Negli Usa la chiamano “Sindrome del cuore in vacanza”, “Holiday heart”. La ragione è legata al fatto che tra Natale e Capodanno muoiono più persone per attacchi di cuore rispetto al resto dell’anno. Nel mirino ci sono i cenoni aziendali, i pranzi e cenoni con i parenti che accompagneranno milioni di persone in queste settimane. Ma l’imputato numero uno è senza dubbio il consumo di bevande alcoliche che diventa una normalità anche tra persone meno avvezze a berne abitualmente. Perché non bisogna dimenticarlo, l’alcol resta anche a Natale una sostanza tossica per l’organismo.
Per esempio, un recente studio ha dimostrato che un solo drink al giorno può aumentare il rischio di fibrillazione atriale anche del 16%. Si tratta di un’anomalia del battito cardiaco. In sintesi, il cuore, battendo in modo irregolare, non riesce a pompare adeguatamente il sangue che potrebbe dunque formare coaguli pericolosi. Il rischio è di avere un ictus; non solo, questa anomalia è stata collegata anche alla demenza e all’insufficienza cardiaca.
Il parere dell’esperto
“È ovvio che nel periodo natalizio, anche di più che in altri periodi festivi, si incrementano in generale i rischi per il cuore”, spiega al Fatto Quotidiano.it il professor Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma. “Durante questo periodo, infatti, oltre al maggior riposo che non fa consumare calorie, si abbonda in cibi grassi e bevande alcoliche. I cibi del periodo natalizio peraltro sono nella gran parte ipercalorici e saporiti, e questo contribuisce in maniera significativa a un rialzo pressorio che danneggia cuore e cervello, specie nei pazienti con altri fattori di rischio”.
Professor Rebuzzi, tra i fattori scatenanti c’è l’alcol. Quali altri studi rilevano la relazione tra il suo consumo e la comparsa di aritmie?
“Per esempio, un grosso studio effettuato su oltre 14 milioni di persone seguite per cinque anni ha dimostrato un rischio di raddoppio della fibrillazione atriale indipendentemente dalla presenza di altri fattori quali fumo, diabete o ipercolesterolemia. Nello stesso studio l’abuso di alcol aumentava il rischio di infarto miocardico. E anche lo scompenso cardiaco risultava più che raddoppiato negli alcolisti rispetto ai soggetti di controllo”.
Chi è più a rischio o, comunque, dovrebbe prestare più attenzione durante i brindisi di questi giorni?
“Sono ovviamente i cardiopatici e gli anziani fragili, in cui un’aritmia come la fibrillazione ad alta risposta ventricolare può provocare uno scompenso cardiaco acuto. Oltre a loro, i diabetici e le persone che presentano un’insufficienza renale sono più a rischio di infarto”.
Non solo alcol
Oltre all’alcol, quello che mangeremo nei vari cenoni può influire sull’aumento dei rischi di disturbi al cuore?
“Certamente non entra in gioco solo l’alcol; anche tutti gli altri cibi natalizi rischiano di essere dannosi. Pensiamo al cotechino, allo zampone, ai salami e formaggi che si consumano durante le feste: mentre ai tempi dei nostri nonni erano un’eccezione oggi sono di consumo normale. E in eccesso sono dannosi. E poi ci sono naturalmente i dolci, in particolare i panettoni farciti con le creme più svariate. Sono indubbiamente portatori di un esagerato carico glicemico, soprattutto nei diabetici”.