Barcellona, la capitale del turismo, prova a regolamentare i flussi. Lo fa con una legge definita dalla stampa spagnola ‘pionieristica’. Di retroguardia secondo le associazioni di proprietari de los pisos turísticos, ossia degli appartamenti adibiti ad alloggi che hanno modificato la vita nei condomini e stravolto l’ordine dei centri storici.
La Generalitat, il governo regionale catalano dotato di forte autonomia, ha introdotto poche ma decisive novità: le licenze riservate ai pisos turísticos non sono più indeterminate, esse avranno un preciso limite temporale di 5 anni, e lo stesso numero di concessioni sarà predefinito per ciascun municipio. Una rivoluzione nel settore, che cerca di porre un argine a quella overdose turistica che nel 2022 si è (ri)presa tutti gli spazi delle città e delle località balneari lungo la Costa Brava. I dati pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica attestano che lo scorso anno quasi 15 milioni di turisti hanno visitato la regione, numeri enormi – di due volte superiori all’insieme dei residenti – che hanno portato i flussi ai livelli pre-pandemici.
Barcellona è tornata ad essere un brand che tira, mettendosi alle spalle il clima di turbolenze causate dalle rivendicazioni indipendentiste e gli appannamenti sportivi del Barça che, a causa di debiti e scandali arbitrali, ha perso l’aura di club d’avanguardia, modello del calcio globale.
Pochi mesi fa The Telegraph Travel collocava Barcellona sul podio delle metropoli più appetibili nel panorama mondiale esaltando la combinazione virtuosa propria delle località mediterranee: ritmi rilassati, mitezza del clima, ricercatezza della cucina e quel segno modernista che l’avvicina alle linee architettoniche e al design delle città del nord. È diversa la visione dei residenti i quali, negli ultimi anni, hanno visto inasprirsi le controversie tra vecinos, non sono pochi gli edifici condominiali che hanno dovuto installare sensori per rilevare rumori non tollerabili provenienti dagli appartamenti turistici.Strade costantemente sovraffollate, aumento dei canoni locatizi, drastica riduzione nelle aree centrali della disponibilità di immobili adibiti a locazioni tradizionali.
È l’altra faccia della medaglia, quella meno lucente, che ora la Generalitat vorrebbe ridisegnare. L’individuazione di un preciso equilibrio tra pisos turísticos e abitanti (massimo 10 appartamenti per 100 residenti), con i 134 Comuni che già superano tale correlazione chiamati a trovare una difficile soluzione. E nel gioco delle licenze entreranno anche le quote di aree edificabili previste dai piani regolatori, mentre le pratiche di rinnovo delle 95mila licenze attualmente in essere richiederanno maggiori controlli e più burocrazia.
Più che i residenti ad uscirne rafforzata sembra la lobby degli albergatori e delle grandi catene, settore nel quale la Spagna primeggia in Europa. E nel mezzo degli interessi contrapposti vengono alla mente le parole del sociologo francese Jean Baudrillard in “L’America”: “Niente è più estraneo al travelling puro che il turismo”.