“Abbiamo un accordo al 100% con Christian Lindner sulle nuove regole del Patto di stabilità e crescita“. A confermare il blitz è il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, dopo l’incontro a Parigi con l’omologo tedesco, in un messaggio pubblicato su X. Germania e Francia, ancora una volta, hanno fatto da sole: come preannunciato martedì sera si sono sedute al tavolo e insieme hanno trovato un’intesa sulla partita più delicata dell’Unione Europea: oggi la riunione dell’Ecofin sarà il primo vero test sulla tenuta dell’accordo. Nella giornata di martedì Le Maire aveva anche sottolineato di aver “molto lavorato con l’omologo italiano” e di essere “sulla stessa linea con l’Italia“. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, però, aveva definito “scarse” le possibilità di un’intesa sulla riforma all’Ecofin del 20 dicembre. Roma è rimasta sorpresa dall’accelerazione franco-tedesca e ancora una volta è rimasta alla finestra. Secondo Repubblica, Le Maire e Lindner durante la loro riunione hanno telefonato a Giorgetti, ma l’Italia si è sentita comunque messa in un angolo e ha svolto un ruolo marginale. Non a caso mercoledì da Parigi è stato un fiorire di veline stando alle quali i due ministri sono stati in “contatto permanente” con gli altri Stati membri e in particolare con “la presidenza spagnola e con i nostri amici italiani“.
E ancora: “Tutti gli Stati membri ci hanno sempre detto che ci sarebbe stato un accordo una volta che francesi e tedeschi si fossero intesi. Sento dire che francesi e tedeschi decidono tutto da soli, ma non è vero“. Un accordo tra Parigi e Berlino è “necessario, ma non sufficiente. Bisogna che tutti i 27 siano d’accordo ed è quello su cui ci impegneremo questo pomeriggio”. Fatto sta che da Roma le parole di Parigi e Berlino sono state accolte nel silenzio. Dall’entourage del titolare del Tesoro spiegano che Giorgetti non parlerà prima dell’Ecofin. Fonti dell’esecutivo sembrano quasi innalzare un’ultima trincea di fronte al pressing dell’Ue. Non si tratta di un’opposizione all’intesa sul nuovo Patto, alla quale anche Roma lavora, ma di vederci chiaro. La trattativa, di fatto, è continuata nella notte, dopo il bilaterale tra Le Maire e Lindner. “Un’intesa franco-tedesca permetterà anche ad altri di dire si”, sottolinea il ministro delle Finanze teutonico ribadendo quello che per Berlino resta un assioma: “La Germania non accetterà regole che non sono rigide, nel senso credibili, sufficienti ed efficienti” per il rientro del debito.
La trattativa – tra Francia e Germania nella cena di Parigi e tra i 27 oggi – balla su due parametri: quelli relativi alla velocità di rientro verso il benchmark di salvaguardia del deficit, pari all’1,5% e quelli legati alla massima deviazione consentita rispetto alle soglie della spesa primaria annua. Per chi sfora il tetto del deficit del 3% le nuove regole richiedono, infatti, di assicurare un aggiustamento strutturale dei conti pari allo 0,5% annuo. Le discussione riguarda un intervento di entità minore (dello 0,2%), tenendo conto anche dell’impatto degli interessi del debito pubblico, in cambio di riforme strutturali e investimenti.
Il testo di compromesso che sarà sul tavolo dei ministri delle Finanze nella videoconferenza in programma alle ore 16 contiene, secondo un alto funzionario Ue, dei “cambiamenti” nel considerando che prevedeva la possibilità per la Commissione di tenere conto dell’aumento della spesa per interessi dei Paesi sotto procedura per deficit eccessivo, in via temporanea, nel 2025, 2026 e 2027. Era uno dei punti sui quali Giorgetti aveva auspicato miglioramenti. “Quello che è importante è che l’Italia ritiene che le sue preoccupazioni siano riflesse nel testo”, sottolinea il funzionario. Difficile, invece, che Roma ottenga una sospensione dell’attuale Patto fino a oltre il 31 dicembre. Un sì dell’Ue tradirebbe quello che invece a Bruxelles non vogliono nella maniera più assoluta: che l’accordo sulle nuove regole sia rinviato.
Il nuovo patto prevede un miglioramento netto rispetto alle regole esistenti, attualmente sospese ma che tornerebbero in vigore a inizio 2024, sia per la Francia che per l’Italia. L’obiettivo, attualmente definito come Mto (Medium Term Objective), spiegano fonti francesi, passa dallo 0% strutturale per la Francia ad un deficit strutturale dell’1,5%. Per l’Italia il miglioramento è ancora maggiore: l’Mto per il nostro Paese era +0,25%, cioè un avanzo strutturale, mentre ora l’obiettivo, in caso di accordo sulle nuove regole, è un deficit strutturale dell’1,5% del Pil, definito orizzontalmente per tutti i Paesi membri. L’Italia secondo i francesi “ha davvero vinto nel testo” di compromesso, “è una stesura su cui abbiamo lavorato con Giorgetti” nella quale si tiene conto anche delle spese del Pnrr. Bercy ha messo in evidenza “l’allineamento” con il Tesoro italiano sull’estensione da 4 a 7 anni dei piani di aggiustamento del debito, tenendo conto di investimenti e riforme del Pnrr, evidenziando anche che il ritmo di aggiustamento è più “progressivo”.