Meno cyberattacchi, ma sempre più legati al contesto internazionale che a quello criminale “tradizionale”. Più frodi online, più casi di sextortion, soprattutto tra i minori, 40 milioni di euro sottratti attraverso il phishing. E ancora: 178mila siti monitorati per possibili minacce estremistiche con 236 segnalazioni, un aumento del 15% dei crimini finanziari sul Web, 2739 siti oscurati per pedopornografia. Questa la messe dei numeri contenuti nel Report 2023 sull’attività della Polizia Postale e delle Comunicazioni e dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica.
Cyberattacchi – Sono stati 11.930 nel 2023 gli attacchi cyber a infrastrutture critiche ad istituzioni, aziende e privati, un 7% in meno rispetto al 2022. Sono 220 le persone indagate (-34%) e sono stati 75.956 gli alert diramati. Il conflitto russo-ucraino ha definitivamente dimostrato come, in epoca attuale, il dominio del cyberspazio abbia assunto una valenza fondamentale. Il dominio cibernetico è così divenuto nuova dimensione, spazio imprescindibile per lo sviluppo delle nuove guerre. Le offensive russe hanno mantenuto una significativa intensità dall’inizio del conflitto, in particolare sono state lanciate decine di offensive contro l’Ucraina e i Paesi Nato. Ad esempio, il gruppo hacker filorusso “NoName05” ha iniziato a lanciare una serie di offensive contro realtà italiane in segno di protesta contro la politica del nostro Paese, definita “russofoba”. Le offensive hanno impattato tra l’altro realtà governative, strutture del comparto sanitario, operatori del trasporto locale, istituti bancari e provider delle telecomunicazioni. Allo stesso modo, rilevanti sono le proiezioni nel dominio cibernetico del conflitto Israele-Hamas. Sin dall’inizio del conflitto, infatti, gruppi hacker hanno iniziato a dirigere attacchi per compromettere le infrastrutture critiche israeliane, arrecare disservizi alla popolazione, estendendo le azioni ostili ai danni di infrastrutture di paesi occidentali, tra cui l’Italia, ritenuti vicini alla causa israeliana.
Cyberterrorismo – Nel 2023 sono stati monitorati 178.756 siti web coinvolti in estremismo internazionale religioso, estremismo razziale, antagonista ed anarchico: 236 sono i casi trattati, 2.670 gli spazi virtuali oscurati. “L’utilizzo delle piattaforme di comunicazione online, social network e di applicazioni di messaggistica istantanea – evidenzia il Report – rappresentano ormai il principale canale di comunicazione per la diffusione di contenuti propagandistici di varia natura ed origine, il cui continuo e vertiginoso incremento rappresenta un segnale di allarme da non sottovalutare”. L’incremento dell’utilizzo delle piattaforme di comunicazione online, social network e applicazioni di messaggistica istantanea ha determinato parallelamente un considerevole incremento, ad una platea pressoché illimitata, di qualsiasi tipo di contenuti propagandistici riconducibili al terrorismo, sia di matrice islamista, sia formazioni di estrema destra (neonazismo, neofascismo, tifoserie strutturate, suprematismo), formazioni di estrema sinistra (movimenti di lotta armata, anarchici, insurrezionalisti, antagonisti), formazioni separatiste. L’attività di monitoraggio del web effettuata ha permesso di riscontrare in primis come la diffusione di contenuti propagandistici jihadisti, nel corso del tempo, abbia subito un sensibile peggioramento qualitativo, determinato sia dalla scomparsa del Califfato, sia dalle perdite di tecnici e social media manager cui era devoluto l’incarico di gestire la propaganda, nonché per l’utilizzo sempre più frequente algoritmi ed impiego di intelligenza artificiale sulle principali piattaforme web, per la scansione (e rimozione) dei contenuti pubblicati dagli utenti.
