Il ciclone che nel novembre del 2013 si abbatté sulla Sardegna si portò via 19 vite, lasciando senza casa migliaia di persone. Si parlò di “malagestione territorio” di una allerta partita in ritardo. Furono anche aperte due inchieste per disastro colposo. Ma per l’alluvione che costò la vita a sei persone a Olbia il 18 novembre 2013 non ci sono colpevoli. La Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di omicidio colposo plurimo di cui erano accusati l’ex sindaco del capoluogo gallurese Gianni Giovannelli, il dirigente comunale Antonello Zanda e il funzionario Giuseppe Budroni, già condannati in appello a Sassari a due anni (Giovannelli) e un anno e otto mesi (i due dirigenti). I giudici hanno accolto la richiesta formulata dal procuratore generale durante l’ultima udienza di ieri.
Dopo dieci anni si conclude così a Roma il maxi processo sul ciclone Cleopatra che causò la morte di 19 persone in Sardegna, 13 delle quali solo in Gallura. La Corte ha anche annullato gli aspetti della vicenda che riguardano gli effetti civili nei confronti di Budroni e Zanda, “con rinvio al giudice civile competente per valore in grado di appello”. Rigettato, invece, un analogo ricorso presentato da Giovannelli e dal Comune di Olbia, che, in solido, dovranno rifondere le spese sostenute per il giudizio di legittimità alle parti civili (ripartite nel dispositivo), ossia i familiari delle vittime morte durante l’alluvione.
A leggere il dispositivo, secondo gli avvocati difensori, non sembra che la prescrizione sia avvenuta prima della sentenza di condanna inflitta dalla Corte d’appello di Sassari. E quindi parrebbe che i familiari delle vittime, costituite parte civile, non dovranno restituire i soldi dei risarcimenti già ottenuti. “Attendiamo, però, le motivazioni per capire meglio – spiega all’Ansa l’avvocato Jacopo Merlini, che con il collega Pasquale Ramazzotti difende Budroni e Zanda – Possiamo comunque già dirci molto soddisfatti per come è andata”.