Si parte dal voto contrario della Camera sul Mes, che lo ha lasciato stupito: “Mi sembrava inevitabile che alla fine il voto sarebbe stato favorevole. Ma non avevo messo in conto la follia”. In un’intervista a Repubblica, Romano Prodi ragiona della bocciatura parlamentare alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità. Parla di “molte e gravi” conseguenze. Ingiustificate perché “ratificarlo non significa utilizzarlo. Quindi non costa proprio nulla”. Così “ci si mette sul piano di Orban”. Quanto all’intesa sul nuovo Patto di stabilità, l’ex premier sottolinea che l’Italia “non ha contribuito alla stesura dell’accordo, si è semplicemente accodata alla posizione della Francia”. Rinunciando anche al ruolo di mediatore: “Non esattamente un successo diplomatico”.
Insuccessi del governo Meloni che tuttavia l’opposizione non sarebbe in grado di monetizzare da posizioni distanti, come quelle espresse nel voto sul Mes. “L’opposizione, divisa, non ha alcuna speranza di rimontare su questa maggioranza, né su altre. Chiamatelo campo largo, chiamatela coalizione, chiamatela federazione…come volete voi. Ma quello è l’unico scenario possibile per sperare di vincere”, spiega Prodi. Ma al momento c’è poco da fare: “Solo dopo il voto, si potrà tornare a ragionare di unire l’opposizione. Il voto europeo, essendo proporzionale, spinge ogni partito a cercare di prevalere sugli altri”. E non solo. L’ex premier si concentra sul Partito democratico che alle europee dovrà “confermarsi primo partito dell’opposizione. E sarà anche molto importante vedere in che modo, cioè con quanto vantaggio, risulterà primo”. Ma per raggiungere il risultato, è l’avvertimento al suo partito, “dovrà cercare di tenere a bada le differenze interne che, così come succede nei vari partiti, si vorranno misurare e pesare con le urne”.
“Compito duro per Elly Schlein“, avverte Repubblica a sua volta. “Lo sarebbe per chiunque, in una fase come questa. È logico che spetti a lei il ruolo di referente, è auspicabile che intorno a lei tutti capiscano che senza un’armonia degli ingranaggi ogni risultato diventa molto complicato da raggiungere”. E qui risponde a Massimo Cacciari che, pur con tutta la stima nei confronti di Prodi, ha trovato “vecchia” l’immagine di lui a fianco di Schlein, metre quella di Giorgia Meloni sul palco con Elon Musk sarebbe “decisamente più attrattiva”. “Non lo so, io penso solo che Meloni in quell’immagine riflettesse la sua deferenza nei confronti dei poteri forti, altro che underdog. Oltre a sconfessare tutti i valori sulla famiglia e il concepimento che sbandiera e che certo Musk non incarna: da un lato resta pur sempre un emigrante e dall’altro porta avanti valori etici che Meloni ha definito reato universale”.