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“A 27 anni sono alta 2 metri e 15, sono la donna più alta del modo. Per farmi viaggiare in aereo la Turkish Airlines ha tolto dei sedili”

Affetta dalla rarissima Sindrome di Weaver che colpisce solo 50 persone in tutto il pianeta, Rumeysa Gelgi racconta la sua storia in un documentario

di Simona Griggio

Per farla viaggiare la Turkish Airlines ha dovuto rimuovere dei posti. Rumeysa Gelgi, attivista e ricercatrice turca, è la donna più alta del mondo. Affetta dalla rarissima Sindrome di Weaver che colpisce solo 50 persone in tutto il pianeta, racconta la sua storia in un documentario. S’intitola “A Testa Alta” ed è disponibile da oggi su Rakuten tv, una delle principali piattaforme di streaming europee, nella sezione Free. Diretto da Matthew Musson, pluripremiato documentarista con esperienza nel Guinness World Records, il film dà voce a persone con differenze visibili. Ma è anche la celebrazione della loro unicità nel quadro di una società che sia sempre più inclusiva e attenta alle differenze. In questo caso visibili come un’altezza spropositata.

Rumeysa Gelgi, che era già alta più di 1 metro e 70 a sei anni e adesso che ne ha quasi 27 ha superato i 2 metri e 15, si emoziona quando parla della sua storia. “È difficile esprimere le emozioni che provo quando ricevo messaggi come ‘Grazie alla tua storia ho capito di non essere sola’, ‘Anche io sento di potercela fare’”, dichiara in una lunga intervista all’Huffington Post.

Come è trascorsa la sua infanzia? Fra trattamenti, interventi chirurgici e visite mediche. Perché il corpo di Rumeysa si è sviluppato troppo in fretta: “La mia transizione verso l’età adulta è avvenuta in anticipo a causa del rapido sviluppo fisico, che ha richiesto un trattamento per arrestare la crescita”, rivela. Quell’intervento purtroppo le causa una pubertà precoce. A soli sei anni è alta e formata come una donna adulta. Da adolescente è una ragazza molto confusa, dichiara ancora al quotidiano. Ma è supportata da una famiglia saggia in grado di evitarle di vivere quella particolarità come un trauma. Anzi. A 17 anni Rimeysa entra a far parte del Guinness World Records: è in quel momento che inizia a condividere la sua storia. Aumentando così la fiducia in se stessa e l’autostima.

Oggi la donna è una sviluppatrice web molto soddisfatta della sua professione. Sente la sua altezza stratosferica come una particolarità, una “diversità” tutta sua. Speciale. Cos’è per lei la “diversità”? “E’ abbracciare la nostra unicità e quella degli altri, che sia qualcosa di lieve e invisibile o qualcosa di palese e complesso”, risponde.
Una unicità che va anche affrontata dal punto di vista della quotidianità. Richiede esborsi economici aggiuntivi e organizzazione. A cominciare dall’abbigliamento.

“Compro principalmente vestiti da marchi per taglie forti e li indosso come top perché le taglie per le donne di statura media sono troppo piccole o corte per me. Ma prima di indossare qualsiasi abito, devo portarlo da un sarto per farlo adattare”, spiega. Ma alcuni capi come pantaloni o leggins Rimeysa è costretta a farseli fare su misura. E per le scarpe a chi si rivolge? Le acquista dagli Stati Uniti da marchi che forniscono scarpe da ginnastica per i giocatori di basket. E poi ammette la fatica di sfidare gli ostacoli urbani, architettonici e le difficoltà logistiche ogni giorno. Alcuni luoghi per lei sono scarsamente accessibili e pieni di ostacoli: le scale interne, le pendenze ripide, gli ascensori piccoli e le porte troppo basse. Persino in aereo sono stati costretti a rivoluzionare i posti per darle spazio adeguato a viaggiare in sicurezza.

Torniamo al documentario “A testa alta”. E’ lei stessa a sorprendersi di esserne diventata la protagonista “Fino a un paio di anni fa non avrei potuto neanche immaginare di vedere un documentario dedicato alla mia storia su un noto servizio di streaming”, conclude nell’intervista. La speranza? Che possa illuminare le persone che hanno condizioni simili alla sua e che gli altri possano comprendere che avere una diversità non rende qualcuno meno “normale”. Insomma, la sua strada a testa alta è questa. Il documentario si chiude con un commovente discorso in cui lei parla a un gruppo di persone con capacità diverse. Nel racconto non mancano incontri con altre eccezionalità: come quello con la donna più bassa del mondo. Ma al di là della curiosità l’invito è uno solo: considerare le differenze come risorse.

“A 27 anni sono alta 2 metri e 15, sono la donna più alta del modo. Per farmi viaggiare in aereo la Turkish Airlines ha tolto dei sedili”
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