“Scarta la carta!” è una delle frasi più amate dai bambini, perché prelude l’arrivo di un pacchetto regalo con un bel giocattolo. Una felicità limitata dato che in presenza di giochi in plastica il bimbo potrebbe entrare in contatto con gli Ftalati, un gruppo di sostanze riconosciute come interferenti endocrini e collegate a difficoltà riproduttive, a perturbazioni nello sviluppo corporeo, a problematiche respiratorie e a conseguenze renali e sul fegato. Per i bambini, che sono molto più ricettivi degli adulti agli effetti nocivi degli elementi chimici, gli ftalati rappresentano un rischio rilevante. Sono presenti, infatti, in numerosi giochi perché conferiscono maggiore flessibilità ai materiali plastici.

Non si vedono e non si sentono eppure fanno tanti danni: l’Agenzia europea per le sostanze chimiche e una letteratura scientifica decennale mettono in relazione la loro esposizione nei primi anni di vita (periodo fetale e infantile) con danni alla salute pediatrica, tanto che l’Unione Europea ha limitato l’uso di alcuni ftalati nei giocattoli per bambini e nei prodotti per l’infanzia. Ma attenzione, i piccoli non sono per questo completamente tutelati.

Il Ministero della Salute gli individua tra i principali rischi per la salute dei giocattoli non conformi. Dall’esame del sistema comunitario Rapex risulta che “circolano sui mercati europei giocattoli realizzati in plastica morbida (bambole, maschere di carnevale, giochi da bagno, braccioli e ciambelle etc.) che contengono ftalati. Sono sostanze tossiche per la riproduzione, assoggettate a restrizione europea; il loro utilizzo non è consentito, a concentrazioni superiori allo 0,1%, né nei giocattoli, né negli articoli destinati all’infanzia”, come anche ha dichiarato da tempo l’Environmental Working Group.

Inoltre, la presenza di altri elementi tossici come il benzene nei feltrini delle sommità dei pennarelli per migliorare la fluidità e prolungarne la durata, del piombo e del cromo nelle vernici di rivestimento dei prodotti, e dei solventi/idrocarburi nei manubri delle biciclette, è altrettanto preoccupante. A questo si aggiunge una considerazione sulle microplastiche. I neonati e i bambini si sa, amano mettere in bocca ogni oggetto che capita loro fra le mani e quelli in plastica sono sovente i più bramati.

Questa sgranocchiare è però ben poco salutare dato che i bimbi possono così ingerire frammenti di materiale plastico poco visibili all’occhio umano. Il gattonare poi, può essere un modo in più per assimilare le polveri contenenti microfibre dei tessuti sintetici e altre microplastiche. Uno studio guidato dal ricercatore Kieran Cox e pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology afferma che ogni individuo arriverebbe a consumare fino a 52.000 particelle di microplastica l’anno, con una variabilità a seconda dell’età e del sesso. Una stima che potrebbe raggiungere le 121.000 particelle se si considera anche l’inalazione. Agire pensando alle proprie scelte di consumo per ridurre il rischio di esposizione agli ftalati nei giocattoli e di ingerimento di microplastiche, è una saggia possibilità.

Come fare nella pratica? Per prima cosa si deve verificare che sulla confezione del gioco, oltre agli slogan accattivanti e ai colori vistosi, vi sia la scritta “Phthalates Free” o quella in italiano “Senza Ftalati”. Anche se può essere scontato, meglio ribadirlo: un’attenzione al rispetto delle normative di sicurezza è un altro passo in più per la sicurezza nei confronti dei piccini. Attenzione quindi ai colossi extraeuropei che importano in Italia prodotti plastici di vario genere a prezzi stracciati. Meglio fare qualche controllo aggiuntivo sulle certificazioni.

I materiali più naturali e alternativi alle plastiche, come il legno, il bambù e i tessuti organici, donano infatti una maggiore tranquillità. Un’indagine condotta dalla British Heart Foundation, che ha coinvolto oltre 2.000 partecipanti, ha rivelato che oltre il 25% dei genitori confessano di dare via giocattoli perfettamente funzionanti e che i bambini possiedono nella media 4 giochi ai quali non hanno mai dato un’utilità ludica. Il consiglio finale è presto detto: meglio comprare un gioco di meno, ma di qualità, per tutelare la salute e il rischio di far assimilare i pericolosi ftalati.

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