Mara Venier è finita nel mirino della Commissione di Vigilanza Rai. Colpa della puntata di Domenica In del 19 novembre scorso e del lungo spazio in cui si era discusso della morte di Giulia Cecchettin. Tra gli ospiti di quel blocco erano state invitate a parlare anche invitate due esponenti del centrodestra, Rita Dalla Chiesa di Forza Italia, e Simonetta Matone, della Lega. Le parole di quest’ultima avevano immediatamente acceso il dibattito sui social, in particolare per il riferimento alle “madri normali”, e poi la polemica politica con alcuni esponenti del Partito democratico che siedono in commissione di Vigilanza Rai, i quali avevano annunciato un’interrogazione. Il motivo? Il fatto che “per discutere di una questione sulla quale serve la massima unità, la Rai decida di far parlare solo una parte, fornendo ancora una volta un cattivo esempio di pluralismo”. Proprio di questo, dell’assenza dell’opposizione a Domenica In, si è discusso nell’ultima audizione dell’amministratore delegato Rai Roberto Sergio e del direttore generale Giampaolo Rossi in commissione.
I vertici Rai hanno risposto all’interrogazione spiegando che la Matone e la Dalla Chiesa “erano ospiti erano a Domenica In a titolo di opinioniste”, come riporta il Corriere della Sera. Una replica che non è piaciuta al capogruppo Pd in Vigilanza, Stefano Graziano, ma neppure ad Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) e Maria Elena Boschi (Iv): quest’ultima, in particolare, ha usato l’arma dell’ironia, replicando con “diteci il criterio così possiamo regolarci anche noi”. Ma i temi caldi sul piatto della discussione erano diversi: dal “caso” Paolo Corsini – dopo le sue parole alla festa di Atreju è in corso un’istruttoria, hanno fatto sapere Sergio e Rossi – a quelli relativi al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il suo sottosegretario Vittorio Sgarbi, che hanno diffidato rispettivamente Un giorno da pecora e Report. Un altro terreno di scontro tra maggioranza e opposizione sono poi state le parole di Rita Dalla Chiesa, la quale ha chiesto ai vertici Rai di difendere il regista Michele Guardì dopo il caso dei fuorionda di Striscia la notizia.
“Non ha mai tradito il servizio pubblico”, ha spiegato la deputata di Forza Italia, innescando la replica del Movimento 5 Stelle, che l’ha accusata di “conflitto di interessi” perché la figlia Giulia lavora proprio in un programma di Guardì. “Ho chiesto al direttore generale e all’amministratore delegato di difendere l’azienda e uno dei suoi maggiori professionisti, che ha lavorato in Rai per 40 anni creando programmi di successo che resteranno nella storia, al fianco di conduttori del calibro di Fabrizio Frizzi, Milly Carlucci, Massimo Giletti, Alberto Castagna e tanti altri. So benissimo, quindi, di chi sto parlando e chi sto difendendo”, ha controreplicato la Dalla Chiesa. Quanto alla figlia, ha poi aggiunto: “Lavora con Michele Guardì da soli tre mesi come semplice redattrice, i grillini dimostrano di non essere nemmeno informati. Mia figlia è cresciuta in Rai e la sua professionalità l’ha fatta lavorare, da ormai vent’anni, in tante altre trasmissioni”.