Per l’economia cinese il 2023 si chiude come si era aperto: male. In dicembre l’indice Pmi che monitora l’andamento dell’attività manifatturiera, si è contratto per il terzo mese di fila e ben più delle attese. L’indice si colloca ora a 49 punti, al di sotto di soglia 50 che separa contrazione ed espansione. Lo scorso novembre l’indice si attestava a 49,4. Come sottolinea l’economista Michael Pettis, grande conoscitore dell’economia cinese, Pechino ha compensato il calo degli investimenti nel settore immobiliare con maggiori stanziamenti in quello manifatturiero. Tuttavia il problema non sembra essere la mancanza di capitali ma la debolezza della domanda e quindi c’è il rischio che l’eccesso di capacità si sposti semplicemente da un ambito all’altro.

In dicembre si è intensificata anche la flessione nella vendita di case. Secondo i dati preliminari della China Real Estate Information, il valore delle vendite di nuove case tra le 100 maggiori società immobiliari è sceso del 34,6% rispetto all’anno precedente a 451,3 miliardi di yuan (64 miliardi di dollari), rispetto al calo del 29,6% a novembre. Il bilancio annuale è quindi di una flessione del 16,5% rispetto al 2022, peggio delle stime.

Nonostante i dati odierni il presidente cinese Xi Jinping, nel suo discorso di fine anno, ha affermato che l’economia è “più resiliente e più dinamica di prima”, dopo aver dominato la tempesta del 2023. La Cina “sarà sicuramente riunificata”, ha aggiunto Xi Jinping. “Tutti i cinesi su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan dovrebbero essere legati da un obiettivo comune e condividere la gloria del rinnovamento della nazione cinese”, ha sottolineato Xi, citato dall’agenzia di stampa statale Xinhua. Il Fondo monetario internazionale stima un Pil cinese 2024 in crescita del 4,2%, in rallentamento rispetto al + 5% del 2023. Se e come Pechino riuscirà a restituire alla sua economia il dinamismo perduto è una delle grandi incognite dell’anno che si apre.

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