La Procura di Roma ha chiesto otto condanne e due assoluzioni, tra cui quella di Tiziano Renzi (padre dell’ex premier Matteo) nel primo grado del filone principale del processo per il caso Consip. In particolare, il pm Mario Palazzi ha chiesto condanne a cinque anni per l’imprenditore Carlo Russo, a un anno e dieci mesi per il maggiore del Noe dei Carabinieri Gianpaolo Scafarto, a due anni e mezzo per l’imprenditore Alfredo Roma. Di un anno le richieste di pena per l’ex ministro Luca Lotti, l’ex parlamentare Italo Bocchino, l’ex generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia e l’ex presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni; tre mesi per il colonnello dell’Arma Alessandro Sessa. Oltre che per il padre di Renzi, l’assoluzione è stata chiesta anche per Stefano Massimo Pandimiglio. Nel processo sono contestati a vario titolo i reati di traffico di influenze illecite, rivelazione il segreto, falso, favoreggiamento, millantato credito e tentata estorsione. È caduta, invece, l’accusa di depistaggio nei confronti di Scafarto.

“Sono passati sette anni esatti dal 22 dicembre 2016, quando sono stato designato alla trattazione di questo procedimento”, ha esordito il pm Palazzi aprendo la sua requisitoria di fronte all’Ottava Sezione penale del Tribunale. L’indagine, ha ricordato, è stata “complessa, funestata da una serie infinita di fughe di notizie sia interne che esterne” e ha avuto “una vastissima eco per i soggetti coinvolti e un’ampia utilizzazione a fini politici”, mentre il processo è passato per “un’attività istruttoria amplissima, che ha attraversato il periodo Covid con i conseguenti rallentamenti”. Si tratta, ha sottolineato però, di un processo “destinato più alla storia che alla giustizia perché molti o quasi tutti questi reati saranno travolti dalla prescrizione. È irragionevole pensare che si arrivi a un giudizio definitivo senza la mannaia della prescrizione. Eppure sembra che la prescrizione sia ancora una volta una priorità per questo Paese”, ha detto, in riferimento alla riforma proposta dalla maggioranza e in discussione in Parlamento.

Il processo, nato a Napoli, era stato trasferito nella Capitale per competenza territoriale: il “grande accusatore” è l’ex ad di Consip Luigi Marroni, che ha raccontato ai magistrati come Lotti, insieme al generale Saltalamacchia, gli avesse rivelato l’esistenza di un’indagine in corso sulla società. Sentito in aula il 26 aprile del 2022, Marroni parlò anche di Tiziano Renzi, affermando di essere stato contattato da lui nel settembre del 2016. “Mi chiese di incontrare un suo amico, il manager Carlo Russo, dicendo che aveva molti progetti. Poco dopo venni contattato da Russo, il quale mi disse che a dargli il mio numero era stato Lotti. Russo mi chiese di aiutare un’azienda nell’ambito di una nostra gara, spendendo con me i nomi di Tiziano Renzi e di Verdini, e mi disse che il mio destino professionale sarebbe dipeso da ciò che avrei fatto. Rimasi sorpreso, frustrato e umiliato da quelle minacce. Ero preoccupato e in effetti poi è andata come diceva Russo, perché alla fine sono stato cacciato e non ho più trovato un lavoro”.

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