Amber, dalla Russia con la scossa, ma senza troppo amore. Il nome è quello del prototipo di un veicolo elettrico sviluppato dai ricercatori del Politecnico universitario di Mosca ricorrendo anche all’esperienza maturata dal costruttore locale Avtotor, che fino a prima dell’avvio del conflitto con l’Ucraina assemblava macchine per case automobilistiche americane (Ford e General Motors), coreane (Hyundai e Kia) e europee (Bmw), oltre che per la cinese Chery. È proprio presso lo stabilimento di Kalinigrad della Avtotor che dovrebbe andare in produzione la versione di serie dell’elettrica russa, la cui commercializzazione è prevista per il 2025.

Esteticamente non entusiasmante (un eufemismo), il modello di prova del quale circolano le immagini ha suscitato una forte ilarità in rete. Per le sue forme, per il suo grande frontale e le sue minuscole ruote, ma non solo. Anche circa l’alimentazione a zero emissioni è scattata la gara delle ipotesi, inclusa quella che prevede qualcuno ai pedali sotto il grande cofano anteriore.

I ricercatori hanno precisato che le forme servono per garantire spazio all’interno (sembra non esistere una parte posteriore “vivibile” dell’abitacolo) e consentire la sperimentazione. Fra le poche certezze sembra esserci quella secondo cui la Amber venga sviluppata senza componenti fornite dall’industria automobilistica occidentale. Oltre al sistema di sanzioni (è stato appena approvato il dodicesimo pacchetto), costruttori e fornitori europei, americani, giapponesi e coreani hanno lasciato il paese.

Le uniche eccezioni sembrano essere costituite da aziende cinesi, che sarebbero subentrate per alcuni elementi. L’obiettivo resta tuttavia quello di portare sul mercato un veicolo che benefici quasi esclusivamente del contributo del sistema nazionale e che possa anche fungere da volano per l’economica russa. Un po’ quello che ha fatto il presidente della Turchia Recep Erdogan, che ha fortemente spinto sull’operazione TOGG – l’auto autarchica con l’80% di componenti provenienti dal paese – intervenendo poi a livello normativo per arginare le importazioni di elettriche cinesi.

Risulta peraltro veramente difficile immaginare che anche l’evoluzione di serie della Amber possa diventare la “Tesa killer”, come qualcuno ha già ironizzato in rete: per il design, la TOGG si è rivolta a Pininfarina, società italiana, diventata di proprietà indiana.

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