Cosa succederà alle imbarcazioni dei migranti che arrivano a Lampedusa? “Sarà uno sperpero di denaro pubblico”, è sicuro l’ex sindaco di Lampedusa, Totò Martello, adesso consigliere di opposizione per il Pd, che ha denunciato tutto anche con una lettera inviata alle autorità. Ma perché smaltire le barche in arrivo dal Nord Africa sarebbe uno spreco risorse? Bisogna partire, intanto, da quel che succede adesso: la Dogana dà in appalto la rottamazione e lo smaltimento a ditte che prelevano le imbarcazioni, piccole o grandi, per trasferirle in Sicilia, dove vengono rottamate e poi smaltite nelle discariche per rifiuti speciali. Mentre ora un progetto – di “7 milioni circa”, annota Martello – prevede di realizzare un’area di rottamazione direttamente a Lampedusa, dove però non ci sono discariche per lo smaltimento di rifiuti speciali. Le imbarcazioni, quindi, verranno spostate in una nuova area di prossima realizzazione, per poi essere comunque ritrasportate al molo e imbarcate per essere smaltite in Sicilia. Un doppio viaggio, in sostanza, che “non è utile a nessuno”, tuona l’ex sindaco. Martello ha messo nero su bianco la sua denuncia in una lettera inviata alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, al ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, al presidente della Regione, Renato Schifani e al procuratore di Agrigento, Giovanni Di Leo.
E mentre il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, contattato da Ilfattoquotidiano.it, non risponde, Martello, invece insiste: “Non saranno nemmeno tutte le imbarcazioni a potere essere rottamate a Lampedusa, perché quelle più grandi, che sono la maggioranza, non possono essere trasportate fino all’area individuata”.
Attualmente, infatti, tutte le imbarcazioni, piccole o grandi, vengono trasportate subito via mare. Mentre il nuovo progetto per cui il comune ha già appaltato i lavori trasformerà l’area dell’ex base militare Loran nella zona di Capo Ponente, in un sito per la rottamazione di queste barche. Ma non tutte potranno arrivarci: “Quelle di grande dimensioni non potranno attraversare l’unica via di collegamento dal molo Favaloro all’ex base di militare. Quelle dunque saranno ancora inviate subito in Sicilia. Potranno arrivarci soltanto quelle imbarcazioni più piccole, che però dovranno fare il viaggio dal molo al sito, per poi essere trasportate nuovamente, dal sito al molo, ed essere rinviate in Sicilia per lo smaltimento: non ha alcun senso, se non quello di sperperare denaro pubblico”, continua Martello.
L’area dell’ex base militare insiste in una zona panoramica vicina alla famosissima spiaggia dei conigli. Un’area soggetta a vincoli che però grazie al decreto legge del 13 novembre possono essere superati. Il decreto prevede, infatti, per Lampedusa e Linosa un piano di “interventi finalizzati alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria di strade e altre opere di urbanizzazione primaria” e prevede anche che “interventi relativi allo stoccaggio e alla riduzione volumetrica delle imbarcazioni ai fini del trasporto verso i luoghi di smaltimento costituiscono finalità imperative di rilevante interesse pubblico. Per la realizzazione degli interventi anzidetti sono individuate in via definitiva apposite aree del territorio isolano, appartenenti al demanio o al patrimonio dello Stato”, per i quali si potrà intervenire in “deroga alla normativa paesaggistica”.
Vincoli bypassati, dunque, per potere creare il sito di rottamazione, in un’area panoramica, di passaggio turistico, vicina alla famosissima spiaggia dei conigli. E il dem insiste: “C’era un progetto, durante la mia amministrazione, per trasformare quel sito di guerra in un luogo di pace, facendone un centro studi dove richiamare istituzioni e associazioni internazionali. Invece, ci sarà il cosiddetto ‘trasporto eccezionale’ con speciali automezzi di notevolissimo ingombro, scortati da pattuglie delle Forze dell’ordine e previa interdizione del traffico ordinario. Il tutto ammesso e non concesso che si possano attraversare le insuperabili strettoie (come quella dell’incrocio tra Piazza Medusa, Via Lido Azzurro e Via Madonna) e con immaginabili catastrofiche conseguenze sul turismo, unica vera fonte di reddito per l’intera comunità isolana”.