Capodanno con il mal di pancia per il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Il percorso della formazione incentivata per il personale docente, si annuncia tutto in salita. La bozza di decreto presentata dall’inquilino di viale Trastevere, alle organizzazioni sindacali e al Consiglio superiore della pubblica istruzione, ha ricevuto un secco no. A mandare su tutte le furie i sindacati è il fatto che il professore leghista ignori totalmente sia le prerogative contrattuali sulla formazione del personale, che le competenze in merito degli organi collegiali. Non solo. Ad accodarsi alle associazioni che difendono i lavoratori c’è anche il Cespi che evidenzia – nella sua relazione ufficiale- come solo “poco più di un docente per istituzione scolastica” potrà godere di un assegno annuale ad personam di importo pari ad 5.650,00 euro, finanziato per un contingente non superiore a ottomila unità.

L’idea di fondo di Valditara è questa: creare una squadra di professionisti attorno al dirigente o detta fuori dal burocratese, “il cerchio magico” del preside che guadagnerà più di altri. La formazione in servizio incentivata è collegata all’attuazione del Pnrr, con riferimento all’implementazione delle metodologie didattiche innovative e alle competenze linguistiche e digitali; sarà articolata in percorsi di durata triennale e sarà rivolta a docenti di ruolo e alle cosiddette “figure di sistema”, termine non previsto da alcuna norma, con cui sono definiti i docenti che svolgono “incarichi di collaborazione a supporto del sistema organizzativo dell’istituzione scolastica e della dirigenza scolastica”.

Si tratta evidentemente di un’innovazione che istituzionalizza attività e incarichi, finora individuati dal collegio dei docenti nell’ambito delle funzioni previste all’interno del Piano triennale dell’offerta formativa e incarichi di collaborazione con la dirigenza individuati dal preside. “Per entrambe le tipologie – spiega il Cespi – trattandosi di incarichi aggiuntivi, è prevista attualmente la retribuzione a carico del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, oggetto della contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica. Prevedere un percorso triennale di formazione volontaria specifica al fine di ricoprire incarichi connessi alla realizzazione del Ptof, può subordinare lo svolgimento dell’incarico all’accesso alla formazione volontaria oltre che riconoscere ai soggetti formati una sorta di priorità per l’attribuzione di tali funzioni, limitando per l’ambito organizzativo-gestionale anche le competenze del dirigente scolastico”.

Ancor più dura la Fl Cgil: “Consideriamo inaccettabile un modello di valutazione degli insegnanti basato sulla “condotta professionale” e sul rendimento degli alunni e che ripropone addirittura la performance, peraltro esclusa per legge nelle istituzioni scolastiche. Queste modalità oltre a essere inammissibili contrattualmente, sono quanto di più lontano dalla realtà delle condizioni di lavoro del personale docente. Il decreto va ritirato e subordinato all’apertura delle trattative sindacali di rinnovo del Contratto per il triennio 2022-24”.

Un tema che non è stato sottovalutato nemmeno dal Consiglio superiore dell’Istruzione: “Il Decreto in esame – cita il report – interviene pertanto da una parte sulle prerogative inderogabili in capo al Ccnl in materia di progressione di carriera, dall’altra sulle competenze delle autonomie scolastiche in materia di progettazione delle attività di formazione nell’ambito del Ptof. Così facendo si invade un terreno, quello del salario, che il Decreto legislativo 165/2001 riserva in via esclusiva alla contrattazione collettiva, mentre il Decreto-legge 36/2022 assegna alla contrattazione un ruolo affatto marginale”.

Per il ministro non ci sono chance. A detta del Cespi deve tornare sui suoi passi: “Le modalità attuative del Decreto in esame, sia per la scelta dello strumento che degli stessi contenuti, non sono proficue al raggiungimento delle finalità previste dalla stessa norma di “sostenere i processi di innovazione didattica e organizzativa della scuola, rafforzare l’autonomia scolastica e promuovere lo sviluppo delle figure professionali di supporto all’autonomia scolastica e al lavoro didattico e collegiale”.

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