Ambiente & Veleni

Clima, 378 eventi estremi nel 2023: +22%. Alluvioni ed esondazioni +170%. “11 miliardi di danni, ma l’Italia non ha un piano di adattamento”

Tra alluvioni, frane, mareggiate, grandinate e temperature eccezionali, in Italia nel 2023 si sono registrati 378 eventi meteorologici estremi, con un aumento del 22% rispetto allo scorso anno. Trentuno le persone che hanno perso la vita. Un trend in continua crescita che ha portato lo zero termico sulle Alpi a quota 5.328 metri. Eppure l’Italia non ha ancora un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, né risorse per poterlo eventualmente attuare. Tra le città più colpite nel 2023 ci sono Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato. Tra le regioni, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana. Tutto questo ha un costo: si prevede, infatti, che siano necessari 11 miliardi di euro solo per riparare i danni delle due alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana. A fare il bilancio di fine anno è l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato insieme al Gruppo Unipol. “Il Governo Meloni approvi subito il Piano nazionale di adattamento al clima, stanziando anche le relative risorse economiche, che invece continuiamo a spendere per intervenire dopo i disastri” spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, secondo il quale il rischio è che l’Italia “senza il Piano e gli adeguati stanziamenti per la prevenzione, assenti anche nella Legge di bilancio in via di approvazione, continui a rincorrere le emergenze”. L’associazione stima che una strategia chiara di prevenzione permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni.

Eventi estremi, aumentano soprattutto alluvioni ed esondazioni – Il Nord Italia, con 210 eventi meteorologici estremi, si conferma l’area più colpita della Penisola, seguita dal centro (98) e dal sud (70). In aumento sono soprattutto alluvioni ed esondazioni fluviali (+170% rispetto al 2022), le temperature record registrate nelle aree urbane (+150% rispetto ai casi registrati lo scorso anno), le frane da piogge intense (+64%). E poi le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34%) e gli allagamenti (+12%). Il 2023 ha visto anche l’alta quota in forte sofferenza con lo zero termico che ha raggiunto quota 5.328 metri sulle Alpi e con i ghiacciai in ritirata. Nello specifico, nella Penisola si sono verificati 118 casi di allagamenti da piogge intense, 82 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 39 di danni da grandinate, 35 esondazioni fluviali che hanno causato danni, 26 danni da mareggiate, 21 danni da siccità prolungata, 20 casi di temperature estreme in città, 18 casi di frane causate da piogge intense, 16 eventi con danni alle infrastrutture e 3 eventi con impatti sul patrimonio storico.

Solo a luglio, in Lombardia 28 eventi estremi A livello regionale, Lombardia ed Emilia-Romagna sono le regioni più in sofferenza con, rispettivamente, 62 e 59 eventi che hanno provocato danni, seguite da Toscana con 44, e da Lazio (30), Piemonte (27), Veneto (24) e Sicilia (21). Solo a luglio la Lombardia è stata colpita da ben 28 eventi, due le vittime. Il 24 e 25 luglio si sono verificate frane e danni causati dal vento che ha soffiato fino a 100 chilometri all’ora. Due le vittime e danni per oltre 41 milioni di euro. Il 31 ottobre un violento nubifragio ha colpito Milano provocando l’ennesima esondazione del Seveso: allagati i sottopassi Rubicone e Negrotto, oltre alla zona Niguarda.

Il disastro in Emilia-Romagna Tra i casi più drammatici le due alluvioni che hanno sconvolto l’Emilia-Romagna: il 2 e 3 maggio la prima e tra il 15 e il 17 maggio la seconda, più grave e che ha coinvolto 44 comuni, principalmente nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Bologna, con danni per oltre 8,8 miliardi di euro. Le forti piogge hanno fatto straripare 23 corsi d’acqua e si sono verificate oltre 280 frane in 48 comuni. Numerose le strade e ferrovie chiuse e danneggiate. Sono caduti più di 300 millimetri di pioggia in due giorni. Il bilancio ufficiale è di 15 vittime, oltre alle 3 vittime dell’ondata di inizio maggio che aveva già compromesso abitazioni, viabilità e agricoltura.

Le altre regioni colpite – Negli stessi giorni sono state colpite anche le province settentrionali della Marche, già vittime della grave alluvione del settembre 2022, in particolare quelle di Pesaro-Urbino e Ancona durante gli eventi di inizio maggio. In estate violente grandinate che, insieme a venti record, hanno colpito il Veneto e tutto il nord est. Si sono verificate 52 grandinate in un solo giorno, il 19 luglio, che hanno causato 110 feriti e danni alle produzioni di grano, ortaggi, frutta e ai vigneti. L’11 e 12 novembre, intere aree del nord della Toscana sono state alluvionate. In particolare, le province di Firenze, Prato e Pistoia hanno assistito a esondazioni dei corsi d’acqua e allagamenti diffusi, con danni per 1,9 miliardi di euro e 5 vittime. Tra le province più colpite, al primo posto c’è quella di Roma con 25 eventi meteo estremi, seguita da Ravenna con 19, Milano con 17, Varese 12, Bologna e Torino 10. Il 2023 ha fatto registrare poi, anche in Italia, temperature record in diverse aree, specialmente nelle città di Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Sardegna e Sicilia. E questo non solo in estate, ma anche in autunno.

Cinque milioni di cittadini hanno subito danni alle case, ma non c’è un piano – Un quadro preoccupante quello tracciato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente a cui si aggiunge il fatto che l’Italia è ancora senza un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici. L’associazione ricorda anche i risultati di una recente indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, secondo cui, solo nell’ultimo anno, circa 5 milioni di italiani hanno subito danni alla propria abitazione causati da maltempo o calamità naturali. Per Legambiente serve una road map climatica nazionale non più rimandabile, fondata su tre pilastri: il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici da approvare senza più ulteriori ritardi, stanziando adeguate risorse economiche (ad oggi assenti) per attuare il Piano e una legge contro il consumo di suolo, che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, e per la rigenerazione urbana, snellendo le procedure per abbattimenti e ricostruzioni. “Oggi una delle grandi sfide legata alla lotta alla crisi climatica riguarda anche la vera mitigazione del rischio idrogeologico – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – che si potrà ottenere solo integrando la restituzione dello spazio ai fiumi, agendo su delocalizzazioni, desigillatura di suoli impermeabilizzati, rinaturazione delle aree alluvionali, azzerando il consumo di suolo e non concedendo nuove licenze per edificazioni in aree prossime ai corsi d’acqua”.