“C’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento” da parte di Bujar Fandaj nei confronti di Vanessa Ballan, picchiata e uccisa a coltellate ieri a Riese Pio X (Treviso). Il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, incontrando i giornalisti, sembra fare mea culpa sul caso della giovane mamma, che dopo essere stata minacciata da Fandaj, 41enne kosovaro con cui la vittima aveva avuto una relazione, lo aveva denunciato per stalking. “Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce. La valutazione fatta – ha concluso Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”. La relazione tra i due, ha riferito il magistrato, era nata nel 2022 “ma era stata troncata dalla donna a giugno – ha precisato -. La donna aveva tentato di nascondere le minacce al suo compagno, che però se n’è accorto, e l’ha aiutata e sostenuta nel presentare denuncia, il 26 ottobre scorso”.
“Le denunce da ‘codice rosso’ – ha spiegato Martani – vengono trattate dal magistrato di turno, che poi passa il fascicolo al magistrato del gruppo fasce deboli. In quel caso, nel giro di un giorno era stata fatta la perquisizione e passato il fascicolo al magistrato competente, il quale non aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare, ma aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono. Quindi la valutazione fatta – ha concluso – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”.
La ricostruzione degli inquirenti e investigatori il femminicidio è avvenuto probabilmente tra le 11.21 e le 11.47 come ricostruito in base al traffico di messaggi whatsapp tra la vittime e il compagno, Nicola Scapinello. Il secondo messaggio risulta non ricevuto né letto. Alle ore 12.00 Scapinello è arrivato a casa e ha trovato Vanessa morta a terra, aggredita con “ferocia” da Fandaj . Per andare sul posto risulta che Bujar, che al telefono con i carabinieri ha ammesso di essere lui il responsabile, avrebbe utilizzato una bicicletta con cui ha portato con sé un borsone in cui aveva riposto il martello usato per sfondare la porta a vetri di accesso all’abitazione. Nella casa dell’omicida sarebbero stati trovati coltelli simili a quello utilizzato per colpire la donna. Già una prima volta, secondo quanto si è appreso, Bujar, incensurato, aveva tentato di accedere alla casa, scavalcando la recinzione, poche settimane fa.
Il martello con cui è stata sfondata la porta a vetri laterale della villetta è stato trovato e Trovato anche un coltello sporco di sangue nel lavandino della ancora sporco di sangue “che sicuramente quello utilizzato per compiere il delitto”, ha spiegato il procuratore aggiungendo che si tratta di un “coltello simile a quelli nell’abitazione di Bujar (il fermato ndr) e che non faceva parte delle posate usate dalla famiglia di Vanessa”.