Il sisma di Ancona non entra nella Finanziaria e rischia di creare un corto circuito nella cosiddetta ‘filiera istituzionale’ di destra. La ricostruzione di 54 edifici privati inagibili o profondamente lesionati dalla violenta scossa del 9 novembre 2022 è infatti fuori dalla manovra economica in discussione alle Camere.

La rabbia dei terremotati è stata raccolta dal governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, che ha promesso di farsi sentire con gli organi superiori, a partire dal ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, e col suo ex vicepresidente della giunta, Guido Castelli, oggi senatore e Commissario Straordinario per il sisma del 2016. Scartando i regali di Natale i 750 terremotati del capoluogo marchigiano hanno trovato pacchi vuoti di sostanza e riempiti solo con le promesse, per ora disattese. Le promesse fatte dallo stesso Guido Castelli e poi smentite dai fatti.

Ecco cosa scriveva in uno scambio di messaggi con uno dei coordinatori del Comitato ‘7,07’ (legato all’ora della scossa ndr) che il fattoquotidiano.it ha potuto visionare. Era il 28 novembre scorso. “Senatore buon pomeriggio. Potrei chiederle se è al corrente di novità in merito alle prospettive della legge di bilancio? Le sarei profondamente grato”, scriveva Carlo Terracciano, da tredici mesi e mezzo fuori dalla sua casa da demolire e ricostruire. Messaggio a cui il senatore ascolano rispondeva, dicendo di aver ricevuto “ampie rassicurazioni” dal ministro (Musumeci ndr.) e che “sono convinto sarà inserito nel maxi emendamento governativo”.

Tutto a posto e niente in regola. Meno di un mese e lo stesso Terracciano, ostinato nella sua ricerca di giustizia e di sostegno dallo Stato, si mette al computer per leggere tutto il testo della Manovra. Arrivato alla voce ‘Emendamento per sisma Marche 2022’ della copertura finanziaria non c’è traccia. Deciso a capire dove stesse l’inghippo, Terracciano chiede così lumi direttamente alla fonte con un altro messaggio WhatsApp: “Buonasera senatore, questo è il testo che andrà in votazione il 22 dicembre. Da pagina 203 a pagina 213 dovrebbe comparire qualcosa che ci riguardi, e invece non trovo niente. Ho capito male io?”. Messaggio a cui Castelli risponde, ammettendo che il suo emendamento “è stato bocciato all’ultimo minuto”. Cosa significa? “Che la struttura sisma che coordino non ha alcun potere di istruire le pratiche di ricostruzione del vostro sisma… purtroppo”. Inutili le ulteriori richieste di chiarimento di Terraciano che, in un ulteriore messaggio in cui protesta per le case “ormai perse”, pone la domanda: “Si suppone che accetteremo passivamente la cosa?”. Il Commissario Castelli, infatti, da quel momento non risponde più.

Lo stesso senatore, in uno dei tanti video registrati nei giorni scorsi, esaltava con toni trionfalistici l’inserimento nella legge di Bilancio di 1.5 miliardi di euro per la ricostruzione del sisma 2016 in centro Italia: “Grande concretezza, questo è il vero cambio di passo che si attendeva e che oggi diventa realtà”. Peccato che dentro quel pacchetto miliardario, risorse dovute a chi da oltre sette anni vive nelle Sae, il Governo di destra non sia riuscito a trovare uno spazietto per la ricostruzione del terremoto di un anno fa, dall’aprile 2023 parificato a quello del 2016 con il riconoscimento dello Stato di Emergenza.

Da aprile 2024, poi, sarà a rischio anche lo stanziamento del Cas, il Contributo di autonoma sistemazione, per le famiglie sfollate. Per la ricostruzione ci sarebbe bisogno di una cifra importante, ma esigua se paragonata ad altri stanziamenti: “Per rimettere a posto gli edifici lesionati di Ancona servirebbero tra i 40 e i 60 milioni di euro – spiega Terracciano al Fatto.it – Ci sono 13 edifici completamente inagibili per 64 nuclei familiari e 131 persone; 29 sono interdetti parzialmente e riguardano 229 nuclei familiari e 428 persone e infine altri 12 in cui sono stati rilevati danni gravi e che interessano 103 nuclei familiari e 191 persone. Questi sono i dati ufficiali, dati che Castelli conosce benissimo e che tante volte ha sciorinato nelle sue partecipazioni a trasmissioni televisive, in tante interviste, assieme alla certezza quasi assoluta che per noi ci sarebbe stata piena copertura. Me ne sono accorto io che il governo ci aveva messo fuori da qualsiasi piano di ricostruzione, se aspettavo Castelli stavamo freschi. Sono arrabbiato, siamo arrabbiati. Trattati come cittadini di serie B da uno Stato che ha altre priorità rispetto a chi ha perso la casa e il futuro non per colpa sua, ma per una calamità naturale di cui il governo dovrebbe corrispondere pieno sostegno in prima persona”.

Questa rabbia Terracciano e gli altri terremotati nelle stesse condizioni l’hanno portata anche davanti alle sedi politiche delle Marche, Regione e Consiglio Regionale. Il governatore Acquaroli, fedelissimo di Giorgia Meloni, ci ha messo la faccia, non si è rintanato nelle sue stanze e ha voluto incontrare i terremotati di Ancona. Il suo problema, purtroppo per lui, è il disagio di dover alzare il telefono per lamentarsi con un governo del suo stesso colore: “Acquaroli si è dimostrato molto vicino alla nostra causa, ma noi della sua empatia, non se l’abbia a male, ce ne facciamo poco – aggiunge il coordinatore del Comitato – Siamo stanchi delle buone intenzione e delle belle parole, le sue, quelle del sindaco di Ancona, Daniele Silvetti, e del vicesindaco, Giovanni Zinni (rispettivamente Forza Italia e Fratelli d’Italia, ndr.), molto presenti in campagna elettorale, ma oggi impotenti di fronte al corto circuito della filiera di cui tanto parlano. Acquaroli ha parlato sia con Castelli che col ministro Musumeci ed è riuscito ad avere la loro attenzione. Sono tutti ottimisti che alla fine il terremoto di Ancona possa essere inserito nel Decreto Mille Proroghe, anch’esso con i tempi di scadenza molto ristretti. Addirittura il governatore, in caso di fallimento anche di quel percorso, si è detto disponibile a venire con noi a Roma per protestare direttamente col governo. Vedremo”.

Per il 27 dicembre prossimo, intanto, è stato fissato un incontro in presenza a Palazzo Raffaello, la sede regionale, tra una rappresentanza dei terremotati, il presidente Acquaroli e il Commissario Castelli per cercare una soluzione last minute.

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