Le opposizioni continuano a chiedere di riferire in Aula, lui non ne vuol sapere e il sottosegretario del suo partito bolla come “millanterie” le frasi degli intercettati che parlano di una sua disponibilità. Attacco e difesa, a oltranza: è questo lo schema adottato dalla Lega per rispedire al mittente le polemiche e le iniziative delle opposizioni a due giorni dal deflagrare mediatico dell’inchiesta sulle commesse Anas, in cui sono coinvolti Tommaso e Denis Verdini e nelle cui carte è citato il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni. Quest’ultimo è uno dei motivi per cui le opposizioni, per iniziativa del M5s a cui si sono accodati anche Pd e Verdi-Sinistra, anche nella giornata di oggi hanno inviato al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture un’informativa urgente per farlo riferire in Aula. Cosa che, almeno al momento, non avverrà. Secondo quando fatto filtrare alle agenzie di stampa da fonti vicine al leader della Lega, Matteo Salvini “in agenda non ha inserito alcun intervento in Aula per un’informativa“. Indiscrezione che tra l’altro conferma l’atteggiamento tenuto ieri dal ministro, che ha scelto il silenzio pur di non rispondere alle domande dei giornalisti sull’inchiesta che ha coinvolto suo cognato e suo suocero.
Freni risponde: “Chi fa il mio nome millanta” – E mentre Salvini si è arroccato, un altro protagonista involontario di questa storia ha scelto una strategia di difesa completamente opposta: l’attacco. “Chi fa il mio nome millanta” ha spiegato Federico Freni in un’intervista a La Repubblica. Il sottosegretario del ministero retto da Giancarlo Giorgetti (un altro generale leghista) è citato nell’ordinanza sul caso Anas, in cui però non risulta indagato. E sulla sua “disponibilità”, riferita da uno degli indagati, precisa che “l’unica disponibilità che mi riconosco è quella all’ascolto: vale per tutte le persone che incontro e ricevo, dalla prima all’ultima”. Il sottosegretario ha spiegato anche di non essere turbato: “Sono assolutamente tranquillo. La preoccupazione si riserva a cose gravi, non certo a citazioni di terze persone – ha proseguito – Se dovessi preoccuparmi di tutti i giudizi o le chiacchiere altrui, oltre un limite ragionevole, non dovrei uscire di casa. La mia serenità deriva dal fatto che sono completamente estraneo a questa inchiesta”. E ancora: “Come non condivido il garantismo a giorni alterni, così non cambia la mia opinione sulla magistratura. Dietrologie, manine e simili li lascio volentieri alle cronache rosa – ha concluso Freni – Credo, al contrario, che la responsabilità, personale e politica, soprattutto quella di chi ricopre un incarico istituzionale, debba essere sottoposta a un continuo controllo, senza ovviamente scadere in persecuzioni ingiustificate. È un atto dovuto, un segnale di rispetto per i cittadini che scelgono i loro rappresentanti“.
Bonelli scrive a Meloni: “I contatti politica-imprenditori siano regolati” – Nel frattempo, detto della rinnovata richiesta di Movimento 5 Stelle e Partito democratico di volere Salvini in Aula a riferire della vicenda Anas, da segnalare la lettera inviata da Angelo Bonelli, deputato di Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, indirizzata alla Premier Meloni. “La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Tommaso Verdini in relazione alle commesse Anas ci interpella direttamente e richiede una riflessione politica che non può essere elusa – ha scritto Bonelli – È fondamentale che le interazioni tra la politica, in particolare coloro che rivestono cariche governative, e il settore imprenditoriale si svolgano in modo regolato, trasparente ed in contesti istituzionali. L’inchiesta in questione – ha spiegato – mette in luce incontri in ambienti privati, quali domicili e ristoranti, che hanno visto la partecipazione di imprenditori e membri del governo”.
Dopo questo dato di fatto emerso nell’inchiesta, il deputato di opposizione ha parlato di altri incontri: “Desidero portare alla sua attenzione che prima del varo del decreto sul ponte sullo Stretto di Messina, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha avuto degli incontri con il patron di Webuild, Salini, e l’ex ministro Lunardi. Incontri che lo stesso Salvini ha qualificato come informali – si legge ancora nella lettera – Questi sono stati documentati anche in un’inchiesta trasmessa da Report nel novembre 2023. Incontri simili si sono verificati tra l’ex ministro Lunardi e il Presidente del comitato scientifico del ponte, il professor Prestininzi. Inoltre – ha scritto ancora Bonelli – in corrispondenza dell’approvazione del decreto, le azioni di Webuild hanno registrato significativi aumenti di valore. Fin dal mese di ottobre, nel mio ruolo di deputato, ho richiesto la copia di documenti attinenti al decreto sul ponte, quali la relazione sul progetto e l’atto negoziale. Tuttavia – è l’accusa di Bonelli – il ministero delle Infrastrutture e la società del ponte sullo Stretto di Messina hanno ritenuto di non fornirmi tali documenti. Le chiedo, pertanto, se in considerazione degli esiti dell’inchiesta Anas e dei suddetti incontri informali tra Salvini e l’Ad di Webuild Salini, non ritenga indispensabile richiedere delucidazioni al ministro Salvini e – è l’appello finale di Bonelli – promuovere l’adozione di norme comportamentali stringenti che vincolino i membri del governo a una maggiore trasparenza nelle loro interazioni con il mondo imprenditoriale“.