Tra Natale e Capodanno c’è un picco di attacchi cardiaci, tanto che negli USA si parla di “Holiday Heart Syndrome”. Sotto accusa è in primis l’eccesso di alcol del periodo, con brindisi e aperitivi quotidiani. Per far danni bastano anche bevande leggere ritenute innocue, come vino e birra: l’alcol eccita le cellule del cuore, incrementa la frequenza cardiaca ed espone al rischio di aritmie come la fibrillazione atriale.
Il cuore va a mille
La fibrillazione atriale (FA) è un’alterazione del ritmo degli atri. “Il cuore ha un ritmo stabile di circa 1 battito al secondo dato da un pacemaker naturale, detto nodo del seno. Nella fibrillazione atriale questo ritmo regolare viene sostituito da uno caotico, molto più veloce e irregolare”, spiega il dottor Massimo Grimaldi, cardiologo e direttore dell’U.O.C. di Cardiologia e U.T.I.C. dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA). “I ventricoli cardiaci si contraggono irregolarmente anche ben oltre i 100 battiti al minuto, mentre gli atri possono attivarsi anche oltre 500 volte al minuto”. L’attivazione rapida e irregolare del cuore causa sintomi come palpitazioni, astenia, vertigini, senso di svenimento, fiato corto, dolore toracico. Le conseguenze? “Le ininterrotte contrazioni atriali facilitano la formazione di coaguli di sangue nel cuore (trombi) che, se migrano nel resto dell’organismo, diventando emboli”. E insorgono guai a livello dell’organo colpito: ictus, embolia polmonare, infarto miocardico, intestinale o renale.
Alcol e cuore
“Anche a piccole dosi, l’apporto di alcol aumenta il rischio di fibrillazione atriale”, avverte uno studio uscito nel 2021 su American Journal of Cardiology. Per fare danni, si legge, bastano 14 g di alcol etilico al giorno (cioè 150 cc di vino, 330 cc di birra o 50 cc di un superalcolico a 40°); per ogni dose giornaliera in più, il rischio incrementale di FA sale di circa il 10%. Anche l’alcol assunto solo nel weekend può indurre un’aritmia cardiaca, seppure passeggera, avverte il dott. Grimaldi. Tutto ruota intorno ai nostri due sistemi organici: il simpatico, che accelera, e il vago, che rallenta. “L’alcol stimola notevolmente il tono vagale, favorendo la fibrillazione”. Anche una ricarica disomogenea delle cellule atriali contribuisce alla fibrillazione atriale. “L’assunzione continuativa ed eccessiva di alcol, inoltre, può causare una cardiomiopatia alcolica per un danno diretto sul muscolo cardiaco. In questo caso il cuore perde forza ed insorge lo scompenso cardiaco”. In più l’alcol è associato a molti danni fisici e mentali, in quanto colpisce tutti gli organi causando tumori, malattie cardiovascolari, diabete ecc. Per l’OMS non c’è soglia di consumo sicura.
Controllare la fibrillazione
Per controllare questa aritmia, ma non sempre risolverla del tutto, ci sono farmaci anticoagulanti, betabloccanti e antiaritmici. “In caso di forme persistenti si può intervenire anche con la ‘cardioversione elettrica esterna’, uno shock elettrico dotato di molta energia che attraversa il cuore in un brevissimo tempuscolo, azzerando l’attività elettrica caotica che poi riparte normalmente. Con questa terapia il rischio di recidive è del 50% circa nel medio periodo. Un altro intervento mininvasivo è l’ablazione transcatetere, che avviene in anestesia locale inguinale e punta a eliminare le aree che provocano la fibrillazione atriale”, spiega il cardiologo. Ma meglio ancora è prevenire la problematica che, secondo uno studio italiano, interessa l’1,5% della popolazione. Ci sono fattori di rischio non modificabili, come l’età – dopo gli 80 anni, è interessato il 10% della popolazione – e altri modificabili, come sovrappeso e obesità.
Uno stile di vita amico del cuore
“Bisogna prima di tutto tenere sotto controllo i fattori di rischio per la malattia cardiovascolare, come ipertensione e colesterolo”, avverte Grimaldi. L’alimentazione ricca di sale e di grassi (al top nel periodo natalizio) è nemica del cuore, e stimola la fibrillazione atriale. Invece la dieta mediterranea, ricca di vegetali carichi di antiossidanti e micronutrienti, è una valida alleata, anche per l’equilibrio della flora intestinale: infatti secondo una review del 2023 ci sarebbe un’associazione tra disbiosi (squilibrio dei batteri) e progressione della fibrillazione. È importante anche bere molto (acqua, tisane, brodi…): la disidratazione indotta dall’alcol incide sulla FA e sul cuore in genere. Assolto il caffè (1-3 tazze al dì): “Addirittura secondo alcuni studiosi proteggerebbe dalla FA”. Ma fumo al bando: nel 2018 un’ampia metanalisi concludeva che, rispetto a chi non fuma mai, chi lo fa ha un rischio di FA accresciuto del 33%.
L’attività fisica è come sempre essenziale. “Il movimento va però effettuato in giusta misura, senza esagerare, perché in certi casi, per esempio per i maratoneti, può aumentare eccessivamente il tono vagale e facilitare così l’aritmia”. Interrompere la quotidianità – o, in queste feste, le lunghe sedute a tavola – con una bella passeggiata contribuisce anche a ridurre lo stress, associato alla fibrillazione al pari delle emozioni (rabbia, ansia, tristezza): in questo senso, qualsiasi forma di rilassamento è benvenuta.
Allegria analcolica
Alcol, lauti pasti, sedentarietà, magari anche una litigata con la nonna e stress alle stelle… Conviene forse riconsiderare il nostro approccio alle feste. Comunque, non serve l’alcol per stare allegri, e tanto meno nei brindisi vanno coinvolti “i minorenni, il cui sistema digerente non è ancora pronto a metabolizzarlo in maniera adeguata. Un ‘goccino’ non farà male, si pensa… ma si rischia di non considerare la pianta che germinerà da quel seme appena seminato” conclude Grimaldi.