Evviva la contaminazione di genere. La Divina Cometa, titolo che allude al capolavoro dantesco, e Mimmo Paladino, profeta della Transavanguardia, attinge alla Commedia di Dante e la rilegge in chiave contemporanea. E’ una sorta di sacra rappresentazione, un presepe di personaggi in pellegrinaggio in un desolato sud fuori dal tempo, arso dal sole, un deserto western. Mimmo si ispira un po’ al teatro epico di Brecht e un po’ al “Settimo Sigillo” di Bergman, senza dimenticare la lezione di Natale in casa Cupiello di Eduardo. Come nel presepe si mescola alto e basso. Nell’alto ci sono gli angeli, nel basso ci sono le lavandaie. C’è una stazione ferroviaria abbandonata in mezzo al nulla, il capostazione interpretato da uno strepitoso Sergio Rubini che fa una scommessa con se stesso: “ Se il treno arriva in ritardo, ho vinto io, e mi premio con un caffè. Se arriva in orario, ho perso. E mi faccio un caffè”. E’ il fatalismo napoletano. I blocchi di ghiaccio sono come la clessidra, il loro sciogliersi segna lo scorrere del tempo. Il girone dantesco diventa il mattatoio dove Toni Servillo è il dannato conte Ugolino. Ruolo cameo anche per Francesco De Gregori che dialoga con l’asinello che ha l’espressività di un umano. I tre re magi portano in dono la musica, la poesia, la pittura. Ma c’è anche il quarto re magio che porta il “Nulla”, ma il nulla è anche il tutto, è lo spazio vuoto da riempire. Il loro dono è la bellezza alla quale tutti tendiamo.
Anche il cinema di Mimmo è una tela da riempire con le tre Furie, gli da voce e anima Cristina Donadio. La gestazione è stata lunga, cominciata durante il lockdown, Eduardo Cicelyn, ha inventato il Museo Madre, gallerista di Mimmo e funambolo della parola scritta ha dato corpo alla sceneggiatura. La Divina Cometa è corale, si recita en famille. Per Ginestra Paladino, la figlia, è il ritorno alla casa promessa. Recitano insieme a lei con la destrezza della spontaneità i suoi figli, Leandro, Ettore e Pietro. Leandro e Azzurra, una coppia anche nella vita, sono Paolo e Francesca del celeberrimo “Amor ch’a nullo amato amar perdona”.
Cesare Acetta non è solo il direttore della fotografia, la sua ricerca della luce diventa sempre piú un viaggio filosofico. Per lui il cinema è scolpire la luce. La Divina Cometa è anche un libro/cofanetto con fotografie emozionanti di Pasquale Palmieri
Mimmo intende il cinema come una fabbrica rinascimentale trasferita nel lacontemporaneità. Da subito ci hanno creduto i produttori Andrea e Alessandro Cannavale, figli d’arte, figli di Enzo, il totem del teatro napoletano.
Mimmo, sempre attratto dal senso di profondità, di voragine, di mistero. La sua Madonna non sorride, ha la schiena spezzata dalla fatica. Sono le madonne che sbarcano sulla spiaggia di Lampedusa dove è stata appena restaurata la sua “Porta d’Europa” installazione di forte impatto emotivo. Una di queste barche, miracolosamente sopravvissuta, Mimmo la trasporta nel paesino diroccato di Apice nel beneventano. Fino alla piazza ricoperta di polvere dorata. E dall’inferno (quotidiano di ognuno di noi) uscimmo a riveder la stelle.
Il 24 dicembre alle 21.15 su Sky Arte per una Visione, per una Lezione di buon cinema. Fatto con arte.