Cyberbullismo – Nel 2023 sono stati trattati 284 casi di cyberbullismo. È stata registrata una flessione del numero dei minori segnalati all’Autorità Giudiziaria: 104 rispetto ai 127 dello scorso anno. La diminuzione dei casi è dovuta alla normalizzazione delle abitudini dei ragazzi. Non si può escludere che il ritorno ad una vita sociale priva di restrizioni abbia avuto un’influenza positiva sulla qualità delle interazioni sociali, delle relazioni tra coetanei e che la costante opera di sensibilizzazione svolta dalla Polizia Postale così come da altre istituzioni e organizzazioni del terzo settore, presso le strutture scolastiche, abbia mantenuto alta l’attenzione degli adulti e dei ragazzi stessi sulla necessità di agire responsabilmente e correttamente in rete.
Cyberfrauds – Nel 2023 sono stati 16.325 i casi trattati di ‘cyber frauds’, truffe online, un 6% in più rispetto allo scorso anno, con 3.571 persone indagate e 137.202.592 euro complessivi sottratti. Nell’ambito delle competenze della Polizia Postale il Report evidenzia l’intensificazione dell’attività di prevenzione attraverso il monitoraggio attivo della rete e un’articolata attività di contrasto alle attività predatorie online (oltre 3.500 le persone denunciate), in particolare nel settore dell’e-commerce. In relazione alle truffe sul web, anche nel corso del 2023, il report sottolinea un significativo incremento degli illeciti legati al fenomeno del falso trading online (3.360 i casi trattati, 188 le persone denunciate per un totale di 109.536.088 euro di profitti illeciti), con l’aumento del numero di portali che propongono programmi speculativi, apparentemente redditizi e l’utilizzo di tecniche molto sofisticate per contattare le vittime. L’attività investigativa, qualora la denuncia sia tempestiva, prevede l’immediata attivazione dei canali di Cooperazione Internazionale di Polizia, con la richiesta del blocco urgente delle somme versate e l’effettuazione di accertamenti sui flussi finanziari, che normalmente sono destinati all’estero.
Pedopornografia e adescamenti – Nel 2023 sono stati visionati e analizzati 28.265 spazi web, di cui 2.739 inseriti in black list e oscurati, in quanto presentavano contenuti pedopornografici. Nello stesso periodo è stato rilevato un lieve calo dei casi di adescamento on line, confermando però in larga parte il coinvolgimento di minori di età compresa tra i 10 e i 13 anni. Infatti, la fascia dei preadolescenti è quella che maggiormente ha avuto interazioni sessuali tecno-mediate, 206 rispetto ai 351 casi totali. Secondo il rapporto, persiste il lento incremento dei casi relativi a bambini adescati di età inferiore ai 9 anni, trend che sta diventando più consistente in seguito all’avvicinamento precoce agli strumenti informatici dei bambini più piccoli. I minori sotto i 9 anni di età, adescati in rete nel periodo di rifermento sono stati 31, pari al 9% dei casi trattati dalla Polizia Postale. Social network e videogiochi online sono i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni a rischio, a riprova ulteriore del fatto – scrive la polizia – che il rischio si concretizza con maggiore probabilità quando i bambini e i ragazzi si esprimono con spensieratezza e fiducia, nei linguaggi e nei comportamenti tipici della loro età.
Reati contro la persona – Sono stati 9.433 i reati contro la persona rilevati online nel corso dell’anno. Dallo stalking alla diffamazione online. E poi minacce, revenge porn, molestie, sextortion, illecito trattamento dei dati, sostituzione di persona, hate speech, propositi suicidari. Complessivamente si registra un +3% rispetto allo scorso anno. Sono stati 31 i casi di Codice Rosso che hanno visto la Polizia Postale impegnata direttamente nel contrasto dei reati commessi contro la persona attraverso la rete. Specifiche iniziative sono state rivolte all’attività di prevenzione e contrasto al fenomeno degli atti intimidatori nei confronti della categoria dei giornalisti e servizi di monitoraggio dei canali di diffusione, costituiti da siti web, piattaforme digitali, profili e pagine presenti sui social network più noti (Facebook, Twitter, Instagram, Telegram, Pinterest e Youtube), finalizzati ad arginare la diffusione del linguaggio d’odio (hate speech).