Il 2024 sarà un anno cruciale per la geopolitica. Con la pandemia alle spalle, il mondo è pronto per un nuovo ordine globale, un assetto molto probabilmente strutturato sotto l’ombrello di una destra internazionale pronipote di quella degli anni Trenta. Una visione questa che molti condividono ma che pochi, nel caos geopolitico attuale, riescono a focalizzare nei dettagli: uno di questi sarà l’elezione del presidente americano nel novembre del 2024.
La corsa, e soprattutto la vittoria, alla Casa Bianca di Donald Trump ha il potere di far gravitare ulteriormente il trumpismo, che possiamo definire come il nuovo fascismo mondiale. Cruciale a riguardo sarà il voto dei giovani elettori. Secondo il Pew Research Center americano, i Millennials e la Generazione Z costituiranno il 37 per cento degli elettori aventi diritto di voto, superando la quota dei baby boomer e delle generazioni più anziane. Si tratta di due generazioni più diversificate, più istruite e più progressiste rispetto a quelle precedenti, e che potenzialmente possono rimodellare il panorama politico per i decenni a venire.
Joe Biden ha un basso indice di gradimento tra i giovani elettori compresi tra i 30 e i 40 anni, la sua percentuale di impopolarità è compresa tra il 50 e il 60 per cento. Ancora meno popolare il presidente tra i giovanissimi, la generazione Z, e cioè gli elettori sotto i 30 anni. I motivi sono molti, ad esempio i disaccordi su questioni come la cancellazione del debito studentesco, il disinteresse per i cambiamenti climatici e la politica economica.
Fonte di scontento è anche e soprattutto la situazione nel Medio Oriente: secondo diversi sondaggi i giovani elettori disapprovano la politica di sostegno di Biden nei confronti dell’offensiva israeliana a Gaza, iniziata subito dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023. Molti giovani elettori, non solo sostenitori del partito democratico, hanno espresso simpatia per i palestinesi e si sono uniti alle proteste per chiedere il cessate il fuoco e la fine della crisi umanitaria a Gaza. I giovani americani disapprovano anche l’invio di armi e il sostegno militare da parte degli Stati Uniti a Israele, che a loro parere ha contribuito ad uccidere migliaia di civili e ne ha sfollati milioni nell’enclave.
Secondo molti analisti, la posizione di Biden sul conflitto ha causato un divario generazionale all’interno del suo partito erodendo la sua popolarità tra i giovani elettori, fenomeno che potrebbe rappresentare una minaccia per le sue prospettive di rielezione nel 2024.
Altro fattore cruciale sarà l’evolversi delle tensioni nel Mar Rosso. Sebbene l’elettorato americano abbia sempre mostrato poco interesse per la politica estera, la situazione nel Mar Rosso è diventata una seria minaccia per il commercio e la sicurezza globale: il prolungarsi di queste tensioni avrà un impatto sull’economia mondiale, sul dollaro e sulle quotazioni di borsa. Un presidente che arriva in dirittura d’arrivo alla Casa Bianca con un’economia debole e una finanza in crisi difficilmente vince le elezioni.
Non bisogna, dunque, sottovalutare l’operato dei ribelli Houthi sostenuti dall’Iran nello Yemen e l’impatto sugli equilibri economici finanziari mondiale. A metà novembre gli Houthi hanno intensificato i loro attacchi contro le navi mercantili; naturalmente affermano di prendere di mira quelle che viaggiano verso Israele, come rappresaglia per la campagna militare israeliana a Gaza, ma hanno anche attaccato navi di altri paesi senza alcun collegamento con Israele. Gli attacchi hanno coinvolto droni, missili e persino tentativi di dirottamento.
Il Mar Rosso, va ricordato, è uno dei canali marittimi più densamente trafficati del mondo, che collega l’Europa all’Asia e all’Africa orientale attraverso il canale di Suez e lo stretto di Bab el-Mandeb. Circa il 12 per cento del commercio globale passa attraverso il Mar Rosso, compreso il 30 per cento del traffico di container. L’interruzione causata dagli attacchi Houthi ha costretto alcune delle più grandi compagnie di navigazione del mondo, come Maersk, MSC, CMA CGM e Hapag-Lloyd, a fermare o reindirizzare il traffico lontano dalla regione, aggiungendo costi e ritardi alle loro operazioni. Gli Stati Uniti hanno annunciato una coalizione marittima per difendere le navi dagli attacchi e hanno abbattuto diversi droni Houthi nel Mar Rosso: sono quindi coinvolti direttamente.
Sullo sfondo di queste due grandi crisi mediorientali, cresce negli Stati Uniti la popolarità di Donald Trump. Sebbene difficilmente quest’ultimo riuscirà ad ottenere il voto dei giovani, potrebbe guadagnare dalla loro riluttanza a votare per Biden, in altre parole un alto indice di astensionismo tra di loro finirebbe per essergli favorevole nel conteggio dei voti. La partita elettorale, dunque, potrebbe non giocarsi in casa ma dall’altra parte del mondo.