Cancellare una Riserva Naturalistica? Fatto, quasi per intero. Dal consiglio regionale dell’Abruzzo con un emendamento al progetto di legge 379 intitolato “Disposizioni finanziarie per la redazione del Bilancio di Previsione finanziario 2024-2026 (Legge di Stabilità Regionale 2024)”, proposto da Emiliano Di Matteo e Mauro Febbo di Forza Italia, Simona Cardinali e Federica Rompicapo della Lega e Umberto D’Annuntiis di Fratelli d’Italia. La Riserva del Borsacchio che si estendeva su 1100 ettari tra Roseto degli Abruzzi e le frazioni di Cologna Spiaggia e Montepagano, “dalla collina alla spiaggia, attraversando la Pineta Mazzarosa e il torrente del Borsacchio, passando tra calanchi e dune” secondo il portale di Visit Roseto, ridotta a 24,7 ettari. “Uno dei luoghi più suggestivi della costa abruzzese, caratterizzata da un paesaggio collinare e litoraneo ancora integro dal punto di vista ambientale”, istituito con una legge regionale nel febbraio 2005 e meglio definito prima dalla legge regionale del maggio 2006 e poi da quella di ottobre 2007, tenuto in vita, solo nella forma, ma non nella sostanza.
Quello che viene descritto come un luogo nel quale “la natura viene preservata da fenomeni di antropizzazione e urbanizzazione”, privato della quasi totalità del suo territorio. E a questo punto, temono in molti, a rischio. Minacciato innanzitutto dagli “investitori edili interessati a costruire palazzine” per Marco Borgatti, Presidente delle Guide del Borsacchio. Che spiega a il Centro.it come “questa decisione ha conseguenze gravi e immediate. Il Piano di Assetto della Natura (Pan), preparato per oltre venti anni, è ora da rifare completamente. Dopo una lunga attesa, il Pan era finalmente pronto, e secondo voci di corridoio, avrebbe dovuto essere approvato entro gennaio 2024. Venti anni di lavoro e un investimento di 250mila euro per il primo Pan oltre a 50mila euro per il secondo sono andati in fumo”. E con essi il sogno di conservare uno spazio ancora naturale. “Il territorio della Riserva rappresenta uno degli ultimi tratti del litorale abruzzese che conserva caratteri di integrità ambientale e paesaggistica piuttosto estesi: non sono ancora intaccati dal caotico sviluppo insediativo che ha interessato gran parte dei territori adriatici negli ultimi cinquanta anni”, si legge nel Pan dell’agosto 2020.
Anche per questo motivo ad insorgere sono state sia le opposizioni in Regione che diverse associazioni ambientaliste. Tutti concordi nel criticare la scelta della maggioranza, ma anche il metodo scelto. “Sarebbe bastato intervenire sui vincoli e riscrivere, insieme al territorio, le regole di gestione della Riserva”, sostiene Sandro Mariani, il consigliere e capogruppo di “Abruzzo in Comune”. Che a ilfattoquotidiano.it spiega come “tra l’altro questo emendamento, a differenza della maggior parte degli emendamenti di maggioranza, non era nemmeno stato anticipato nel corso della riunione informale dei capigruppo avvenuta nel primo pomeriggio per coordinare i lavori della sessione di bilancio come avviene di prassi”. “Una porcata. Uno dei rarissimi bacini di naturalità sulla costa d’Abruzzo ora viene quasi depennata con un emendamento e il voto della maggioranza che sostiene Marco Marsilio – ha dichiarato ad Abruzzolive.tv, Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista – Invece di fare una legge per lo stop al consumo di suolo, questi indemoniati eliminano le riserve naturali!”.
“Senza nessun confronto pubblico, ma neppure una semplice discussione in aula – scrive in una nota il Wwf Teramo -, La Riserva è stata talmente ridotta che valeva eliminarla totalmente. Nel 2023 si dovrebbero istituire nuove aree protette ed invece nell’Abruzzo di Marsilio vengono tagliate”. Cancellando sostanzialmente con un voto le finalità del Pan del 2020. A partire dalla “conservazione, salvaguardia e valorizzazione delle emergenze naturali”, passando al “miglioramento della funzione svolta dallo spazio agricolo anche come connettivo ecologico diffuso”, fino alla “tutela, valorizzazione, recupero e qualificazione del patrimonio culturale”. Insomma un disastro. A dire il vero avviato a maggio 2012 da una voto in Consiglio regionale che ha determinato la riperimetrazione che ha sottratto alla riserva oltre 40 ettari. “Un atto di questo tipo che di per sé vanifica non solo il lavoro fatto in questi anni sul territorio, ma anche la possibilità di una futura azione coordinata di tutela della biodiversità e dello sviluppo, per Donatella Pavone direttrice Legambiente Abruzzo -, in ogni caso non può essere presentato e votato con queste modalità, sottraendosi ad un iter legislativo predeterminato”.
Anche il sindaco di Roseto degli Abruzzi, Mario Nugnes è intervenuto sostenendo di essere in attesa “di leggere gli atti ufficiali e di vedere le relative planimetrie, in modo da poterle valutare attentamente e, nel caso, ci riserviamo di confrontarci con il territorio, i cittadini e tutte le associazioni e di agire nell’interesse della comunità rosetana, completamente tagliata dalla ridefinizione dei confini della Riserva”. Che accadrà ora ai 976 ettari appartenuti fino al voto in Consiglio regionale alla riserva naturalistica del Borsacchio?