Davide contro Golia, un Comune di appena settemila abitanti contro la ricca e potente Regione Veneto. Tutto a causa di due rotonde e della messa in sicurezza di un tratto di strada pubblica che l’amministrazione locale attende da dodici anni. “Sono venuto all’inaugurazione con la fascia tricolore di sindaco, perché la Pedemontana Veneta è un’opera importante, ma anche per ricordare al governatore Luca Zaia quell’impegno da rispettare”. Nel giorno del settimo taglio del nastro della superstrada a pagamento da 2,3 miliardi di euro, che verrà ripagata con 12 miliardi di pedaggi pubblici in 39 anni, tra alcune centinaia di persone riunite in una galleria di Malo (Vicenza), c’era anche Fabio Marin, primo cittadino di San Zenone degli Ezzelini, in provincia di Treviso. È il protagonista di una strana, indecifrabile vicenda di ribellione al centralismo veneto, combattuta a colpi di carte bollate e ricorsi, con un diritto riconosciuto giudiziariamente, ma non ancora rispettato.
Alcune settimane fa Marin ha tenuto una conferenza stampa lungo la “Marosticana” per denunciare la situazione, ma siccome non è accaduto nulla, si è presentato all’inaugurazione della Pedemontana per chiedere conto a Zaia di tanta istituzionale indifferenza. Sperando di incutere timore al governatore, in nome della tradizione storica, ha portato con sé l’ex capogruppo di maggioranza in consiglio comunale, Carlo De Domeneghi, vestito da Ezzelino III da Romano, valoroso, ma spietato condottiero che nel Duecento regnava su una parte del Veneto e che ha dato il nome al paese. Marin ha spiegato a ilfattoquotidiano.it: “Se non fosse stato per la rinuncia che il Comune fece nel 2012, quando ritirò un ricorso al Tar, oggi non saremmo qui e la Pedemontana sarebbe ancora lontana dalla realizzazione. Noi facemmo un passo indietro, ma la Regione non ha rispettato i patti”. Il percorso della superstrada lunga 94 chilometri passa anche sul territorio comunale, ai confini con Riese Pio X, dove c’è uno dei 14 caselli. “Chiediamo alcune opere compensative utili alla sicurezza della comunità, con due rotonde e la sistemazione di un tratto della strada Marosticana. Non vogliono farle, nonostante ci abbia già dato ragione il Tar, sentenza confermata dal Consiglio di Stato”.
Dopo una conferenza dei servizi che alcuni mesi fa ha approvato le linee progettuali dello studio di fattibilità, tutto si è fermato. Alle insistenze del Comune, i tecnici veneziani hanno spiegato che “la prosecuzione dell’iter procedimentale avverrà nelle forme, nei tempi e nei modi reputati congrui delle competenti amministrazioni”. Poi è accaduto che la Regione ha a sua volta impugnato al Tar, visto che la competenza sulle strade è passata alla Provincia. Dopo quello che appare come l’ennesimo tentativo di dilazione, una prima richiesta di incontrare Zaia è andata a vuoto. Il sindaco è stato dirottato sulla vicepresidente veneta, Elisa De Berti, ma si è sentito rispondere: “Sei una persona che non ascolta… ti sei divertito a fare lo show. Comunque i soldi non ci sono”.
Un paradosso, se si pensa che la Pedemontana è l’opera stradale cantierata più importante d’Italia, alla fine costerà 12 miliardi e non si trovano 5 milioni di euro per rispettare l’accordo di programma. “La scusa che non ci sono risorse non può più reggere dopo 10 anni, anche perché abbiamo proposto soluzioni alternative. Non possiamo essere trattati come cittadini di serie B. Un tentativo di far passare un ordine del giorno in consiglio regionale è andato a vuoto, visto che la Lega ha votato contro”, ha concluso Marin prima di riuscire ad avvicinare Zaia. “Presidente, sono venuto per ricordarle…”. Zaia: “Cosa?”. Marin: “L’accordo di programma…”. Zaia: “EEhhh… io non so niente, parla con la De Berti”. Marin: “L’ho fatto…”. Zaia: “Devi chiedere agli uffici”. Poi il governatore si è girato e se n’è andato. Il sindaco, rimasto di sasso, ha avuto appena il fiato di dire: “Vergogna… vergogna… come siamo caduti in basso”. Accanto a lui, Ezzelino III da Romano, ha concluso: “Forse è perché non siamo della Lega”.