Nelle ultime ore sui social è in corso un dibattito che ruota attorno all’etichetta dell’ormai stranoto Pink Christmas di Balocco firmato dall’influencer lo scorso anno
Un dettaglio che potrebbe aprire nuovi dettagli sul “pandoro gate” di Chiara Ferragni. Nelle ultime ore sui social è in corso un dibattito che ruota attorno all’etichetta dell’ormai stranoto Pink Christmas di Balocco firmato dall’influencer lo scorso anno, per il quale la Ferragni è stata multata dall’Antitrust con una sanzione di oltre un milione di euro (sanzione contro la quale ha annunciato di voler far ricorso) per il quale la Procura di Milano ha aperto un’indagine. Ma cosa c’è scritto su questa “famigerata” etichetta che tanto scalda gli animi e le discussioni su X e Instagram? “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’Ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing”, si legge sul talloncino attaccato ai pandori. Proprio questa dicitura, secondo alcuni utenti, aprirebbe ipotesi nuove.
“Se è solo questa l’indicazione sul famoso pandoro, Ferragni vince la causa in due minuti”, hanno scritto diversi utenti, sottolineando come non fosse riportato alcun riferimento al fatto che per ogni pandoro acquistato ci sarebbe stata una donazione, bensì veniva lasciato intendere che Ferragni e Balocco avrebbero sostenuto l’ospedale torinese. Un’analisi piuttosto semplicistica, va detto, perché se è vero che l’etichetta non sembra riportare una correlazione diretta tra singoli pandori venduti e donazione, è altrettanto vero che le motivazioni che hanno portato l’Antitrust a comminare la sanzione si concentrano anche sull’attività di lancio e di promozione del pandoro.
Mentre le polemiche non accennano a placarsi, in molti si domandano quale exit strategy metterà in campo la Ferragni. L’analisi più tranchant è quella di Roberto D’Agostino, il fondatore di Dagospia e attento osservatore dei costumi italiani, secondo cui l’immagine dell’influencer è irrimediabilmente compromessa: “La Ferragni può cambiare mestiere. Si è giocata la credibilità. La domanda la faccio io: come può pensare di andare avanti dopo quello che è successo?”.