di Alessio Andreoli

La vicenda del colpo di pistola, legalmente posseduta dall’onorevole Pozzolo deputato di FdI, sparato alla festa di Capodanno che ha ferito un 31enne, marito della figlia di uno dei poliziotti della scorta del sottosegretario alla Giustizia Delmastro, mi ha ricordato la mia gioventù.

Provengo da una famiglia dalle radicate tradizioni venatorie a cui qualsiasi figlio maschio, in particolare negli anni 50/60 avrebbe potuto sottrarsi. Mio padre, ufficiale di fanteria in congedo, ex prigioniero di guerra, era un accanito cacciatore e come tale portava noi figli a caccia già in giovane età. Ci ha educato al maneggio delle armi, nel caso specifico i fucili da caccia e già a sei sette anni ci ribadiva quasi quotidianamente tutte le norme di sicurezza a cui avremmo dovuto attenerci nel caso in cui – più avanti, con la maggiore età – avessimo conseguito il porto d’armi. Ovviamente queste norme non cambiano se invece di maneggiare un fucile da caccia si impugna una pistola, un mitra o un moschetto.

Le rigidissime regole che mio padre ci aveva insegnato e imposto erano:
– in casa nessun tipo di arma andava caricata o lasciata carica
– prima di manipolare un’arma, per qualsiasi motivo, sia quando prelevata che quando veniva riposta doveva essere verificato che non fosse carica
– le armi non andavano mai, assolutamente mai, puntate contro le persone anche se scariche, tantomeno per scherzo
– le armi non andavano mai lasciate abbandonate né date ad altri
– non si doveva mai lasciare pallottole (cartucce per i fucili da caccia) vicino alle armi
– in presenza di altre persone o vicino a centri abitati il fucile andava immediatamente scaricato e smontato o riposto nella custodia (valido per tutte le armi)
– assolutamente non vantarsi con amici o conoscenti, arma in mano, per fare come si direbbe oggi i fighi
– qualsiasi arma andava custodita in modo tale che non fosse accessibile a bambini, famigliari o altri che comunque non fossero i proprietari stessi.

È da tempo immemorabile che ho abbandonato l’esercizio venatorio, ma queste regole le ricordo bene e sono certo che se fossero praticate da chiunque abbia un porto d’armi non ci sarebbero incidenti e non capiterebbero cose come quella successa a Capodanno. L’onorevole Emanuele Pozzolo in quanto proprietario dell’arma, a mio parere, non ha nessuna giustificazione e ha la piena e totale responsabilità di quanto avvenuto.

Tra l’altro mi faccio altre domande: perché questo signore ha il porto d’armi? È forse un porta valori? Ha subito attentati o serie minacce per cui, per difesa personale ha la necessità di girare armato? Quanti parlamentari hanno un giustificato porto d’armi e quanti possono andare portarla con sé in Parlamento? Non so voi ma io considero tutto questa vicenda estremamente inquietante e vorrei delle rassicurazioni. Sarebbe davvero bello se il nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, o il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondessero a queste domande.

Non so voi, ma io non vorrei che ci fossero persone armate (a parte le forze dell’ordine) quando vado al mercato rionale, quando vado in tram, quando vado ai concerti in piazza, a vedere la partita o semplicemente se voglio bermi un caffè al bar o a farmi un aperitivo.

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