Un taglio di quasi 5 miliardi di euro di risorse per la Sicilia: “La conferma che siamo in presenza di un governo che non guarda alla fragilità economica e sociale della nostra regione e del Mezzogiorno”, così Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia ha esordito, presentando il dossier “Governo Meloni, quanto ci costi”. Uno studio fatto dalla Cgil regionale che calcola il taglio avuto per la revisione del Pnrr, quello per l’abolizione del Reddito di cittadinanza, per il mancato gettito fiscale (pari a 150 milioni), per il taglio di altri 150 milioni (spalmati in un triennio) previsti come risarcimento dei costi dell’insularità – “previsti dal Def di aprile e scomparsi nella Finanziaria”, si legge nel dossier – fino allo storno dei soldi per il Ponte sullo Stretto, un miliardo e 480 milioni sottratti al Fondo di sviluppo e coesione: “Mancheranno oltre il 20% delle somme di cui la Sicilia avrebbe potuto disporre per migliorare le condizioni dell’Isola”, scrive il sindacato nello studio proposto oggi, in cui punta il dito contro il governo Meloni, ma anche contro quello regionale di Schifani, reo di essere “rimasto in silenzio”.
Il contesto socio economico – Un taglio corposo, inserito in un contesto molto fragile: “La Sicilia è al primo posto per rischio di povertà, al secondo per disuguaglianza del reddito”, scrive il sindacato. Una conclusione frutto dello studio di dati Istat, che rilevano come il reddito disponibile lordo pro capite in Sicilia resta tra i più bassi d’Italia: 14.764 euro, mentre la media nazionale è di 19.753 euro e sul fronte opposto si trovano la Provincia autonoma di Bolzano con 26.296 euro, seguita dal Trentino-Alto Adige con 24.324 euro e dalla Lombardia con 23.862 euro. Tutto a fronte di un tasso di occupazione allarmante: “Nel 2022 in Sicilia il tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni è al 46,2%, più basso di quello che si registra nel Sud (51,1%), e di quello italiano (64,8%)”, si legge ancora nel dossier Cgil. E non va meglio se si guarda alla condizione femminile: “In Sicilia lavora 1 donna ogni 3 nella fascia 20-64 anni”. Secondo i dati Istat, riportati nello studio della Cgil, inoltre nel 2022, “la quota di giovani di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (Neet), in Sicilia è la più alta d’Europa: oltre 32 giovani siciliani su 100 sono in questa condizione (19,0% in Italia e 26,9% al Sud)”.
Reddito di cittadinanza: 614 milioni in meno alla Sicilia – Un contesto in cui il governo Meloni opera il taglio di quasi 5 miliardi, iniziando dall’abolizione del Reddito di cittadinanza: “A settembre 2023 i percettori complessivi del Rdc erano circa 236.000, di questi hanno perso il sussidio tra agosto e dicembre 2023 circa 48.000 mila nuclei familiari in quanto occupabili. Considerando che i rimanenti 188.000 non percepiranno più 615 euro medie al mese, importo medio del Rdc in Sicilia, ma percepiranno attraverso l’Assegno di inclusione circa 500 euro al mese, la perdita netta annua di trasferimenti statali da Roma alla Sicilia si quantifica in 614 milioni di euro l’anno”.
Pnrr: 2 miliardi e mezzo in meno per l’isola – Il taglio di 2 miliardi 412 milioni di euro. Questo ha fruttato alla Sicilia la revisione del Pnrr chiesta e ottenuta dall’Italia. Così che per i finanziamenti del Pnrr per infrastrutture e mobilità sostenibile, verranno a mancare 1 milione 166 mila euro. Per la valorizzazione dei beni confiscati erano, invece, previsti 84 milioni e 300 mila euro ma è stata totalmente definanziata, erano previsti anche 328 milioni 820 mila euro per valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica ma è stato tutto azzerato. Così è andata anche per i 444 milioni per la riduzione del rischio idrogeologico. Mentre passa da 513 milioni 820 mila euro a soli 74 milioni 666 mila euro il finanziamento per i piani urbani integrati. Sul fronte sanitario, invece, sale il finanziamento dell’assistenza sanitaria domiciliare ma verranno tagliati ben 808 posti in terapia intensiva e 995 in terapia sub intensiva (fonte fondazione Gimbe). Per questo dalla Cgil Sicilia puntano il dito anche contro il governo regionale: “Il Governo Schifani, in questi mesi, ha brillato per il suo silenzio e la sua accondiscendenza alla Meloni e al ministro Fitto”. E annunciano una mobilitazione: “La Cgil Siciliana non mancherà di far sentire la propria voce e di levare forte la propria denuncia nella consapevolezza che oggi più che nel passato occorra che il movimento sindacale, il mondo dell’associazionismo, del terzo settore, delle professioni scendano in campo”.
