Calcio

Salta la norma “salva calciomercato di gennaio”: Salvini di traverso, i presidenti di Serie A restano a mani vuote

Niente “Salva calciomercato”. Stavolta il solito regalo di Natale alla Serie A è saltato sul più bello per l’opposizione della Lega. Nel Milleproroghe approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri non c’è la proroga di due mesi al famoso Decreto crescita, lo sgravio fiscale che permette di pagare le tasse solo su metà stipendio dei calciatori stranieri. Giusto in tempo per beneficiarne nella prossima sessione invernale di trasferimenti, tanto che il provvedimento era già stato ribattezzato “Salva calciomercato”. Ma i veti incrociati all’interno della maggioranza – in particolare l’opposizione della Lega di Matteo Salvini – hanno fatto stralciare la norma.

È l’ennesimo colpo di scena di una vicenda abbastanza stucchevole che si trascina da mesi. A ottobre, infatti, era stata decisa la cancellazione del Decreto crescita anche per i lavoratori sportivi, concedendo che la norma non fosse retroattiva (a un certo punto c’era la possibilità concreta che il beneficio fosse tolto anche ai contratti stipulati la scorsa estate, un autentico salasso per i club), ma dal primo gennaio niente più. La partita però non era affatto chiusa, come anticipato dal Fatto, che nelle scorse settimane aveva svelato i contatti sotto traccia per ripristinare lo sconto. Una trattativa che appunto aveva portato alla bozza del Milleproproghe entrata ieri in Consiglio dei ministri: una postilla che allungava il periodo di validità al 29 febbraio 2024. Tempistica tutt’altro che casuale: la nuova scadenza avrebbe tenuto dentro giusto la prossima finestra di calciomercato invernale.

Sembrava il solito trucchetto delle tre carte, insomma: il privilegio esce dalla porta (la delega fiscale) e rientra dalla finestra (il Milleproroghe). Il compromesso aveva il via libera del ministro dello Sport, Andrea Abodi, e di Tajani, tirato per la giacchetta dal collega forzista Lotito. Ma le anticipazioni e le solite polemiche su un provvedimento che divide anche il mondo del pallone (l’Assocalciatori ieri aveva firmato un appello indirizzato a Abodi, Giorgetti e Leo, la stessa FederCalcio di Gravina si è spesso detta contraria) hanno portato al ribaltone. Il governo ci ha ripensato – pare su insistenza soprattutto della Lega di Matteo Salvini – e la norma è saltata all’ultimo momento. Dall’Inter al Milan, passando per Napoli e Juventus, tutte le big che meditavano grandi colpi per il prossimo mercato nonostante la crisi, adesso dovranno pensarci bene: chi comprerà un nuovo campione straniero dovrà pagarci le tasse fino all’ultimo centesimo.