Una giornalista del Daily Mail racconta perché ha scelto che la figlia non possa utilizzare tablet e telefonini fino a quando non avrà almeno 5 anni: "Non voglio che mia figlia sia dipendente dai dispositivi come lo sono io: il mio lavoro significa controllare costantemente le e-mail e cercare storie". Ma cosa dicono gli esperti? Ecco le risposte (discordanti)
Ogni scelta che prendiamo nella nostra vita ha inevitabilmente delle conseguenze: dalle piccole alle grandi cose. Vale per gli adulti e per i più piccoli, per i quali possiamo essere tenuti a decidere. Genitori, zii, nonni ma anche insegnanti o educatori lo sanno benissimo. Come lo sa benissimo Stacy Liberatore, giornalista del Daily Mail, specializzata in “scienza e tecnologia”. Proprio dalla sua esperienza e dalla sua professione nasce questa storia, che ha raccontato sulla testata in cui lavora.
Stacy e il marito John hanno deciso, fin da subito, che loro figlia non avrebbe mai utilizzato uno schermo tecnologico. O almeno non lo farà fino a che non avrà compiuto almeno 5 anni. “Ma la nostra promessa ha messo a dura prova la nostra forza di volontà molto più di quanto avremmo mai potuto aspettarci”, scrive nell’articolo di ieri 28 dicembre. Il riferimento è ad un volo aereo che hanno preso, con la bimba sempre in movimento, mentre il bambino di una coppia accanto guardava tranquillamente i cartoni animati sull’iPad. Ma lei no. La mamma e il papà hanno deciso che non può. “E che si aspettavano?”, potrebbe domandarsi qualcuno.
In realtà fino a quel momento la coppia non si era mai ritrovata a dover affrontare qualcosa di simile poiché solitamente, in occasioni simili in cui la bimba si trovava con altre persone (al ristorante ad esempio), riuscivano comunque a farla distrarre senza dover ricorrere – come fanno in molti – a tablet o telefonini. Stacy ricorda con ironia malinconica i “bei giorni” in cui viaggiava da sola e vedeva altre mamme con i propri figli. Ma adesso che la situazione si è ribaltata una certa ansia le ha fatto visita. “Mio marito ed io abbiamo trascorso l’intero viaggio facendola stare tra di noi, mettendo in scena spettacoli di marionette da dito e portandola su e giù per il corridoio. Urlava ogni volta che cercavo di metterla sul sedile e insisteva per vedere ogni parte della cabina. Non credo di aver chiesto scusa a così tanti sconosciuti contemporaneamente nella mia vita”, scrive. E ancora: “Ho scritto di diversi studi che dimostrano che i bambini piccoli esposti agli schermi presentano ritardi di apprendimento, problemi di positività corporea e un aumento del rischio di problemi di salute mentale”. Una decisione ben ponderata e in controtendenza anche se non è volta a giudicare negativamente quei genitori che, invece, decidono di far conoscere subito la tecnologia ai propri figli: “Non voglio che mia figlia sia dipendente dai dispositivi come lo sono io: il mio lavoro significa controllare costantemente le e-mail e cercare storie”, considerando che quando la giornalista è nata (1984) tutto ciò neanche esisteva.
Quello che si augura è che la bimba possa giocare e divertirsi come aveva fatto lei stessa durante la propria infanzia: facendo spettacoli, ricorrendo all’immaginazione, alla fantasia, utilizzando giocattoli e colori. “Uno studio pubblicato nel 2023 dall’Università di Tohoku in Giappone ha scoperto che lasciare che i bambini guardino programmi su TV, tablet e telefoni può renderli più lenti nel parlare e nello sviluppo – si legge ancora nell’articolo sulla testata britannica -. I bambini che hanno trascorso più tempo davanti allo schermo nel loro primo anno di vita hanno subito i ritardi di sviluppo più significativi quando erano piccoli. La dottoressa Jennifer F. Cross del New York-Presbyterian Komansky Children’s Hospital ha dichiarato durante una conferenza: ‘Se i bambini piccoli trascorrono la maggior parte del loro tempo interagendo con un iPad , uno smartphone o la televisione, tutti strumenti molto divertenti, può essere difficile coinvolgerli in attività non elettroniche, come giocare con i giocattoli per favorire l’immaginazione e la creatività, esplorare all’aria aperta e giocare con altri bambini per sviluppare abilità sociali adeguate”. Ma c’è anche un’altra verità. “Il professor Andrew Przybylski, direttore della ricerca presso l’Oxford Internet Institute, ha dichiarato: ‘Alla luce dei nostri risultati, le richieste di divieti generali sulla tecnologia e di limiti di età per l’accesso alla tecnologia non costituiscono un consiglio basato sull’evidenza o addirittura etico, in particolare perché l’uso dello schermo in alcuni casi ha un impatto netto positivo'”, le parole riportate dall’articolo di Liberatore. Al momento, però, le scelte sue e del marito non cambiano. Tecnologia? No, grazie. E c’è da scommettere che tutto ciò possa aprire un interessante dibattito. Anzi, forse è già aperto.