C’è Piero Fassino – ex Pci, 23 anni da deputato, svariati altri da sottosegretario e ministro – che piange miseria perché non si dica, badate bene, che i 4.718 euro da parlamentare sono tanti (non vorrete mica farvi passare per populisti, o sì?); e infatti gli stipendi d’oro sono altri (ha ragione Fassino): tipo i 13mila euro (tra diaria e rimborsi spesa e viaggi e quant’altro) che percepisce, tra gli altri, l’onorevole Fassino. E poi c’è Maurizio Gasparri, che in quanto a buone maniere non è secondo a nessuno; anzi, è il primo della lista tra gli educatissimi anfitrioni di Palazzo Madama: e infatti si rivolge a Sigfrido Ranucci, in Vigilanza Rai – una convocazione già di per sé straordinariamente irrituale, per non dire altro – come fosse il cane che abbaia troppo – a proposito, a Gasparri piace dire, dell’opposizione, che abbaia – e a cui va data una bella ripassata. E toh: ecco che spuntano dal taschino una bottiglietta di cognac (“se ha bisogno di un sostegno”) e una carota (“qui non facciamo del male a nessuno”) che gentilmente offre al conduttore di Report.
Ma nel peggio che la politica ha dato di sé in un anno di Parlamento c’è tanto altro. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, meriterebbe un capitolo tutto per sé. Se si parte dal presupposto che il cultore dei busti littori confonde qui e là – senz’altro in buonafede – la funzione di seconda carica dello Stato con quella di esponente di vertice del principale partito italiano, la lettura del suo comportamento a Palazzo Madama risulta più lineare e, soprattuto, ricca di attenuanti. A parte il Fatto Quotidiano (col quale il nostro ha perso il proverbiale aplomb che lo accompagna come da tradizione missina: vedere per credere) capita anche che un senatore si alzi e glielo faccia notare: lo stoico Walter Verini, del Partito democratico, un giorno gliel’ha detto. E apriti cielo. Ma se c’è una cosa in cui La Russa è veramente imbattibile, soprattutto se paragonato ai predecessori, è il modo con cui dirige l’orchestra quando siede sullo scranno più alto di Palazzo Madama: tra battute, nomi storpiati, gaffe (come quando gli restò il microfono aperto e se ne uscì con un “c’è ancora l’albanese?” in riferimento alla deputata di Tirana, Jorida Tabaku) e strizzatine d’occhio al lato di destra dell’emiciclo, vederlo all’opera è un vero spettacolo.
E poi c’è tanto altro: Angelo Bonelli che alla Camera porta cose (sassi, manuali d’inglese, ortaggi, fette di pane) ma che, per Eleonora Evi, non porta rispetto; i facinorosi 5 stelle con cartelli, caschetti anti-infortunistica e striscioni, che sono (quasi) sempre la miccia che fa esplodere di rabbia il centrodestra; gli ululati ad Aboubakar Soumahoro, Rossano Sasso della Lega che vede la teoria gender anche nei disegni che fa la schiuma del cappuccino e liti e attacchi non sempre edificanti. Insomma, per tutto questo, vi invitiamo a guardare il videoblob col peggio del 2023 in Parlamento, con la consapevolezza che il 2024 inizia tra poco. E non cambierà nulla.