Politica
Sicilia, la denuncia della Cgil: “Il governo Meloni ha tagliato quasi cinque miliardi di euro per l’isola”
Un taglio di quasi 5 miliardi di euro di risorse per la Sicilia: “La conferma che siamo in presenza di un governo che non guarda alla fragilità economica e sociale della nostra regione e del Mezzogiorno”, così Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia ha esordito, presentando il dossier “Governo Meloni, quanto ci costi”. Uno studio fatto dalla Cgil regionale che calcola il taglio avuto per la revisione del Pnrr, quello per l’abolizione del Reddito di cittadinanza, per il mancato gettito fiscale (pari a 150 milioni), per il taglio di altri 150 milioni (spalmati in un triennio) previsti come risarcimento dei costi dell’insularità – “previsti dal Def di aprile e scomparsi nella Finanziaria”, si legge nel dossier – fino allo storno dei soldi per il Ponte sullo Stretto, un miliardo e 480 milioni sottratti al Fondo di sviluppo e coesione: “Mancheranno oltre il 20% delle somme di cui la Sicilia avrebbe potuto disporre per migliorare le condizioni dell’Isola”, scrive il sindacato nello studio proposto oggi, in cui punta il dito contro il governo Meloni, ma anche contro quello regionale di Schifani, reo di essere “rimasto in silenzio”.
Il contesto socio economico – Un taglio corposo, inserito in un contesto molto fragile: “La Sicilia è al primo posto per rischio di povertà, al secondo per disuguaglianza del reddito”, scrive il sindacato. Una conclusione frutto dello studio di dati Istat, che rilevano come il reddito disponibile lordo pro capite in Sicilia resta tra i più bassi d’Italia: 14.764 euro, mentre la media nazionale è di 19.753 euro e sul fronte opposto si trovano la Provincia autonoma di Bolzano con 26.296 euro, seguita dal Trentino-Alto Adige con 24.324 euro e dalla Lombardia con 23.862 euro. Tutto a fronte di un tasso di occupazione allarmante: “Nel 2022 in Sicilia il tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni è al 46,2%, più basso di quello che si registra nel Sud (51,1%), e di quello italiano (64,8%)”, si legge ancora nel dossier Cgil. E non va meglio se si guarda alla condizione femminile: “In Sicilia lavora 1 donna ogni 3 nella fascia 20-64 anni”. Secondo i dati Istat, riportati nello studio della Cgil, inoltre nel 2022, “la quota di giovani di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (Neet), in Sicilia è la più alta d’Europa: oltre 32 giovani siciliani su 100 sono in questa condizione (19,0% in Italia e 26,9% al Sud)”.
Reddito di cittadinanza: 614 milioni in meno alla Sicilia – Un contesto in cui il governo Meloni opera il taglio di quasi 5 miliardi, iniziando dall’abolizione del Reddito di cittadinanza: “A settembre 2023 i percettori complessivi del Rdc erano circa 236.000, di questi hanno perso il sussidio tra agosto e dicembre 2023 circa 48.000 mila nuclei familiari in quanto occupabili. Considerando che i rimanenti 188.000 non percepiranno più 615 euro medie al mese, importo medio del Rdc in Sicilia, ma percepiranno attraverso l’Assegno di inclusione circa 500 euro al mese, la perdita netta annua di trasferimenti statali da Roma alla Sicilia si quantifica in 614 milioni di euro l’anno”.
Pnrr: 2 miliardi e mezzo in meno per l’isola – Il taglio di 2 miliardi 412 milioni di euro. Questo ha fruttato alla Sicilia la revisione del Pnrr chiesta e ottenuta dall’Italia. Così che per i finanziamenti del Pnrr per infrastrutture e mobilità sostenibile, verranno a mancare 1 milione 166 mila euro. Per la valorizzazione dei beni confiscati erano, invece, previsti 84 milioni e 300 mila euro ma è stata totalmente definanziata, erano previsti anche 328 milioni 820 mila euro per valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica ma è stato tutto azzerato. Così è andata anche per i 444 milioni per la riduzione del rischio idrogeologico. Mentre passa da 513 milioni 820 mila euro a soli 74 milioni 666 mila euro il finanziamento per i piani urbani integrati. Sul fronte sanitario, invece, sale il finanziamento dell’assistenza sanitaria domiciliare ma verranno tagliati ben 808 posti in terapia intensiva e 995 in terapia sub intensiva (fonte fondazione Gimbe). Per questo dalla Cgil Sicilia puntano il dito anche contro il governo regionale: “Il Governo Schifani, in questi mesi, ha brillato per il suo silenzio e la sua accondiscendenza alla Meloni e al ministro Fitto”. E annunciano una mobilitazione: “La Cgil Siciliana non mancherà di far sentire la propria voce e di levare forte la propria denuncia nella consapevolezza che oggi più che nel passato occorra che il movimento sindacale, il mondo dell’associazionismo, del terzo settore, delle professioni scendano in campo”.
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Il Papa “ha riposato bene”. “Dimissioni? Sono speculazioni”. Le condizioni mediche: “Non è fuori pericolo, il vero rischio è la sepsi”
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.