“Chiedo ai docenti, nel rispetto della loro libertà didattica, di integrare o sostituire una parte dei compiti per le vacanze con proposte di spunti di riflessione che le ragazze e i ragazzi, i bambini e le bambine, vorranno condividere con i loro genitori e con la loro famiglia allargata”. Dopo l’appello della dirigente del Convitto nazionale “Umberto I” di Torino, Maria Teresa Furci, a non “assegnare i consueti e cosiddetti “compiti per le vacanze” indiscriminatamente a tutta la classe”, ora a fare la medesima preghiera ai professori è Giovanni Cogliandro, a capo dell’istituto “Mozart” di Roma. Il preside (di formazione filosofo) con una lunga lettera rivolta agli studenti, al personale scolastico e alle famiglie, ha voluto richiamare l’attenzione sul tempo delle vacanze natalizie, sottolineando il ruolo dei genitori: “Sicuramente il dialogo in famiglia ormai è un qualcosa di sempre più evanescente, quasi raro. Lo stare a scuola tante volte per i nostri studenti è un esercizio di socialità maggiore dello stare in famiglia o nelle comunità di riferimento, gruppi nei quali sovente le divisioni sono maggiori di ciò che unisce”, ha scritto. Rivolgendo ai suoi studenti un invito: “Bisogna ripartire da ciò che di più caro si ha, dai propri tesori emotivi, artistici, affettivi. Però bisogna averci pensato sopra, bisogna averlo condiviso, altrimenti è sterile. Non credo che si possa ridurre o vincere la crescente violenza senza combattere la solitudine che cresce sempre di più”.
La scelta di Cogliandro, come quella della collega di Torino, ha fatto il giro dei social e aperto un dibattito nell’opinione pubblica. È lui stesso a spiegare il senso delle sue parole al fatto.it: “Parto da una premessa: c’è un’emergenza umana prima ancora che sociale, c’è una conflittualità inaudita anche tra i ragazzi. Credo che sia necessario far fare i compiti a casa anche ai genitori. È la mia proposta, volutamente provocatoria. Non ho obbligato nessuno, ma se fossi un docente assegnerei due o tre tematiche per dialogare in famiglia parlando di questioni religiose, sessuali, affettive, di politica o altro”. Il dirigente del “Mozart” mette l’accento proprio sulle relazioni: “C’è bisogno che i nostri studenti si confrontino con chi hanno in famiglia, con chi c’è”. La sua preoccupazione è profonda: “Oggi manca l’argomentazione, la gente reagisce per pulsioni. Siamo nutriti dall’uso barbaro dei social che tendono a trasformarci in animali consumanti. Siamo sempre più soli, anche la genitorialità è messa in crisi”. E quando gli chiediamo se non ha il dubbio che la sua circolare cada nel vuoto, ci risponde: “Certo, c’è il rischio che le mie parole siano ignorate ma in queste ore ho ricevuto un sacco di reazioni positive da colleghi presidi, da alcuni docenti della mia scuola e di altri istituti”.