Anche a Natale la guerra continua a mietere vittime nella Striscia di Gaza. Le bombe israeliane hanno colpito la zona dei campi profughi di al-Maghazi e al-Bureij. Funzionari medici palestinesi parlano di oltre 100 vittime, per quello che viene ritenuto uno tra i più mortali bombardamenti israeliani su Gaza. La maggior parte delle vittime, secondo quanto riporta al Jazeera, sarebbero donne e bambini. Intanto cresce la tensione con l’Iran e il rischio di un ampliamento del conflitto, mentre rompe il silenzio il leader di Hamas a Gaza Sinwar che, nel primo discorso dopo il 7 ottobre, si dice “fiducioso nella vittoria”. Netanyahu, dall’altro fronte, ricorda che la “guerra sarà ancora lunga”.

Ucciso generale dei Guardiani in Siria e l’Iran minaccia Israele – Un generale delle Guardie rivoluzionarie, l’esercito ideologico iraniano, è stato ucciso in Siria in un attacco vicino a Damasco attribuito a Israele. Il generale Razi Moussavi, uno dei consiglieri più esperti dei Guardiani in Siria, è stato ucciso” in un “attacco del regime sionista poche ore fa” nel quartiere di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco, ha riferito l’agenzia iraniana Irna. Notizia confermata direttamente dall’Iran che minaccia Israele: “Senza dubbio, questo atto malvagio è un altro segno della frustrazione e dell’impotenza del regime sionista usurpatore nella regione, che pagherà sicuramente per questo crimine“, ha detto il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, in un messaggio di condoglianze.

Ricompare Sinwar con un discorso – E oggi è stato anche il giorno del primo messaggio pubblico – dopo gli attentati del 7 ottobre – del leader di Hamas a Gaza. Yahya Sinwar ha rotto il silenzio affermando che la fazione islamica sta affrontando una “battaglia feroce e senza precedenti” contro Israele, aggiungendo che Hamas non si sottometterà mai alle “condizioni dell’occupazione”. In un discorso alla leadership politica di Gaza, riferita tra gli altri dal Times of Israel, Sinwar si è detto fiducioso nella vittoria sostenendo che Hamas è riuscita a uccidere “più di mille soldati” nemici, cifra molto lontana dal bilancio ufficiale delle autorità israeliane che stimano a poco più di 150 il numero dei soldati caduti finora.

L’attacco nel campo profughi – Secondo al Jazeera le bombe israeliane sono cadute su case ed edifici, distruggendo quartieri e infrastrutture, comprese le strade che conducono dentro e fuori dai due campi profughi della Striscia. Mentre si scava anche a mani nudi tra i resti degli edifici, un portavoce dell’ospedale Al-Aqsa ad al Jazeera ha dichiarato che “ci sono ancora feriti e cadaveri sotto le macerie”. Il bilancio totale delle vittime nella Striscia dal 7 ottobre sarebbero salito già a 20.674, secondo quanto denuncia il ministero della Salute di Gaza.

“Reparti di terra israeliani nei campi profughi” – Mentre la radio militare israeliana ha fatto sapere che l’esercito di Tel Aviv ha avviato una “verifica” sull’attacco aereo condotto nella notte, un membro del gabinetto di guerra israeliano – il leader del partito ortodosso “Shas” Arie Der – ha comunicato che reparti di terra dell’esercito israeliano sono entrati “all’alba di oggi nei campi profughi nel settore centrale” della Striscia di Gaza: “Adesso possiamo dire dunque che Zahal (acronimo delle forze armate, ndr) si trova in tutta la Striscia”, ha aggiunto. Intanto Save the Children condanna l’attacco al campo profughi definendolo “un altro episodio dell’orrore in corso a Gaza”. “Le famiglie, i bambini non sono bersagli e devono essere protetti. C’è bisogno di un cessate il fuoco immediato e definitivo per porre fine a questa tragedia”, scrive l’Ong su X. Anche il Papa per il suo messaggio di Natale ha rivolto un pensiero al Medi Oriente: “Rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio – ha detto il Pontefice in piazza San Pietro – Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti”.

Hamas respinge piano egiziano – Sul fronte della diplomazia, però, non arrivano buone notizie. Hamas e la Jihad Islamica hanno, infatti, respinto la proposta egiziana di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. Lo scrive Haaretz citando notizie ottenute dall’Egitto. Il piano egiziano, sostenuto dal Qatar, prevede un nuovo scambio di prigionieri, seguito da un cessate il fuoco permanente e dalla futura costituzione a Gaza di un governo di tecnocrati. Dalla Striscia anche il sito di informazione Gaza Report scrive di aver appreso che Hamas e la Jihad islamica “hanno respinto ufficialmente” il piano egiziano.

Netanyahu: “Guerra sarà ancora lunga” – La guerra a Gaza “sarà lunga e non volge ancora al termine”: lo ha affermato il premier Benyamin Netanyahu in una seduta alla Knesset della lista parlamentare del Likud. Di ritorno da un incontro con militari impegnati a Gaza, Netanyahu ha detto di aver sentito da loro una netta volontà di “andare fino in fondo”. “Anche se sulla stampa e alle televisioni locali emergono perplessità – ha affermato – noi non cessiamo di combattere. E approfondiremo i combattimenti anche nei prossimi giorni. Dobbiamo avere pazienza, – ha concluso – restare uniti e perseverare nello svolgimento della nostra missione”. Lo stesso Netanyahu è stato contestato dalle famiglie degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra contro Hamas. “Ora, ora”, hanno scandito i parenti degli ostaggi in diversi momenti del discorso, mentre il primo ministro dichiarava che le forze israeliane avevano bisogno di “più tempo” per garantire il loro rilascio continuando le operazioni nel territorio palestinese.

I 3 requisiti per la pace di Netanyahu – Sono tre, secondo il premier israeliano Benyamin Netanyahu, i “requisiti preliminari per la pace con i palestinesi a Gaza”. “Hamas – ha spiegato in un’intervista al Wall Street Journal – deve essere distrutto, Gaza smilitarizzata e va fermata l’istigazione all’interno dell’Autorità nazionale palestinese” nei confronti di Israele. “L’aspettativa” che l’Anp governi la Striscia, ha concluso il premier israeliano, “è un sogno“.

Israele nega visto a due funzionari Onu – Intanto il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha annunciato di aver negato il visto e non voler prolungare un altro a due funzionari dell’Onu in Israele. Lo annuncia lo stesso ministro su X affermando di non voler più “lavorare con chi coopera con la propaganda di Hamas“. “Il comportamento delle Nazioni Unite dal 7 ottobre – scrive il ministro su X – è una vergogna per l’organizzazione e per la comunità internazionale. Questa disgrazia è iniziata con il Segretario Generale che ha legittimato crimini di guerra e crimini contro l’umanità, è continuata con il Commissario per i Diritti Umani che pubblica diffamazioni infondate, e con UN Women, un’organizzazione che per due mesi ha ignorato gli atti di stupro commessi contro le donne israeliane”.

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