Da quando l’aereo passeggeri Malaysia Airlines, volo MH370, scomparve nel buio dell’oceano il 8 marzo 2014, durante un volo da Kuala Lumpur a Pechino, il mondo non ha smesso di interrogarsi su uno dei misteri aeronautici più enigmatici e inquietanti della Storia. Oggi, una possibile svolta nella vicenda sembra profilarsi all’orizzonte grazie a Jean-Luc Marchand, esperto aerospaziale, e Patrick Blelly, pilota, i quali hanno dichiarato al Daily Mail che l’aereo potrebbe essere individuato in soli 10 giorni grazie a un nuovo studio. La coppia ha esortato le autorità australiane per la sicurezza dei trasporti, il governo malese e la società di esplorazioni Ocean Infinity a intraprendere una nuova ricerca basata su rivelazioni rivoluzionarie sul destino del volo.
Secondo Marchand, “dai nuovi calcoli l’area dove concentrare le ricerche è ora più limitata. Considerando le nuove tecnologie, l‘aereo potrebbe essere ritrovato in 10 giorni“. La nuova area di ricerca suggerita, non battuta nelle precedenti indagini, è basata sulla convinzione che l’aereo sia stato volontariamente dirottato: “Pensiamo che il dirottamento sia stato eseguito da un pilota esperto. Con la cabina depressurizzata è stato effettuato un ammaraggio controllato, in modo da non lasciare troppe tracce o detriti”, spiega Marchand.
Il pilota Blelly aggiunge un ulteriore livello di dettaglio: “L’aereo non era visibile dai radar civili, ma è stato comunque seguito dai satelliti“. Per questo la coppia di esperti sostiene che il transponder dell’aereo era spento e che l’inversione di marcia non poteva essere stata causata dal pilota automatico. Le prove raccolte indicano che l’aereo è rimasto operativo per almeno sette ore dopo l’ultimo contatto, muovendosi a una velocità elevata. “Abbiamo fatto i nostri compiti. Abbiamo una proposta… l’area è piccola e, considerando le nuove capacità, ci vorranno 10 giorni. Potrebbe essere una cosa veloce. Fino al ritrovamento del relitto dell’MH370, nessuno sa cosa sia successo. Ma questa è una traiettoria plausibile”, hanno detto i due esperti davanti alla Royal Aeronautical Society.
Questo nuovo studio utilizza una tecnologia radioamatoriale innovativa chiamata Weak Signal Propagation Reporter (WSPR), che ha permesso di ricostruire 67 posizioni dell’aereo nelle 6 ore e 27 minuti successive alla sua scomparsa, fornendo una nuova e promettente possibilità di indagine. Se infatti le precedenti ricerche si sono concentrate senza successo sull’Oceano Indiano meridionale, adesso il nuovo studio utilizza una tecnologia radioamatoriale innovativa chiamata Weak Signal Propagation Reporter (WSPR), che ha permesso di ricostruire 67 posizioni dell’aereo nelle 6 ore e 27 minuti successive alla scomparsa. Da qui l’ipotesi di aprire una nuova area di ricerca al largo della costa australiana: il rapporto di 229 pagine suggerisce infatti che il relitto scomparso possa essere localizzato a circa 1.560 km a ovest di Perth, in Australia appunto. “Questa tecnologia è stata sviluppata negli ultimi tre anni e i risultati rappresentano nuove prove credibili“, hanno affermato i ricercatori. “È in linea con le analisi della Boeing (…) e con le analisi della deriva dell’Università dell’Australia Occidentale dei detriti recuperati intorno all’Oceano Indiano”.
La scomparsa dell’MH370 è uno dei misteri più duraturi dell’aviazione e ha catturato il fascino sia degli esperti che dei teorici della cospirazione. L’MH370 è partito dalla Malesia poco prima delle 17:00 con 12 membri dell’equipaggio e 227 passeggeri provenienti da 14 nazioni, tra cui 153 persone provenienti dalla Cina. Verso le 17:20, il capitano Zahrie Shah ha risposto al controllo del traffico aereo della Malesia, affermando: “… contattare Ho Chi Minh (…) buonanotte”.
Incredibilmente, l’aereo subito dopo si è oscurato prima di deviare nuovamente sulla Malesia, nella direzione opposta rispetto alla traiettoria di volo prevista. I principali dati radar civili e militari riportavano che l’aereo stava tornando sullo stretto di Malacca e nel vasto Oceano Indiano. Dopo circa 7,5 ore, l’MH370 rimase senza carburante e successivamente si schiantò 11 minuti dopo in qualche punto dell’oceano e non fu mai ritrovato. Negli anni successivi furono ritrovati solo pochi detriti in un’area fino al Madagascar, con un totale di 41 pezzi recuperati. Le speculazioni sul motivo della strana deviazione spaziano dal dirottamento terroristico alle più svariate teorie complottiste. Se questa nuova ricerca avrà successo, potrebbe finalmente gettare luce sul destino dell’MH370 e rispondere alle domande rimaste senza risposta per così tanto tempo.