Il capolavoro della discordia. Chissà Jacopo Carucci da Pontorme – in arte semplicemente Pontormo – come avrebbe commentato il fatto che la sua Visitazione, dipinta tra il 1526 e il 1528 (e comunque prima del 1538), mezzo millennio dopo sarebbe stata al centro di una contesa politica, invece che stilistica o economica. Questa è dovuta al luogo dove l’opera è conservata – la Pieve dei Santi Michele e Francesco di Carmignano, in provincia di Prato -, che versa in condizioni pessime, a tal punto da richiedere la rapida rimozione del capolavoro e delle altre opere in esso contenute, per dar luogo a degli interventi di restauro architettonico non più procrastinabili: “Attualmente la chiesa è chiusa al pubblico perché inagibile – ha detto Antonella Ranaldi, soprintendente
Di quel luogo sacro e dei rischi che correva il patrimonio storico-artistico lì presente, ce n’eravamo già occupati nell’agosto del 2018 e quell’opera, così emozionante, ma anche così fragile, all’epoca era costretta a girare il mondo per tentare di racimolare un milione di euro allora necessario per restaurare la Pieve. Evidentemente si trattò di un’operazione poco riuscita perché cinque anni dopo la Visitazione dovrà traslocare dalla sua sede per lasciar spazio al cantiere che verrà allestito. “Una volta messa in sicurezza la chiesa – ha aggiunto Ranaldi – si darà il via ai lavori, ma per questo è necessario reperire i fondi, che ammontano a circa 1,2 milioni di euro; i lavori saranno a carico della Diocesi di Pistoia, con l’aiuto degli enti come la Regione, il Comune e la soprintendenza”.
E qui iniziano i problemi. La proprietà del capolavoro di Pontormo è della Diocesi di Pistoia, ma la soprintendenza è responsabile della tutela del bene storico artistico del territorio, in quanto notificato. Così, verificato che nel territorio comunale di Carmignano non vi erano altri luoghi adatti dove conservare temporaneamente le opere provenienti dalla Pieve dei Santi Michele e Francesco (“è stata la prima opzione – dice ancora Ranaldi – ma la sede proposta dal Comune, il Museo di Artimino, non è assolutamente adeguata”),si è fatto avanti il Comune di Prato che ha offerto alla Diocesi pistoiese di “ospitare” la Visitazione e gli altri oggetti d’arte. A quel punto è iniziata la bagarre.
Il sindaco di Carmignano, Edoardo Prestanti, si è sentito scavalcato e se l’è presa con il Comune di Prato, guidato dal centrosinistra come il suo, e contro il segretario provinciale del Pd, per quello che lui chiama il “furto morale” della Visitazione del Pontormo, che la soprintendenza e la Diocesi di Pistoia hanno deciso di spostare nel museo civico di Prato. Per tutto ciò Prestanti ha già minacciato di lasciare il Partito democratico, tuttavia non ha fatto cenno al fatto che per un anno, tra il maggio 2018 e l’aprile 2019, la Visitazione fu in tournée a Firenze e poi negli Stati Uniti, privando cittadini e turisti della sua vista all’interno della Pieve a breve interessata dai necessari restauri.
A Prestanti ha subito risposto per le rime Matteo Biffoni, primo cittadino di Prato, che a TV Prato ha detto: “Noi ci siamo semplicemente messi a disposizione per la tutela del bene. Mi sarei aspettato un grazie”. A fronte del rischio che l’opera si rovini, sottolinea il sindaco, “c’è un altro posto a Carmignano dove si può mettere il Pontormo, e tenerlo in massima sicurezza? Il proprietario dell’opera, cioè la Diocesi di Pistoia, e la soprintendenza, non il Comune di Prato, dicono di no, e che il posto migliore è il posto più vicino a Carmignano, che è il Pretorio di Prato, che lo ospita, lo tiene lì in sicurezza, lo valorizza per quello è possibile, e appena possibile lo riporta da dove è venuto”. Biffoni ha poi pronunciato una frase che quanto meno lascia perplessi: “Il rischio, se non viene a Palazzo Pretorio, è che vada a Firenze o a Pistoia, o non si sa dove. Mi sembra una cosa molto logica. Se qualcuno pensa che volessimo portare via il Pontormo, si poteva fare 10 anni fa, e non lo abbiamo mai fatto. Carmignano è un Comune amico”. In pratica è l’eterna lotta per i beni culturali tra Prato e Firenze che fa da discriminante in questa storia, con l’aggiunta di un pizzico di spacconeria e di considerazione che tra “Comuni amici” certe faccende sia possibile regolarle, meglio che con le leggi vigenti.
Come se non bastasse sono da registrare due interventi in poche ore del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, il quale all’inizio non voleva sentir parlare di spostamento del capolavoro dalla Pieve – “una scelta davvero incomprensibile” l’aveva definita – salvo poi ripensarci (anche perché la soprintendente Ranaldi è in costante contatto con il sottosegretario) e ha scritto al sindaco di Carmignano per comunicargli che proporrà al neodirettore delle Gallerie degli Uffizi, Simone Verde, di ospitare agli Uffizi la Visitazione del Pontormo, capolavoro del Rinascimento italiano. Se proprio sarà necessario il trasferimento, come appare chiaro, secondo il sottosegretario “sarà meglio per un’efficace comunicazione ospitarla in un museo dove potrà essere ammirata da migliaia di visitatori al giorno, e non certo a Prato. Il ministero, d’intesa con la soprintendenza, è disposto a fare la sua parte”.
La vicenda potrebbe avere sviluppi ulteriori, comunque è chiaro che la Visitazione di Pontormo è ormai considerata alla stregua di un trofeo da esibire a ogni costo, col riparo del luogo comune della valorizzazione del bene. Ma c’è un però: tra un po’ chi vorrà vedere il Pontormo, lontano dalla sua sede abituale, dovrà pagare un biglietto, cosa che invece non accadeva nella Pieve di Carmignano. Né Biffoni né Sgarbi paiono minimamente interessati a questo “piccolo dettaglio”, tant’è che proprio il sottosegretario, per esempio, si è guardato bene dal proporre che l’opera di Pontormo rimanesse in zona, per esempio con un’esposizione straordinaria negli spazi della Villa Medicea di Poggio a Caiano: è a soli 5 chilometri dalla Pieve, è di committenza medicea, appartiene allo Stato, è patrimonio Unesco, qui si possono ammirare le lunette di Pontormo e l’ingresso è gratuito. A Palazzo Pretorio di Prato, distante quasi 14 chilometri dalla Pieve, il biglietto d’ingresso costa otto euro. Tutto sommato, quindi, pare realmente più un’operazione dettata da motivazioni politiche anziché culturali.