si sono registrate sensibilità diverse tra i dem. Con il disagio dell'area riformista, in particolare, a dire no all'iniziativa promossa dalla Cisl. Per un altro pezzo dei dem invece, come Arturo Scotto e Maria Cecilia Guerra, il testo base è stato stravolto dalla maggioranza ed è quindi insostenibile. Testo su cui, per altro, ha messo il cappello la stessa premier Giorgia Meloni parlando all'ultima assemblea Cisl.
I dem, per trovare una quadra, si erano già confrontati nelle settimane scorse in una riunione del gruppo a Montecitorio. Si era deciso di rinviare la decisione sul voto, in attesa di vedere se la maggioranza si fosse resa disponibile ad accogliere alcune modifiche, in aula, proposte dal Pd. "Attendiamo un segnale", si era detto. A quasi un mese di distanza però il 'segnale' non sembra arrivato. Dice Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: "Noi abbiamo tenuto sempre come bussola il merito. E votare no al mandato al relatore, è stata un scelta di merito perchè il testo base Cisl è stato completamente stravolto e peggiorato. Tanto che viene da chiedersi come sia possibile che un grande sindacato come la Cisl possa riconoscere come proprio il provvedimento che arriva in aula...".
"Ma -aggiunge- abbiamo detto che eravamo disponibili a modificare il nostro no in commissione, se in aula la maggioranza avesse dato l'ok ad alcune significative modifiche. Al momento, però non abbiamo avuto alcun segnale in questa direzione". E quindi, va a finire che il Pd si divide? "Non credo proprio". Magari si va verso un'astensione? "Domani abbiamo il gruppo, discuteremo domani".
Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - L'intervento e le cure per il tumore al seno possono avere un forte impatto sulla sfera emotiva e sessuale della donna; il bisogno di recuperare femminilità e intimità, così come il desiderio di maternità, sono molto sentiti dalle pazienti, che però non ne parlano. Lo confermano i dati di un'indagine condotta da Iqvia e promossa da Europa Donna Italia per comprendere l'impatto della malattia sull'identità femminile e la relazione di coppia. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno scientifico 'Rəvolution in medicine', che si è tenuto sabato 22 febbraio all'università degli Studi di Milano.
Oltre il 90% delle donne riscontra problemi legati alla sfera sessuale in seguito a interventi e trattamenti per il tumore al seno, ma il 66% non ne parla con nessuno e il 42% rinuncia a gestirli, evidenzia la ricerca coordinata da Isabella Cecchini, responsabile del Centro studi Iqvia Italia, che ha coinvolto 382 donne con diagnosi di tumore al seno di diverse fasce di età e a diverso stadio di malattia. I risultati indicano che le tematiche relative a emozioni e sessualità sono percepite importanti per il 72% del campione, ma restano taciute non solo dalle donne stesse - principalmente per timore, vergogna, idea che siano aspetti secondari rispetto alle priorità dettate dalla malattia - ma anche dai medici.
"Rispetto agli esordi del mio essere oncologa - dichiara Manuelita Mazza, oncologa della Senologia medica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e responsabile scientifica di 'Rəvolution in medicine' - la vita delle pazienti è cambiata. In poco più di vent'anni ho assistito a grandi passi avanti nella capacità di curare il tumore al seno, anche nelle forme metastatiche; tuttavia, se si guarisce sempre di più e l'aspettativa di vita è più lunga, non sono certa sia anche più larga, più piena, più densa di vita stessa. La salute sessuale è un aspetto puntualmente trascurato del benessere di chi ha una diagnosi impegnativa come il tumore al seno, specie se metastatico, ma è parte integrante del benessere di ciascuna donna e non può essere un argomento omesso a fronte di una diagnosi di tumore al seno".
"Fornire alla paziente informazioni chiare sugli effetti collaterali sessuali dei trattamenti e, se desiderato, includere il partner nelle discussioni cliniche può fare una grande differenza - prosegue Mazza - Questa apertura non solo supporta meglio la paziente, ma le permette di sentirsi compresa in una delle sfere più intime e vulnerabili della sua vita".
I dati presentati confermano quanto un cambio di passo sia necessario: appena il 22% delle donne intervistate ha un alto livello di consapevolezza dell'impatto delle terapie sulla propria sessualità, l'11% ha interrotto la relazione con il proprio partner dopo la diagnosi di tumore al seno e 2 coppie su 3 hanno interrotto i rapporti sessuali. Anche sul fronte della maternità emergono dati significativi: solo 3 pazienti su 4 parlano del desiderio di diventare madri con il proprio medico di riferimento, e la comunicazione risulta chiara e rassicurante appena per la metà di esse, con il risultato che troppo spesso si rinuncia al proprio progetto di vita perché non si sono ricevute informazioni adeguate.
"E' il momento di promuovere un cambiamento - commenta Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - e far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti nella sfera emotiva e sessuale escano dal cono d’ombra del tabù. Le donne chiedono un supporto specifico da parte dei medici e vorrebbero essere affiancate anche dagli psiconcologi. L'impegno di Europa Donna in queste direzioni non mancherà. Già dal 2022 abbiamo avviato il progetto 'Come Prima', dedicato al recupero della femminilità e al desiderio di maternità delle donne con tumore del seno, coinvolgendo le pazienti, i loro partner e i medici con materiale informativo e appuntamenti dedicati, e proseguono i nostri sforzi per promuovere e normalizzare il dialogo tra pazienti e professionisti sanitari, medici in primis, anche su questi aspetti. Non dimentichiamo che la presa in carico delle pazienti deve prendere in considerazione non solo la malattia di per sé, ma la donna nella sua interezza, con i suoi bisogni fisici e psicologici".