Come ho già detto in altre occasioni, le elezioni regionali in Sardegna segnano e anticipano gli scenari politici nazionali. Bisogna solo avere il coraggio di comprenderli e ascoltarli. Nei giorni scorsi, in conferenza stampa, una buona parte del gruppo dirigente del Pd sardo ha annunciato le proprie dimissioni dal partito e ha lasciato i propri incarichi all’interno delle varie assemblee locali. Tra questi, oltre all’ex presidente Renato Soru, hanno lasciato il partito l’ex deputata Romina Mura e tantissimi amministratori locali.
Un vero e proprio terremoto scatenato dall’accordo romano fatto tra Schlein e Conte a favore di una candidatura grillina a Presidente della Regione. Questo accordo personale oltre a non essere stato condiviso dagli iscritti del Pd sardo è stato imposto nonostante la legittima richiesta di primarie da parte di una buona rappresentanza del partito e del resto di una ipotetica coalizione. Ora l’ultimo atto, fatto a malincuore, dagli ormai ex dirigenti del Pd. Un grido di dolore ma finalmente di estremo coraggio che libera molte persone ed energie dalle tenaglie dell’ipocrisia di una finta unità e unicità di pensiero imposta dalla Segreteria pd.
Si apre di conseguenza una nuova pagina politica che è destinata ad avere effetti devastanti non solo per il Pd sardo ma anche sulla Segreteria nazionale. Questo quadro, nel silenzio pieno di paura dei dirigenti nazionali (in attesa delle candidature per le europee), avrà dei risvolti nei prossimi giorni.
Per prima cosa le elezioni regionali in Sardegna vedranno il Pd ridotto ai minimi termini e il Movimento 5stelle sotto la soglia dell’ultimo risultato delle Politiche. Il tutto con un effetto grillizzazione dei resti del Pd. A ciò si aggiunga che la vera sfida elettorale in Sardegna sarà fra un candidato di destra che ancor oggi non è stato ufficializzato e la coalizione sarda guidata da Renato Soru. La candidata della ditta grillina arriverà terza.
Ricordo che si voterà il 25 febbraio 2024 e le liste dovranno essere presentate fra circa 20 giorni. In questo quadro, Renato Soru, che gira la Sardegna, che conosce realmente, in lungo e largo, sta rompendo gli schemi nazionali di centro destra e centro sinistra. Soru, piaccia o no, sta portando avanti quello che in tanti hanno auspicato in questi anni ma non hanno avuto né il coraggio né la credibilità e la libertà di poterlo fare. Soru sta liberando energie da tempo imbrigliate dai vecchi schemi politici nazionali. Soru sta riavvicinando tante persone che non sarebbero andate a votare una grillina che per nulla può rappresentare un popolo di area riformista e democratica. E a ciò si aggiunga la forza delle idee e delle competenze da sempre dimostrate da chi fa politica per dare e non per avere.
Chi non vede questo e non capisce che è il momento di unirsi alla liberazione dalle assurde imposizioni di Segretari nazionali che non conoscono né il territorio né hanno rispetto delle persone che ci vivono, allora è destinato a fallire politicamente. La politica si fa per dare un sogno e una speranza di reale cambiamento. Se ci si limita ad aspettare poltrone di convenienza personali allora i risultati non hanno lunghe prospettive ma solo piccole vittorie destinate a non passare alla storia.
La Sardegna ancora una volta darà un segnale a tutta la politica nazionale che da tempo è ferma in maniera anacronistica a schemi e preclusioni che non rispecchiano e rappresentano la realtà della nostra società. Ci vuole coraggio e un briciolo di sana testardaggine per rompere gli schemi. Ci vuole credibilità e piena modestia per mettersi liberamente a disposizione di un progetto politico nell’esclusivo interesse collettivo.
Viva la Sardegna.