I consensi per il governo sono calati di dieci punti nel corso dell’anno, il primo trascorso dalla premier a Palazzo Chigi. Il gradimento personale per Giorgia Meloni è sceso ancora di più: 14 punti. Ma se gli alleati di maggioranza Lega e Forza Italia perdono terreno nella classifica delle intenzioni di voto (-0,8 e -1,3 punti rispettivamente), Fratelli d’Italia guadagna ben 3,3 punti – dal 26 al 29,3% – rispetto alle elezioni del 2022. È il progresso maggiore lungo tutto l’arco costituzionale, seguito da quello (+3,2%) del “partito dell’astensione” che è di gran lunga il più gettonato con il 42,2% di elettori e tocca il 59,4% tra le persone a basso reddito. Al terzo posto il Movimento 5 Stelle, che rispetto alle politiche del 25 settembre 2022 sale dal 15,4 al 17,2%. Sono i risultati dell’ultimo sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, basato sulle stime di intenzione di voto pubblicate il 16 dicembre dall’istituto di ricerca.

L’indice di apprezzamento per l’esecutivo scende appunto di 10 punti, dal 54 di un anno fa al 44%. La premier Giorgia Meloni cala ancora di più dal 58 al 44. La contrazione è maggiore “tra i ceti produttivi”, spiega il numero uno di Ipsos Nando Pagnoncelli sul quotidiano di via Solferino. “Scendono infatti mediamente di quasi 20 punti gli indicatori della presidente del Consiglio tra ceti dirigenti, lavoratori autonomi, impiegati e insegnanti, operai“. Si tratta delle categorie che finora “avevano espresso più fiducia” nella presidente del Consiglio. Anche tra gli autonomi, nonostante il “regalo” dell’ampliamento della flat tax, il gradimento crolla di quasi 20 punti. Tra gli operai e affini del 19,3%.

“C’è una evidente delusione“, commenta il sondaggista, “sia da parte di chi pensava ad un governo capace di tenere la barra sui temi economici, senza grandi deviazioni dalla linea del governo Draghi (ceti medio-alti e scolarizzati) e da parte di chi invece si aspettava interventi favorevoli e di protezione (ceti medio-bassi e lavoro autonomo)”.

Le difficoltà dell’esecutivo, però, paradossalmente rafforzano il partito della presidente, “quasi fosse l’unico ancoraggio della coalizione”. Le intenzioni di voto infatti si spostano di poco. Solo tre partiti fanno segnare “differenze apprezzabili”: in negativo Forza Italia, che nell’anno della morte del fondatore lascia sul terreno l’1,3%, in positivo Fdi che passa dal 26% delle politiche al 29,3% e il M5s che cresce dal 15,4% al 17,2%. Quasi stabile, dal 19,1 al 19%, il Pd, mentre passa dal 3,6 al 4% Avs. Azione-Italia viva, che uniti alle politiche avevano il 7,8%, ora sono al 6,7.

Guardando ai flussi, la crescita di FdI deriva soprattutto dall’avvicinamento di elettori di Lega e Forza Italia, a cui si aggiunge “un apprezzabile flusso proveniente dagli elettori del Terzo polo”. FdI resta trasversale dal punto di vista della composizione sociale dell’elettorato ma cala nelle condizioni più basse dove cresce nettamente la propensione all’astensionismo.

Il Pd continua a ricevere consensi da ceti medi e medio-alti, pensionati, laureati e studenti. Il Movimento 5 Stelle cresce grazie a “una somma di piccoli flussi provenienti da diversi partiti” e gode sia di voti giovanili sia di quelli di “chi non si colloca politicamente e tra le condizioni sociali basse“: in questa fascia di popolazione ha una propensione al voto del 37%, più del doppio rispetto alla media degli altri partiti. Tra gli operai il M5s ha un gradimento lievemente inferiore a quello per FdI. Tra disoccupati e inattivi è primo partito.

In generale, nessun partito può sedersi sugli allori: la volatilità elettorale resta molto elevata, quasi due elettori di un partito su tre (62,1%) stanno valutando di votare per un’altra forza politica. Fa eccezione il M5s: “Meno della metà considera altre formazioni”. La competizione è comunque tra forze della stessa are: gli elettori di centrodestra considerano prevalentemente i partiti che compongono la coalizione, quelli del Pd “pensano alla sinistra, al Movimento 5 Stelle e a +Europa”. Mentre “i pochi pentastellati che guardano anche ad altri si rivolgono prevalentemente a Pd e sinistra”.

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