La strage dentro una strage, nella notte di Natale, a Gaza. Almeno 70 persone sono morte dopo un raid di Israele su un campo profughi a Al-Maghazi, in un’area centrale della Striscia. Le cifre sono fornite dal ministero della Sanità locale controllato come noto da Hamas. Le bombe, secondo i media internazionali, hanno colpito diverse abitazioni. Il portavoce del ministero, Ashraf al–Qudra, ha spiegato l’azione militare degli israeliani ha distrutto un “isolato residenziale” e che il “bilancio probabilmente aumenterà” dato il gran numero di famiglie che risiedono lì. Sempre in queste ore, ma in un’altra zona della Striscia, 10 persone – tutti membri di una famiglia – sono rimaste uccise in un raid nel campo di Jabalia, già duramente colpito da Israele nelle scorse settimane.
Era stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu a sottolineare proprio nella serata della vigilia di Natale che l’esercito di Tel Aviv stava “intensificando” la guerra a Gaza. “Continueremo a combattere fino alla vittoria finale su Hamas” ha ribadito Netanyahu, con un concetto ripetuto ormai decine di volte dal giorno dell’avvio dell’operazione militare partita dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Questa – ha detto tra l’altro il premier israeliano – è l’unica maniera per far tornare gli ostaggi, eliminare Hamas e assicurarci che Gaza non sia più una minaccia per il Paese”. “Ci vorrà tempo ma siamo uniti: soldati, popolo e governo. Siamo uniti e determinati a combattere fino alla fine”. “La guerra – ha sottolineato – ha un prezzo pesante, molto pesante nelle vite dei nostri eroici soldati e faremo di tutto per salvaguardarle. Tuttavia, c’è una cosa che non faremo; non ci fermeremo fino alla vittoria”. Tutte dichiarazioni che sono legate alle notizie delle ultime ore.
A partire da un retroscena del Wall Street Journal che citando un funzionario dell’Idf (l’esercito israeliano) ha stimato che solo la battaglia per conquistare la città di Khan Younis, nel sud di Gaza, potrebbe durare mesi. I tempi lunghi sono dovuti alle tattiche di Hamas e alla sua vasta rete militare nel sud della Striscia. La resistenza di Hamas sta facendo sentire i suoi effetti sul crescente bilancio di vittime fra le forze armate israeliane che, solo negli ultimi tre giorni, hanno perso 16 soldati. Da qui anche le parole molto mirate di Netanyahu.
Anche il passaggio del premier sugli ostaggi aderisce alla cronaca stringente della vigilia di Natale dopo che è emerso che i corpi di cinque ostaggi recuperati nelle ultime due settimane a Gaza erano stati nascosti all’interno di una rete di tunnel militari scavati da Hamas proprio sotto al campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia. Secondo il portavoce militare Daniel Hagari, i resti di Ziv Dado, Eden Zakaria, Ron Sherman, Nick Beizer ed Elia Toledano erano stati portati sotto al tunnel personale di Ahmed Ghandor, il comandante della Brigata nord di Hamas ucciso settimane fa.
E alla guerra in Medio Oriente ha dedicato un passaggio, forse inevitabilmente, Papa Francesco nella sua omelia per la messa a San Pietro nella notte di Natale. “Il nostro cuore stasera è a Betlemme – ha detto il pontefice – dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo”. Il Papa ha esteso il suo pensiero di vicinanza “ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra, pensiamo alla Palestina, Israele, l’Ucraina. Pensiamo anche a coloro che soffrono per la miseria, la fame, la schiavitù”. “Il Dio che ha preso per sé un cuore umano infonda umanità nel cuore degli uomini”. Proprio oggi Sarah Netanyahu, moglie del premier israeliano Benyamin, ha scritto una lettera a papa Francesco chiedendo il suo “personale intervento” per la situazione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas a Gaza. “Sua Santità – ha scritto -, le chiedo un suo personale intervento in questo tema. La prego di usare la sua influenza per chiedere il rilascio senza condizioni e senza indugio”. “Le chiedo anche – ha aggiunto – di fare appello alla Croce Rossa di visitare tutti gli ostaggi e consegnare loro medicine vitali”. “Il suo intervento – ha spiegato – potrebbe far pendere l’ago della bilancia e salvare vite preziose”.
Ultimo aggiornamento alle 2 del 25 dicembre