“L’emendamento Costa è l’ultimo vagone di un treno che sta cercando di limitare la libertà d’informazione dei cittadini”. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, dopo l’assemblea dei vertici nazionali, si è diretta in corteo prima davanti al Senato, poi alla Camera dei deputati ed infine davanti palazzo Chigi.
“Noi non stiamo protestando come casta – afferma Alessandra Costante, segretario generale Fnsi – lo facciamo per i lettori e i cittadini che hanno il diritto di essere informati di quello che succede”. Costante spiega cosa cambierà quando ‘l’emendamento Costa’ approvato alla Camera, diverrà legge, dopo il voto del Senato.
“Oggi le ordinanze di custodia cautelare possono essere pubblicate per stralci, questo non sarà più possibile. L’ordinanza che non è un atto segreto non sarà più pubblicabile fino all’udienza preliminare che potrebbe giungere anche molto tempo dopo. I cittadini non sapranno più per quali motivazioni ci sono arresti ed indagati”. Lo si potrà fare solo per riassunto e anche questo punto è contestato dalla Fnsi. “Il riassunto complicherà molto il racconto dei fatti. Ci si muoverà sulla base di supposizioni e non dei fatti”. Costante cita indagini e processo sul ‘Ponte Morandi’. Con l’emendamento Costa, già legge, “i cittadini non avrebbero saputo quasi nulla”.
Costante poi sulla annunciata disobbedienza civile de ‘Il fatto Quotidiano’ afferma: “sono assolutamente con voi” e rivela che “qualche nostro collega ha suggerito di aprire un sito all’estero per poter pubblicare tutte le ordinanze di custodia cautelare che non potranno più essere pubblicate in Italia, ci stiamo pensando”.
Per Costante il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare “è un altro tassello oltre i provvedimenti già annunciati come l’aumento delle multe fino a 50 mila euro per diffamazione per i giornalisti e la limitazione della pubblicazioni delle intercettazioni” e su un possibile sciopero della categoria contro la Legge Bavaglio “decideranno i Comitati di redazione che sono stati convocati il prossimo 3 gennaio. Sono loro che hanno il polso per capire se la categoria ha voglia di astenersi dal lavoro per ritrovare la propria dignità” e conferma che “il 4 gennaio non sarà con i suoi vertici alla conferenza stampa del presidente Meloni, mi auguro che tutti i colleghi che ci devono andare per lavoro chiedano conto al presidente Meloni delle limitazioni alla stampa”.